venerdì, 19 Aprile 2024

RIPRESA ECONOMICA, Cottarelli: «Promuovere l’uguaglianza e investire nella formazione»

Sorride al futuro con ottimismo e speranza l’economista Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano e professore presso l’Università Bocconi di Milano. Nella prima parte del suo ultimo libro “All’inferno e ritorno” affronta il tema della rinascita sociale ed economica e pone l’attenzione sull’analisi della nostra società, dove l’ascensore sociale funziona sempre peggio, guidando i lettori verso l’obiettivo della realizzazione concreta dell’articolo 3 della Costituzione italiana, secondo cui è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

«L’inferno a cui mi riferisco nel titolo è quello che tutti noi abbiamo vissuto negli ultimi 12 mesi, a causa della pandemia e che ha coinvolto ogni settore. Anche prima del Covid-19 però c’era un inferno strisciante… che riguarda gli ultimi vent’anni della storia economica del nostro Paese. Sono stati i peggiori, a causa della crescita zero che ha fatto sì che perdessimo terreno nei confronti di tutti gli altri Paesi. Oggi c’è la necessità non di tornare a quel mondo, ma di costruirne uno migliore. Con le nostre azioni non abbiamo la possibilità di influire sul passato ma possiamo farlo sul futuro».

Che cosa sarebbe necessario per agevolare la rinascita economica dell’Italia?

«Sono le scelte politiche a determinare il tipo di società in cui si vuole vivere. Secondo me sono tre i principi fondamentali su cui il nostro Paese dovrebbe basarsi per ripartire. Il primo, che è forse anche il più importante, è l’uguaglianza di possibilità, ovvero dare a tutti una possibilità, indipendentemente dalla condizione di nascita o da quelle in cui ci si può trovare nel corso della vita; il secondo è il criterio del merito perché solo se si parte da punti più o meno uguali si può effettivamente premiare; il terzo riguarda un certo grado di solidarietà perché chi arriva prima in genere è stato più fortunato di chi arriva ultimo. Questi tre principi possono essere messi in pratica in tanti settori, dalla pubblica amministrazione alla sanità».

Saranno sufficienti i fondi europei che arriveranno nel nostro Paese per ripartire?

«Bisogna fare in modo che il lavoratore medio italiano abbia più capitale fisico e intellettuale a disposizione. Per quanto riguarda quello fisico occorrono investimenti pubblici, che creino le giuste condizioni affinché le imprese vengano a stabilirsi in Italia più volentieri. Per far si che ciò sia possibile dovrebbe esserci meno burocrazia e la giustizia dovrebbe funzionare più rapidamente. Se si riuscisse sarebbe bene anche abbassare le tasse ma lo si può fare in deficit.  Per raggiungere questo scopo si dovrebbero trovare delle fonti di finanziamento. A mio avviso una delle maggiori priorità sarebbe quella di investire in modo costante e continuativo nella formazione professionale delle nuove generazioni».

A questo proposito nel suo libro lei rivolge l’attenzione al mondo dei docenti

«Non credo che servano più insegnanti, ma che vadano pagati meglio. Di docenti ne abbiamo tanti però dobbiamo puntare sulla qualità più che sulla quantità. Questo permetterebbe di avere una progressione di carriera che consentirebbe stipendi più alti sulla base dei meriti conseguiti. Sono ottimista perché mi pare ci si stia muovendo nella direzione giusta».

Quale misura dovrebbe avere la precedenza per agevolare la ripartenza?

«Dare sostegni e ristori ai lavoratori perché questi consentiranno all’economia italiana di tornare a crescere. Una rinascita economicamente sostenibile è molto importante per il futuro perché rimanda alla parità di opportunità tra le generazioni attuali e quelle future. È nostro dovere non lasciare un pianeta distrutto a chi verrà dopo di noi».

Che previsioni si sente di fare? «Secondo il fondo monetario se la campagna vaccinale sarà efficace a fine 2021, il PIL sarà tornato ai livelli del pre Covid-19, la priorità è la risoluzione della crisi sanitaria. Sono relativamente ottimista sul fatto che superata la crisi sanitaria l’economia italiana possa rimbalzare e tornare abbastanza rapidamente ai livelli registrati a fine 2019. Non si tratta però soltanto di tornare a quello perché nel frattempo abbiamo accumulato una montagna di debiti. Oggi più che mai è importante ripartire a una velocità di crescita dell’economia italiana, che sia ben superiore a quella che abbiamo avuto nei 10 anni precedenti alla pandemia».

Matteo Vittorio Martinasso