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sabato, 3 Giugno 2023

New economy: qual è la valuta su cui investire?

DiArianna Francesca Brasca

11 Maggio 2022

Meno capitali di rischio. La fiducia si conferma valuta principale della new economy. Dal Governo alle aziende, dalle banche ai media, la fede nelle istituzioni non sembra essere mai stata così bassa. Eppure Rachel Botsman, trust expert e author lecturer della Oxford University, avverte su come stia emergendo un nuovo ordine mondiale ed economico: abbiamo perso la fiducia nelle istituzioni, forse, ma milioni di persone aprono le loro case a perfetti sconosciuti con i servizi di affitto online, scambiano valute digitali sul web e si affidano a robot per svolgere molti compiti quotidiani. 

La fiducia non è più di natura locale o gerarchica ma, grazie alla tecnologia, è diventata distribuita. Il che rappresenta al contempo un pericolo e una straordinaria opportunità. Per questo il capitale umano è al centro dello sviluppo del risparmio gestito post conflitto e post pandemia. Una risorsa fondamentale per affrontare le sfide con cui l’industria dovrà fare i conti in questa particolare congiuntura storica.

I dati del primo trimestre 2022, «mostrano che la liquidità parcheggiata nei conti dalle famiglie e dalle imprese sta diminuendo in tutta Europa e anche in Italia», dice il Presidente di Assogestioni Carlo Trabattoni. «Direttrici per la crescita dovranno essere sostenibilità, innovazione e un approccio centrato sul cliente». 

Per prepararsi ai contraccolpi delle pressioni inflattive, la direttiva è trasformare sempre di più il risparmio in investimenti produttivi, nota distintiva di un’economia moderna e prospera. «Attraverso adeguati veicoli e incentivi dovremo consentire all’ingente quota di risparmio immobilizzata come liquidità – con gli oltre 1.600 miliardi di euro di depositi bancari a fine 2021 – di essere un investimento produttivo a supporto della trasformazione infrastrutturale, digitale e verde».

E per strutturare bacini di fiducia in grado di capitalizzare gli interessi già accumulati si punta sull’educazione finanziaria e sull’alleggerimento fiscale, per allentarne la complessità e introdurre nuovi incentivi per il risparmio a lungo termine. Anche tenendo conto della futura nuova generazione di investitori. I millenials, infatti, dimostrano di voler usare il proprio capitale in attività socialmente responsabili per le loro imprese. 

ESG: conviene davvero investire?

Anche quella del trust è un’economia circolare: con la crescente sensibilità di istituzioni, aziende e cittadini verso i temi legati alla sostenibilità, negli ultimi anni si è assistito a un vero e proprio boom degli investimenti ESG, che puntano su aziende ritenute socialmente responsabili, che rispettano l’ambiente e la società. È ormai diffusa, infatti, la consapevolezza della necessità di un nuovo modello di sviluppo più inclusivo.

Le aziende che hanno alti punteggi nei parametri ESG sono quelle che possono aspettarsi di mostrare un andamento finanziario migliore nel tempo. In particolare, la ricerca “ESG and Financial Performance”pubblicata nel 2021 e frutto di una collaborazione tra il Rockefeller Asset Management, Casey Clark e il NYU Stern Center for Sustainable Business, esamina la relazione tra ESG e performance finanziarie tra il 2015 e il 2020. Il risultato è una correlazione nella maggior parte dei casi positiva, dal momento che i fondi ESG possono contare su portafogli eterogenei al loro interno e tra loro, elemento che garantisce la stabilità del sistema in caso di evento sistemico. Ma c’è già chi teme che questi investimenti, dopo il boom degli ultimi tempi, possano costituire una bolla e mettere in seria discussione portafogli di milioni di risparmiatori.

Riusciranno a reggere per supportare l’Agenda 2030 e gli SDGs delle Nazioni Unite, che hanno l’obiettivo di fronteggiare le sfide più urgenti per il pianeta (fame nel mondo, accesso all’istruzione, zero povertà, salute e benessere, parità di genere)?

Arianna Francesca Brasca

LinkedIn: @AriannaFrancescaBrasca

Photo by Sharon McCutcheon on Unsplash

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