giovedì, 25 Aprile 2024

Mario Nava, DG REFORM: «L’Italia è uno degli Stati UE che riceve il supporto maggiore, con 60 progetti. Sul digitale è indietro, ma sta investendo oltre il 20% del PNRR»

DiAntonia Ronchei

1 Dicembre 2021
 

Presentato dall’Italia da poche settimane un nuovo pacchetto di richieste di assistenza tecnica, nell’ambito del bando per il 2022, a tracciare una panoramica delle riforme che la Commissione europea sostiene per il nostro Paese è Mario Nava, Direttore Generale di DG REFORM della Commissione Europea.

«Nei prossimi mesi quelle selezionate saranno trasformate in progetti di riforma concreti, che potranno iniziare le loro attività entro l’estate del 2022. L’Italia è uno degli Stati membri che riceve il supporto maggiore, con ben 60 progetti. Nel 2021 sono stati selezionati 12 nuovi progetti di riforma a beneficio dell’Italia, tutti connessi all’attuazione del PNRR. Il nostro sostegno va dalla lotta contro l’evasione fiscale, alla gestione del cambiamento da parte dei dirigenti pubblici».

Un esempio?

«Stiamo seguendo un progetto volto a rendere più efficiente il sistema contabile per le amministrazioni pubbliche. Stiamo, inoltre, accompagnando l’Italia nella valutazione degli investimenti volti a conseguire gli obiettivi climatici per il 2050 e ad agevolare gli investimenti pubblici e privati in questa direzione. Un altro progetto mira a rafforzare la capacità istituzionale e operativa di fornire servizi di integrazione ai rifugiati. Inoltre, aiutiamo l’Italia a valutare l’impatto ambientale delle riforme e delle politiche fiscali».

Qual è la situazione attuale dell’e-government e dei servizi digitali in Europa e in Italia? Quali settori devono essere migliorati?

«Nonostante la governance stia migliorando in tutta l’UE, sono ancora necessari notevoli sforzi per garantire che tutti i cittadini abbiano accesso ai servizi pubblici digitali, indipendentemente dal luogo di residenza, dall’età o dall’estrazione sociale. La domanda e l’offerta di servizi digitali con la pubblica amministrazione sono in aumento, passando dal 58 % degli utenti che hanno avuto un’interazione digitale nel 2015 al 64 % nel 2020. Abbiamo visto che la disponibilità di servizi pubblici nell’UE è cresciuta costantemente nell’ultimo decennio ed è stata accelerata dalla pandemia, durante la quale l’interazione digitale è spesso diventata l’unico modo per interagire con l’amministrazione. La Commissione europea ha proposto, attraverso la sua strategia per la trasformazione digitale, il “Digital Compass”, che i principali servizi pubblici per i cittadini e le imprese siano pienamente accessibili online entro il 2030.  Alcuni Stati membri sono già vicini a tale obiettivo, ma i progressi restano disomogenei sia tra gli Stati membri sia al loro interno. L’Italia ha compiuto sforzi molto importanti, ma è ancora leggermente al di sotto della media europea per quanto riguarda la fornitura di servizi online. Osserviamo, però, che nel PNRR l’Italia ha dedicato al digitale una quota di investimenti superiore al minimo del 20% indicato nelle linee guida della Commissione europea. La Commissione europea continuerà a sostenere gli Stati membri in questo sforzo. Ad esempio, in Italia la Commissione europea ha sostenuto il Ministero dell’Economia e delle Finanze nella digitalizzazione dei suoi servizi, in particolare nel settore dei pagamenti e delle risorse umane». 

In che modo supportate gli Stati membri a definire e ad attuare le riforme? Come opera lo Strumento di Sostegno Tecnico? 

