Stop all’importazione in Europa del carbone russo. Nel nuovo pacchetto di sanzioni approvato dai Paesi dall’Unione c’è la prima mossa contro il settore dell’energia moscovita dall’inizio della guerra in Ucraina.
Il conflitto minaccia di assestare un duro colpo all’economia italiana, esposta com’è all’amministrazione dell’Orso. Per capirlo basta dare un’occhiata ai valori dell’interscambio commerciale Italia-Russia nel 2021. Questo elenco restituisce l’immagine di due economie fortemente complementari: quella italiana, a forte vocazione manifatturiera ma povera di materie prime e quella russa, esattamente speculare.
Dal punto di vista strettamente bancario, in Russia sono presenti Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mediobanca, con le prime due a fare da ammiraglie. A fine 2021 l’esposizione bancaria italiana verso Mosca ammontava a 25,3 miliardi di dollari. Nel complesso, l’esposizione verso la Russia per Unicredit vale circa il 4% degli impieghi dell’istituto. Se la passa meglio Intesa San Paolo, con “solo” l’,1% degli impieghi del gruppo.
Il capitolo energetico rischia di strozzare tutti i settori, perché i beni consumati richiedono energia per essere prodotti, distribuiti e poi smaltiti. Si era scelto il gas come combustibile di transizione dai fossili alle rinnovabili, puntando sulla Russia come fornitore di punta per prossimità energetica e garanzia di economicità.

Lo Stivale importa il 77% dell’energia che consuma; metà di questa è gas, di cui 40% proviene dalla Russia.
Se l’economia globale rischia di connotarsi come un abbaglio statistico – prescindendo dalla fragile economia russa che vale solo l’1,5% di quella mondiale – condizionata com’è da costrizioni geografiche, disponibilità di materie prime e strategie geoeconomiche, è proprio ora che occorre allargare lo sguardo oltre i confini nostrani. Di fatto, sulle nostre decisioni inciderà molto quello che capiterà attorno a noi.

In generale, i rapporti Ue-Russia sono limitati. Ma si tratta di un’approssimazione. L’area baltica conserva forti legami economici con la Russia, così come i Paesi dell’Europa centro-orientale. Uniche eccezioni nel panorama euro-occidentale sono Germania e, appunto, Italia.
Si dimostrano più distribuiti i contraccolpi del settore alimentare, dato che l’Europa tutta dipende largamente da Russia e Bielorussia per sementi, fertilizzanti, latte, frumento e cereali.
Questa settorializzazione rivela quel processo di regionalizzazione che ancora sottendono le più ampie logiche della globalizzazione.
Tuttavia, se nella prima fase dell’emergenza i Paesi dell’Ue si sono mossi in maniera più o meno autonoma nell’infliggere sanzioni la superpotenza fragile, l’iniziativa del carbone rappresenta una prima vera deterrenza di portata comunitaria. ©
Arianna Francesca Brasca
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