giovedì, 1 Maggio 2025

Il punto sui Mercati

DiIlaria Mariotti

1 Maggio 2025
Sommario

ll vortice di annunci tariffari sembrerebbe essersi placato, consentendo agli operatori finanziari di concentrarsi sull’impatto delle nuove politiche commerciali sui dati economici.

A parte un’impennata dei beni industriali importati negli Stati Uniti per anticipare i nuovi dazi, gli effetti dei cambiamenti della politica commerciale si sono finora manifestati soprattutto nei dati di sentiment, con i consumatori che hanno segnalato aspettative più basse per la crescita economica e più alte per l’inflazione nel breve termine.

I dati reali

Tuttavia, i dati reali non hanno ancora rilevato tali effetti. A marzo le vendite al dettaglio sono aumentate di un solido 1,4%. È vero, c’è stata qualche prova del fatto che le famiglie stanno cercando di anticipare i nuovi dazi sulle importazioni. Le vendite di auto e di materiali edili sono entrambe aumentate a marzo, suggerendo che i consumatori potrebbero essersi affrettati a completare gli acquisti in vista dell’aumento dei prezzi. Ciò detto, la maggior parte dei principali segmenti del commercio al dettaglio ha registrato una crescita positiva a marzo, il che suggerisce che l’aumento complessivo della spesa non è stato solo una fuga in avanti dai dazi.

Gli USA

Le forti oscillazioni dei Mercati azionari statunitensi si sono verificate in aprile, quindi uno shock negativo sulla ricchezza potrebbe indurre un ritmo più debole delle vendite nei mesi successivi. L’indice P/E forward a 12 mesi sul S&P 500 è attualmente stimato intorno a quota 19, un livello ancora poco sopra alla media di 18.3 del P/E ratio degli ultimi 10 anni, se dovesse stabilizzarsi su questi livelli si potrebbe anche ipotizzare che il peggio potrebbe essere passato per il mercato azionario. Anche perché in termini di crescita del PIL reale del primo trimestre, il solido aumento delle vendite al dettaglio implica un ritmo di crescita ancora decente per le spese per consumi personali, che dovrebbe contribuire a mantenere la crescita del PIL reale in positivo.

Alla Fed il Presidente Powell ha recentemente tenuto a ribadire che sarà sempre concentrata esclusivamente sui due obiettivi assegnati dal Congresso: massima occupazione e prezzi stabili. «Nonostante l’aumento dell’incertezza e dei rischi negativi, l’economia statunitense è ancora in una posizione solida. Il mercato del lavoro è al massimo dell’occupazione o quasi. L’inflazione è scesa molto, ma è leggermente superiore al nostro obiettivo del 2%. Le previsioni esterne per l’intero anno si stanno abbassando e, per la maggior parte, indicano un continuo rallentamento ma una crescita ancora positiva». In sostanza dunque la Fed conferma che non è intenzionata ad assecondare indicazioni dall’esterno di contromosse tempestive, gli investitori devono a maggior ragione avere la disciplina necessaria per sopportare ancora possibili movimenti violenti di prezzo, esacerbati dall’interazione tra i mercati globali di azioni, obbligazioni e materie prime.

La BCE

La Banca centrale europea dal canto suo ha abbassato il tasso di deposito di 25 punti base, portandolo al 2,25%, rispettando così le aspettative e portando a 175 punti base l’allentamento cumulativo finora realizzato durante l’attuale ciclo di allentamento. La BCE ha dichiarato che «le prospettive di crescita si sono deteriorate a causa delle crescenti tensioni commerciali. L’aumento dell’incertezza rischia di ridurre la fiducia delle famiglie e delle imprese e la reazione avversa e volatile dei mercati alle tensioni commerciali potrebbe avere un impatto restrittivo sulle condizioni di finanziamento.

Questi fattori potrebbero pesare ulteriormente sulle prospettive economiche dell’area dell’euro». Inoltre, la BCE ha rilevato un rallentamento dell’inflazione headline e core a marzo e ha affermato che l’inflazione dei servizi si è notevolmente attenuata negli ultimi mesi. Per il resto, le indicazioni della BCE sono rimaste invariate. Poiché l’annuncio è stato nel complesso leggermente dovish e le indicazioni della BCE sono rimaste invariate, è diffusa una certa convinzione che il prossimo taglio di 25 punti base del tasso di policy, al 2,00%, avverrà in occasione della riunione di politica monetaria di giugno.

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📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 1° maggio de il Bollettino. Abbonati!      

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.