«La DG REFORM della Commissione europea fornisce assistenza tecnica attraverso lo Strumento di Sostegno Tecnico (STI) sotto forma di consulenza agli Stati membri per la progettazione e l’attuazione delle riforme. Con questo strumento, la Commissione non apporta finanziamenti diretti agli Stati membri, ma può essere estremamente utile per sostenere l’attuazione degli investimenti e delle riforme promossi dai fondi di coesione e da Next Generation EU. Ogni Stato membro dell’Unione Europea presenta ogni anno alcune richieste di supporto tecnico alla Commissione. Tra queste richieste selezioniamo quelle che verranno portate avanti, in basi a criteri di rilevanza, urgenza e impatto atteso. Mediamente, per ogni tre richieste presentate, una viene selezionata. Per ognuna delle richieste selezionate, la DG REFORM prepara insieme al Paese un progetto specifico per offrire il tipo di supporto richiesto. I nostri progetti vanno dalla consulenza nella redazione di atti legali, all’analisi dettagliata di particolari settori, al supporto nel tracciare strategie e piani di azioni, fino all’affiancamento nella loro attuazione. Tutto questo, ripeto, sempre in risposta a specifiche richieste che ci vengono fatte».

Oltre all’Italia, quali altri Paesi hanno chiesto il vostro aiuto? Ci sono delle riforme “ricorrenti” che i Paesi faticano a fare da soli e nel caso quali e perché?

«Dal 2017, la DG REFORM ha sostenuto e continua a sostenere più di 1.000 progetti in tutti e 27 Stati membri dell’UE. Tutte le riforme possono essere impegnative, poiché richiedono il sostegno delle autorità pubbliche che desiderano attuarle. È anche importante che le autorità e le parti interessate debbano essere coordinate e sostenere la progettazione e l’attuazione della riforma. Per fare un esempio significativo, abbiamo sostenuto il governo cipriota nell’attuazione della più grande riforma della giustizia degli ultimi 60 anni, che verrà presentata ufficialmente dalla Commissaria per la Coesione e le Riforme, Elisa Ferreira, i primi di dicembre». 

C’è un limite ai progetti che potete seguire e quali sono le aree in cui avete ricevuto il maggior numero di richieste di supporto? «Il TSI è un programma competitivo, per questo è importante che i progetti per cui viene richiesta la nostra assistenza siano di elevata qualità e abbiano il pieno supporto dell’amministrazione. La DG REFORM offre assistenza per una vasta gamma di settori ed è pronta ad assistere il Paese nell’attuazione delle sue più importanti riforme legate al PNRR, come la transizione verde e digitale. I nostri progetti si focalizzano su diversi settori chiave come l’educazione, la pubblica amministrazione, la salute e il settore finanziario. Nel suo recente discorso sullo Stato dell’Unione, la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha proposto un “Path to the Digital Decade”, un piano concreto per realizzare la trasformazione digitale della nostra società e della nostra economia entro il 2030. Tale piano mira anche a identificare e attuare progetti digitali su larga scala che coinvolgano gli Stati membri. La pandemia ha evidenziato il ruolo centrale che la tecnologia digitale svolge nella costruzione di un futuro sostenibile e prospero. Inoltre, il nostro supporto si concentra sulla transizione green, per aiutare gli Stati membri a raggiungere gli obiettivi climatici individuati dall’Ue e il taglio delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030. Come è noto, l’Unione europea è leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico e per questo si è posta obiettivi molto ambiziosi. Recentemente abbiamo presentato i nostri progetti alla Conferenza COP26 di Glasgow, nell’ambito delle iniziative dell’Unione europea e continueremo a lavorare in questa direzione». ©

Antonia Ronchei

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Direttore de il Bollettino dal 2020, giornalista dal 1998. Dopo esperienze nel campo musicale e culturale, mi sono occupata di attualità, politica ed economia in radio, tv e carta stampata. Oggi dirigo un giornale storico, del quale ho fatto un completo restyling e che vede coinvolta una redazione dinamica e capace: ho la stessa passione del primo giorno, ma con un po’ di esperienza in più.