La lenta ripresa del mercato dei libri dopo il primo lockdown apre uno spiraglio di speranza per il futuro. Le perdite di fatturato nel settore dei romanzi e dei saggi rispetto al 2019 sono passate dal -11% di fine giugno scorso al -7% registrato a fine ottobre: un dato incoraggiante se si pensa che a metà aprile il calo era del -20%. Purtroppo la nuova chiusura disposta in tutto il Paese rischia di far di nuovo crollare il commercio al dettaglio, che contava molto su tutte quelle persone che, all’uscita dal lavoro o nei fine settimana, si concedevano una visita in libreria e che invece oggi rientrano frettolosamente a casa, contribuendo inevitabilmente a far precipitare le vendite già tremendamente compromesse. Per fortuna non mancano autori coraggiosi che, nonostante tutto, non smettono di pubblicare le loro opere.
Tra i tanti, ci sono l’economista Carlo Cottarelli con “Pachidermi e pappagalli”, che analizza tutte le bufale sull’economia a cui continuiamo a credere, la vice direttore generale dell’istituto Bruno Leoni Serena Sileoni con “Noi e lo Stato, Siamo ancora sudditi?”, lo studioso e fondatore dell’istituto Bruno Leoni Alberto Mingardi con “Contro la tribù, Hayek, la giustizia sociale e i sentieri di montagna”, il consulente finanziario e autore Fabrizio Iacovone con “Il metodo vince l’emotività, sempre” e gli economisti Paolo Guerrieri e Piercarlo Padoan con “l’economia europea tra crisi e rilancio”.
Chicco Testa: «Ci vogliono più investimenti. E sul ruolo di CDP…»

È un titolo – “Elogio della crescita felice” – che visti i tempi difficili che stiamo vivendo non può che essere di buon auspicio, Chicco Testa guarda con speranza al futuro. «Senza crescita, senza benessere economico e senza sviluppo tecnologico, fattori che hanno contraddistinto l’ultima parte della nostra storia, non c’è nemmeno protezione dell’ambiente e non ci sono risorse sia finanziarie che tecnologiche per risolvere i problemi ambientali», spiega. «La strada giusta è quella che l’umanità ha intrapreso da tempo e consiste nella capacità di produrre ricchezza, utilizzando sempre meno l’ambiente, le materie prime e le risorse naturali».
Che cosa vuole trasmettere ai lettori attraverso le pagine del suo libro?
«Un messaggio di fiducia per il futuro. Abbiamo il capitale umano, le risorse intellettuali e finanziarie per andare nella giusta direzione perché abbiamo alle spalle un passato di successo. Purtroppo quando si parla di ambiente spesso vengono diffusi messaggi sbagliati e diseducativi e mi domando quanto possano essere efficaci. Non si può dire alle giovani generazioni che il mondo finirà tra 10 anni perché altrimenti si chiederebbero che senso avrebbe studiare e realizzarsi professionalmente».
Qual è la sua visione dell’economia italiana?
«La nostra economia sta malissimo. Siamo prigionieri di noi stessi, di un sistema sbagliato che abbiamo creato negli ultimi vent’anni con cui abbiamo fatto debito senza crescita. Spesso si accusa la burocrazia che però non è altro che il risultato di un’incredibile quantità di normative che riusciamo a produrre senza alcuna efficacia. Lo Stato può essere paragonato a una famiglia indebitata che invece che investire nell’educazione dei propri figli o nell’acquisto di mezzi per migliorare il proprio lavoro continua a spendere e spandere per andare in vacanza o fare acquisti inutili».
Cassa depositi e prestiti sta entrando in tante realtà private, pensa sia un bene o un male?
«È un ciclo, tra 10 anni ci pentiremo. Cassa depositi e prestiti per statuto dovrebbe tenere un profilo di rischio molto basso perché utilizza il risparmio postale degli italiani. È vero che c’è la garanzia dello Stato, ma questo vuol solo dire che eventuali perdite si trasformeranno in debito pubblico. Sono d’accordo che finanzino le infrastrutture che hanno un ritorno più o meno certo, ma non imprese come Alitalia o altre ad altissimo rischio. Le economie importanti crescono perché hanno imprese che le fanno crescere e per questo motivo non condivido il ruolo taumaturgico che molti attribuiscono allo Stato».
Quali saranno secondo lei i settori in cui sarà bene investire al termine della pandemia?
«Avremo bisogno di investimenti per il miglioramento infrastrutturale del Paese, partendo da strade, ferrovie, aeroporti, piattaforme di smaltimento dei rifiuti, telecomunicazioni con una particolare attenzione al capitale umano e al mondo della scuola per dare una sferzata all’analfabetismo funzionale degli italiani. La nostra uscita dalla pandemia sarà difficile, perché se da un lato ci sono settori al collasso come quello dei trasporti aerei, quello alberghiero, della ristorazione e del turismo in generale, ce ne sono altri come quello farmaceutico, quello dell’elettronica e dell’informatica che invece sono stati addirittura potenziati dall’emergenza sanitaria. In questo momento però la parola dominante è incertezza, un’incertezza che ci paralizza tutti, nessuno è in grado di fare progetti per il futuro».
Guido Maria Brera: «Serve uno statista come Draghi»

