L’Africa è ostaggio di Mosca. Con il blocco delle esportazioni di grano dell’Ucraina e la carenza di fertilizzanti, milioni di persone sono a rischio d’indigenza. Nonostante questa minaccia, la Russia continua a esercitare in Africa un peso in grado di spostare l’ago della bilancia internazionale.
I Paesi africani si sono divisi nel calibrare una risposta alla guerra di Mosca in Ucraina: in 25 si sono astenuti nel voto di condanna delle Nazioni Unite, ma il presidente dell’African Union – area di libero scambio comprendente tutti gli Stati africani, con sede ad Addis Abeba, in Etiopia – Macky Sall sostiene che «l’Africa si mantiene impegnata a rispettare le regole del diritto internazionale, la risoluzione pacifica dei conflitti e la libertà di commercio, con una necessità urgente di ripristinare la stabilità globale».
In Africa la Russia offre assistenza finanziaria senza condizioni
Un caso esemplare della relazione multiforme che la Russia stabilisce nel continente africano è la presenza in Algeria: un partenariato basato su forti legami con le élite algerine che arriva sino a oggi. Con una visita nel Paese nordafricano, Vladimir Putin si propone nel 2006 di cancellare il debito di 4,7 miliardi di dollari che Algeri detiene con Mosca, segnando il suggello di importanti accordi, come quello tra Gazprom e Sonatrach sul gas.
Con il ritorno di Putin alla presidenza, nel 2012, la Russia dà nuovo vigore alle sue relazioni con l’Africa: il Cremlino vuole qui la competizione per il podio multipolare.
Nel marzo 2016, il re del Marocco Mohammed VI si reca a Mosca per un incontro che chiede lo sviluppo di una cooperazione economica tra i due Paesi, col volume degli scambi bilaterali tra i due che cresce fino a raggiungere, nel 2018, il valore di 1,47 miliardi di dollari.
Il Sudafrica ha, da parte sua, legami storici con la Russia, con due grandi gruppi metallurgici e minerari, Evraz e Renova, che possiedono la società Highveld Steel and Vanadium, rilevando il 49% del manganese nella joint venture United Manganese of Kalahari.
Con la Libia, la Russia raggiunge un accordo sulla partecipazione delle Ferrovie russe alla costruzione di una linea tra Sirte e Bengasi. In Guinea si impianta l’azienda russa Rusal, primo produttore mondiale di alluminio. Per completare la lista dell’espansione commerciale russa in Africa, Armz, una filiale di Rosatom, la compagnia nucleare pubblica, acquista nel 2010 un giacimento di uranio in Tanzania.
La presenza riguarda anche il comparto delle armi, con Mosca che è diventata principale fornitore di armamenti del continente africano e detiene la metà del mercato, più del doppio di Cina e Stati Uniti. L’Algeria è in cima alla lista dei maggiori acquirenti: in cambio della cancellazione del debito, Algeri ha firmato contratti per più di 6,3 miliardi di dollari.
L’altro grande cliente degli armamenti russi è l’Egitto. Inoltre, Mosca è partner della Nigeria nella lotta contro il gruppo jihadista Boko Haram, impegnata nell’addestramento dei militari nigeriani.
L’intelligence al centro della politica di Mosca nel continente africano
Il tema della sicurezza è oggi infatti preponderante nella politica russa in Africa. I più recenti accordi a riguardo sono quelli con il Mali, il Congo e il Madagascar. Questi accordi prevedono generalmente l’addestramento di ufficiali a Mosca, la consegna di nuove attrezzature militari o la manutenzione di quelle già in dotazione, esercitazioni militari congiunte, la lotta contro il terrorismo e la pirateria marittima.
Se c’è un aspetto particolare di cooperazione, è proprio quello che riguarda l’intelligence. Si deve osservare che dal 2014, ossia dall’inizio della crisi nelle relazioni tra Mosca e l’Occidente, la Russia rafforza la sua presenza in Africa, schierando compagnie militari private e instaurando o ripristinando la cooperazione con i servizi segreti locali. Il gruppo Wagner è la più nota compagnia militare privata del Cremlino: la sua presenza è stata accertata in Libia, Mali, Sudan, Mozambico e Repubblica Centrafricana.
Nonostante il principale partner commerciale dell’Africa sia la Cina, il Cremlino offre dunque una visione alternativa, sotto forma di esportazioni di beni e servizi.
Durante il summit “Russia-Africa” a Soci del 2019, Putin promette la remissione del debito e una vendita massiccia di materie prime. Da quel momento, si stipulano accordi commerciali con una ventina di Paesi africani e Rosatom investe circa 25 miliardi di dollari per la costruzione della prima centrale nucleare in Egitto, con obiettivi d’investimento anche in Zambia, Sudan, Ruanda ed Etiopia. Grandi aspettative sono riposte nel summit previsto nel novembre del 2022 a San Pietroburgo per consolidare i legami tra la Russia e l’Unione Africana sotto forma di scambi di merci (materiali ferroviari, fertilizzanti, alluminio e alta tecnologia) verso l’Africa. Putin vuole dare al suo Paese l’importante ruolo di contraltare dell’influenza prevalente dell’Occidente e della Cina sull’Africa e di attore stabilizzatore per aiutare il continente ad affrontare sfide quali fame, epidemie, avanzata del terrorismo e conflitti.
La cooperazione con l’Unione Africana alla prova della guerra in Ucraina
Queste relazioni saranno messe a dura prova a causa dell’attuale conflitto tra la Russia e l’Ucraina. La guerra rischia infatti di avere serie conseguenze nelle relazioni che Mosca ha costruito con molti Paesi africani negli ultimi anni. Il Sudafrica, uno dei suoi maggiori partner commerciali, condanna duramente l’invasione in corso, esortando il Cremlino a ritirare immediatamente le sue forze dall’Ucraina in linea con la Carta delle Nazioni Unite. Come molti Paesi africani, il Sudafrica dipende infatti da gas e petrolio russi e un aumento vertiginoso dei prezzi avrà conseguenze nefaste per l’economia dello Stato. Questa netta presa di posizione potrebbe essere un duro colpo per Putin perché il Paese ha investimenti in Russia per quasi 80 miliardi di rand sudafricani (5 miliardi di dollari), mentre gli investimenti russi in Sud Africa ammontano a circa 23 miliardi di rand.
Anche il Kenya, potenza economica dell’Africa orientale, parla di violazione dell’integrità territoriale e della sovranità dell’Ucraina. Finora nessun Paese africano ha appoggiato i piani della Russia, nemmeno il Mali, dove la Wagner sostiene il governo militare nel combattere le insurrezioni.
La guerra in Ucraina non è dunque così lontana dal cuore del continente nero: il pericolo più grande che l’Africa dovrà affrontare è l’aumento dei prezzi del pane e delle materie prime. La Russia e l’Ucraina forniscono ben il 30% del grano alla Regione, con i rincari che rischiano di avere effetti drastici per la stabilità dei Governi. Non dimentichiamo come questo sia stato proprio uno dei fattori che 10 anni fa ha innescato i disordini culminati con le Primavere Arabe nei Paesi del Maghreb, Egitto, Tunisia, Marocco, Libia e Algeria.©
Arianna Francesca Brasca
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