martedì, 16 Aprile 2024

Lusso: titoli forti, in un anno crescita del 6,1%

Sommario

Resiste sui mercati ai duri colpi della pandemia il settori luxury. Ne è una chiara dimostrazione la recente acquisizione di Tiffany, dopo quella di Bulgari, da parte di Lvmh, ma non solo: perché anche i marchi Kering, Chanel, Van Cleef & Arpels e Cartier sono molto attivi negli affari. E per il futuro l’obiettivo è quello di ampliare la clientela: non più solo ricchi e adulti, ma anche «attrarre e fidelizzare i Millenial e soprattutto la Generazione Z», dice spiega Patrizia Arienti, Fashion&Luxury leader di Deloitte EMEA.

Che cos’è la generational shift, che coinvolge tutto il settore del lusso?

«In questi ultimi anni, anche questo comparto è stato contaminato dalle novità che hanno già toccato il mondo del fashion e i brand di gioielli stanno adottando sempre più pratiche quali la customizzazione, l’online sale e la presenza sui social media, oltre alle collaborazioni con influencer. L’obiettivo è quello di attrarre e fidelizzare i nuovi consumer – come dicevo – ovvero i Millenial e soprattutto la Gen–Z che cerca un miglior rapporto qualità-prezzo, una maggiore personalizzazione e un accesso digitale integrato: è proprio verso questa target audience che i marchi del lusso hanno iniziato a sviluppare strategie accurate».

La gioielleria è la nuova Eldorado delle grandi griffe? 

«Secondo il report Global Powers of Luxury Goods 2020, nel FY19 la categoria gioielleria e orologi si è collocata al terzo posto dopo multiple luxury goods e cosmetici e fragranze in termini di prestazioni finanziarie, registrando una crescita YoY del 6,1%, mentre il net profit margin composito è stato del 10,2%».

Quali sono i mercati trainanti?

«Sempre stando al nostro GPLG 2020, quello della gioielleria, in particolar modo del fine jewelry, è un settore in cui operano soprattutto aziende europee e dell’area Asia-Pacific. La Svizzera è il Paese che vanta il maggior numero di gruppi in classifica, dieci, primo su tutti Richemont. La Cina si colloca al secondo posto con sette aziende e l’India al terzo con quattro aziende. Quindi in termini di mercato, la domanda è trainata in particolar modo dall’area Asia-Pacific, grazie a consumatori cinesi, indiani e giapponesi che sono particolarmente propensi all’acquisto di gioielleria di lusso».