C’è poi chi, cavalcando l’onda del successo del suo libro decide di scrivere la sceneggiatura di una fiction, “Diavoli”, che grazie allo strepitoso consenso di pubblico, viene distribuita non soltanto in Italia ma in tutto il mondo.
«Nel mio libro “I Diavoli”, uscito nel 2014, ho voluto raccontare il nuovo potere della finanza, un potere quasi politico che non si è mai cercato ma che gli è stato delegato», racconta l’autore Guido Maria Brera. «Quando ho scritto la fiction ho voluto distaccarmi dal libro, che è decisamente più filosofico, e aggiungere degli elementi che avessero una forte presa, soprattutto sul pubblico giovane. Credo di aver raggiunto il mio obiettivo perché la serie oltre che in Italia è andata molto bene anche in Germania, Svezia, Canada e Brasile e tra un paio di mesi debutterà anche a Londra».
Qual è il segreto per scrivere un libro di successo come il suo?
«Devi avere l’esigenza di scriverlo e voler fare solo quello, concentrandovi tutte le tue energie. L’idea ti viene a cercare e non ti lascia in pace sino a quando non la metti nero su bianco. Quando scrivo vivo per il mio libro che diventa la mia priorità e il mio mondo».
Per il successo della fiction tratta dal suo libro quanto è stata importante la scelta di due grandi attori come Patrick Dempsey e Alessandro Borghi?
«È stata fondamentale. Patrick ha trascorso molto tempo insieme a me per entrare nel personaggio e capire al meglio le parti più concettuali mentre Alessandro, che è un caro amico, ha lavorato molto sulla parte emozionale ed emotiva del suo ruolo. Posso contare su una squadra di lavoro fantastica e stiamo per ultimare la preparazione di “Diavoli 2″».
In “Diavoli” c’è un omaggio a Mario Draghi, quale potrebbe essere secondo lei il “whatever it takes” giusto per il difficile periodo che l’economia sta vivendo a causa della pandemia del Covid-19?
«Nella serie ho voluto fare un omaggio all’uomo, all’unico statista degli ultimi 30 anni in Europa. Non è importante il “whatever it takes” in sé, ma chi lo dice e oggi abbiamo bisogno dello statista giusto che lo dica».
Recentemente è tornato a fa parte della Kairos, la società che aveva creato in passato, nel suo futuro si vede imprenditore o scrittore?
«Sinceramente non l’ho ancora capito. Sono rientrato nell’azionariato della società perché era un qualcosa che ho fatto io e sono convinto che non si debba mai lasciare quello che si è creato. Penso che porterò avanti la mia fantastica società senza rinunciare alla mia passione per la scrittura».

“Pachidermi e Pappagalli”

“Noi e lo stato – Siamo ancora sudditi?”

“Contro la tribù, Hayek, la giustizia sociale e i sentieri di montagna”

“Il metodo vince l’emotività, sempre”

e Pier Carlo Padoan
“L’economia europea”