Il decreto PA è legge. E per la Pubblica Amministrazione potrebbe essere l’inizio di un nuovo corso. Con l’approvazione della norma in Senato si rende operativo un tassello del PNRR che punta a migliorare la macchina amministrativa. Il decreto legge 25 del 2025 ridisegna in particolare le regole del funzionamento dei concorsi pubblici, intervenendo sui principali nodi che rallentano il reclutamento di personale. Ma anche su altre questioni annesse, tra cui salari e stabilizzazioni.
Ecco i quattro punti da sapere.
1. Gli aumenti in busta paga
Cambiano le regole per il salario accessorio, quello che si somma alla base tabellare. Lo stanziamento è di 1,8 miliardi di euro, e lo scopo quello di ridurre il divario retributivo tra le varie amministrazioni centrali e locali. Per queste ultime si prevede infatti la possibilità di aumentare le buste paga fino al 48% della spesa 2023 per il personale non dirigente. Ma la condizione è che l’ente abbia i conti in ordine e quindi l’equilibrio di bilancio. A partire da giugno i dipendenti pubblici potrebbero così ritrovarsi una paga più alta anche di 300 euro. A cui andrebbero a sommarsi gli scatti dei rinnovi dei contratti triennali.
2. I concorsi
Addio infine ai concorsi lumaca. Non spetterà più alle singole amministrazioni bandirli ma tutto passerà nelle mani del Dipartimento della funzione pubblica, che ricade sotto il ministero per la Pubblica Amministrazione. E i passaggi burocratici avverranno tramite la piattaforma INPA. L’intento ancora una volta la riduzione delle tempistiche, ma anche la garanzia di condizioni analoghe per tutto il territorio nazionale.
3. Le graduatorie
È confermata la regola per cui le amministrazioni possono scorrere le graduatorie nei limiti del 20% degli idonei. Ma si farà eccezione per le graduatorie approvate nel 2024 e nel 2025, per cui non ci sarà tetto numerico. Una scelta finalizzata a velocizzare le assunzioni promosse dal PNRR: sono oltre 180.000 gli idonei in attesa di chiamata, secondo i dati del Formez PA. La validità delle graduatorie sarà poi estesa a tre anni
4. Il contrasto al precariato
Le pubbliche amministrazioni saranno anche obbligate ad assorbire almeno il 15% del personale in comando da oltre 12 mesi, entro il limite delle proprie facoltà di assunzioni. A partire dal 31 dicembre 2025, i contratti non trasformati in assunzione cesseranno automaticamente, senza proroghe, e non potranno essere riattivati per almeno 18 mesi. Un vincolo accompagnato da una sanzione per chi non rispetta l’obbligo: la riduzione proporzionale delle assunzioni nei due anni successivi.
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