Bitcoin: un asset che, in quindici anni, è passato da esperimento open source a oggetto di investimento globale.
🍕Come? Nel 2010 sono stati sufficienti 10.000 Bitcoin (40 euro circa) per acquistare due pizze. Oggi, quello stesso importo supera i 930 milioni di euro. Con una quotazione che nel 2025 oscilla sopra i 93.000 euro a BTC, il Bitcoin si è imposto come protagonista dell’economia digitale. Non più soltanto una moneta alternativa, ma uno strumento con cui imprese, fondi e governi devono fare i conti.
Negli ultimi anni, è entrato nei bilanci di aziende come Tesla e MicroStrategy, ha attirato l’interesse di fondi pensione e gestori patrimoniali, ed è oggetto di studio da parte di Banche centrali e autorità di regolazione.
🏦Colossi finanziari come JPMorgan, Goldman Sachs e BlackRock hanno avviato piattaforme dedicate agli investimenti in asset digitali, con prodotti strutturati, fondi Crypto e, più di recente, ETF spot su Bitcoin approvati in diversi Paesi.
⚖️Tuttavia, non mancano posizioni di cautela: Bankitalia, pur riconoscendo l’interesse crescente verso le criptovalute, continua a sottolineare l’elevata volatilità del settore e la necessità di una regolamentazione chiara, escludendo al momento ogni apertura a impieghi ufficiali del Bitcoin nel sistema bancario italiano.
La sua volatilità resta elevata, ma il suo impatto sistemico è ormai evidente.
🔍 Il Mercato delle criptovalute continua a muovere capitali ingenti e la presenza del Bitcoin nei portafogli istituzionali suggerisce una crescente legittimazione. Ma permangono interrogativi aperti: può davvero fungere da riserva di valore? Qual è il suo ruolo nei periodi di instabilità macroeconomica? E quale sarà la risposta normativa dei singoli Stati e delle autorità sovranazionali?
A quindici anni di distanza dal primo utilizzo pratico, il Bitcoin resta un asset difficile da inquadrare, ma impossibile da ignorare. ©
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