Allianz ha pubblicato ieri il suo primo “Allianz Climate Literacy Survey”, verificando le conoscenze sui cambiamenti climatici e sulle relative politiche della popolazione in Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Il sondaggio d'opinione è stato condotto nella prima decade di ottobre intervistando un campione rappresentativo di circa 1.000 persone in ciascun paese.
Viviamo nell'inconsapevolezza della gravità della crisi climatica
Sebbene il vertice mondiale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in agenda dalla prossima settimana a Glasgow (CoP26) sia al centro dell'attenzione mondiale, l'alfabetizzazione su questi temi sembra essere gravemente bassa nei cinque paesi oggetto dell'indagine, Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti: infatti, solo il 14,2% degli intervistati dimostra di essere veramente alfabetizzato sul clima, cioè di avere un'alta preparazione su questi temi. Mentre i risultati nei quattro paesi europei sono abbastanza simili, gli Stati Uniti emergono come la nazione in cui la percentuale di cittadini con scarsa alfabetizzazione climatica è quasi doppia rispetto agli Europei, raggiungendo il 56,3% (Italia: 29,4%). Solo il 4,9% degli intervistati americani può essere considerato altamente alfabetizzato sul clima, mentre in Italia questa percentuale sale al 14,8%.
Nel complesso, la maggior parte degli intervistati sembra vivere ancora nell'inconsapevolezza climatica, sottovalutando massicciamente l'entità delle misure necessarie e, soprattutto, la velocità con cui devono essere attuate per contrastare i cambiamenti climatici in atto.
Mentre i due terzi di tutti gli intervistati – ma in Italia si arriva al 79,4% – sono consapevoli che un aumento della temperatura di due gradi o più avrebbe conseguenze catastrofiche per il nostro pianeta, soltanto poco più della metà (Italia: 55,6%) è conscio della necessità di ridurre in modo sostanziale le dannose emissioni di gas effetto serra per impedirle. E solo un esiguo 12,2% (Italia: 12,3%) è consapevole dell'enorme urgenza che grava sulle scelte politiche, ovvero gli intervistati consapevoli che l'inazione ci lascia solo altri otto anni prima che il pianeta raggiunga i propri limiti.
«Questo triste stato di alfabetizzazione climatica è piuttosto allarmante», afferma Ludovic Subran, Capo Economista di Allianz. «In questo contesto di analfabetismo climatico, una politica efficace, con le sue inevitabili difficoltà, sembra quasi impossibile. L'attuale crisi del prezzo dell'energia rappresenta un'anticipazione di ciò che seguirà. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi nell'educazione e nella comunicazione sul clima. Perché potremo ricostruire meglio il pianeta solo se saremo più preparati sul tema».
Nessun “effetto Greta“
Sullo sfondo delle recenti proteste per la crisi climatica, che sono state ampiamente sostenute dai giovani in tutto il mondo, Allianz ha anche indagato la distribuzione delle conoscenze per classi di età, domandandosi se i giovani, oltre ad essere paladini del clima, siano anche meglio informati. Sembra non essere questo il caso. Le conoscenze sul clima aumentano infatti con l'età: la percentuale di intervistati con un alto livello di alfabetizzazione climatica è più elevata tra i Boomers con il 16,3%; la Gen-Z raggiunge solo l'11,5% . Il paradigma “più vecchio, più saggio” sembra applicarsi anche all'alfabetizzazione climatica.
Il sondaggio di Allianz dissipa anche un altro pregiudizio sui comportamenti verdi delle diverse generazioni: sono principalmente gli intervistati adulti a combattere attivamente il cambiamento climatico, impegnandosi a ridurre la propria impronta di CO2 nella vita di tutti i giorni . La Gen-Z è la generazione del campione che ha mostrato la più alta percentuale (8,2%) di inattività climatica. Allo stesso tempo, la quota di intervistati della generazione Boomers che si classifica come “molto attiva” è quasi doppia della corrispondente percentuale di Gen-Z: 31,8% contro 16,4%. L'attivismo climatico sembra essere molto più diversificato per età di quanto si pensi.
L'alfabetizzazione climatica è importante
L'indagine di Allianz mostra che la probabilità di impegnarsi attivamente per ridurre l'impronta di CO2 aumenta in maniera sostanziale con l'alfabetizzazione climatica. La probabilità di non fare nulla scende quasi a zero se gli intervistati hanno dimostrato almeno un'alfabetizzazione climatica media. Al contrario, tra gli intervistati con bassa alfabetizzazione, il 13,4% non mette in atto attivamente comportamenti verdi. Gli intervistati con un'elevata alfabetizzazione climatica, invece, hanno più del triplo di probabilità di collocarsi nel gruppo dei “molto attivi”: la quota è del 44,3%, contro il 12,6% degli intervistati con basse conoscenze.
La popolazione intervistata per il sondaggio di Allianz sull'alfabetizzazione climatica nei cinque Paesi oggetto dell'indagine mostra un atteggiamento verso la proposta di tassazione sulle emissioni di CO2 influenzato proprio dalle conoscenze su questi temi. Tra gli intervistati con un'elevata alfabetizzazione climatica, la percentuale di coloro che vedono una tale tassa come un mezzo essenziale per la protezione del clima raggiunge il 64,2%, rispetto al 26,8% tra quelli con bassa alfabetizzazione climatica. «Questi risultati dimostrano che l'alfabetizzazione climatica ha conseguenze tangibili», osserva Arne Holzhausen, co-autore del rapporto. «Promuoverla crea speranza per un mondo in cui i cittadini comprendano i problemi che stiamo affrontando e siano attivamente coinvolti nel rimodellare il futuro delle nostre società ed economie. In definitiva, ciò per cui ci impegneremmo con l'alfabetizzazione climatica è creare un cambiamento comportamentale. Perché la politica climatica non è solo un problema tecnologico, ma inizia da ciascuno di noi».