Ecco cosa dicono i programmi dei partiti sul lavoro in vista del referendum di domenica 8 e lunedì 9.
Si deve decidere se:
- Abolire parzialmente il Jobs Act e ripristinare il reintegro del lavoratore per licenziamento illegittimo
- Eliminare il tetto all’indennità per licenziamenti illegittimi nelle aziende con meno di 15 dipendenti
- Reintrodurre le causali per i contratti di 12 mesi, anche queste abolite dal Jobs Act
- Reintrodurre la responsabilità solidale negli appalti in caso di infortunio sul lavoro
Il quinto quesito riguarda invece la riduzione delle tempistiche da 10 a 5 anni per la richiesta di cittadinanza da parte di stranieri residenti.
ASTENSIONE Fratelli d’Italia e Lega
La coalizione di centro destra consiglia ai propri elettori l’astensione. Obiettivo, il mancato raggiungimento del quorum (e quindi l’invalidità del referendum). Fratelli d’Italia si concentra sulla creazione di nuovi posti di lavoro puntando sul sostegno all’imprenditorialità. Con particolare riguardo per le PMI e le imprese di vicinato in modo da «valorizzare le tradizioni». La Lega riserva invece particolare attenzione alla normativa europea. Alla quale chiede riforme per una armonizzazione fiscale allo scopo di evitare la concorrenza sleale a vantaggio delle sole multinazionali.
Sì Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle
PD e M5S si posizionano invece per il sì ai quesiti referendari. La proposta del principale partito di opposizione, il PD, punta tutto sull’adeguamento dei salari all’inflazione. Quindi salario minimo a 9 euro lordi all’ora, sotto il quale «si è poveri pur lavorando». Per il Movimento Cinque Stelle, le proposte sono allineate al PD in fatto di salario minimo. Cavalli battaglia sono anche la settimana corta, quindi 32 ore di lavoro a settimana, invece di 40, a parità di retribuzione. Altro punto del programma il congedo di tre giorni, sovvenzionato dallo Stato, per chi soffre di dismenorrea, ovvero sofferenza causata dalle mestruazioni.
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