Dati incoraggianti per Italian Wine Brands, il più grande gruppo vinicolo privato italiano, con sede a Milano, che dispone di cinque cantine di proprietà e nove linee di imbottigliamento. Il marchio è stato apripista nella quotazione alla Borsa di Milano, arrivata per la cantina dieci anni fa. Da allora, il valore del titolo è cresciuto di oltre il 120%, passando da 10 euro per azione ai circa 22 euro attuali, mentre la capitalizzazione di Mercato è aumentata da 60 milioni a oltre 200 milioni di euro.
I risultati
I risultati economici del 2024 confermano il trend positivo: il fatturato è di 401,9 milioni di euro, anche se in calo del 6,3% rispetto al 2023. Un declino che riflette la performance a sei mesi del titolo, che risulta a sua volta in discesa del 6%. L’EBITDA ha però raggiunto i 50,4 milioni, in salita del 13,7%. Un vero e proprio record è invece quello dell’utile netto: 22,6 milioni, in crescita del 37,4%. Nel frattempo, scende anche l’indebitamento netto a 89,32 milioni di euro, rispetto ai 115,93 milioni di inizio anno. Il risultato della generazione di cassa positiva e della riduzione del capitale circolante.
I dazi
Nemmeno i dazi saranno un problema, a detta del management. Solo il 7,8% delle vendite è stato realizzato negli USA e quindi appena una piccola parte della produzione potrebbe essere esposta alle imposte volute da Trump. Sempre che poi, in ultima battuta, siano confermate. L’azienda nel frattempo si prepara. L’intenzione è quella di diversificare il Mercato, ampliando i Paesi destinatari dell’export. E puntando sull’innovazione di prodotto, con il lancio di vini dealcolati e prodotti “ready to drink” pensati per il Mercato americano.
Masi Agricola
Meno roseo il quadro di Masi Agricola, seconda cantina quotata in Italia dal 2015 all’Euronext growth di Milano. L’azienda della Valpolicella ha archiviato l’esercizio 2024 con una perdita netta di 1,1 milioni di euro. L’EBITDA è di 6 milioni, in calo del 16,6%. Meglio i ricavi consolidati: 66,8 milioni, in crescita dello 0,6%. Ma in Borsa il titolo capitalizza appena 130 milioni, al di sotto dei 135 del patrimonio netto. Un risultato che si giustifica, nelle parole del presidente e azionista Sandro Boscaini, con il «generalizzato rallentamento dei consumi».
Il retail
Non solo, ma dal 2022 il posizionamento dei vini di fascia retail a scaffale ha subito modifiche di rilievo. L’incidenza dei top wines, vale a dire quelli dal costo di circa 30 euro a bottiglia, si è ridotta dal 30,8 al 26,9%. I premium wines (prezzo tra i 12 e i 30 euro) hanno mantenuto una sostanziale stabilità, mentre i classic wines (del valore tra gli 8 e i 12 euro) sono da ultimo saltati dal 24,4 al 27,6%.
La geopolitica
E poi ci sono le tante criticità geopolitiche internazionali. La società ha esportato circa il 70% della produzione. Sul totale, le Americhe hanno sfiorato una percentuale del 34%. Ne consegue che in tema di dazi il rischio sia concreto. Secondo Boscaini, «basterebbe il 25% per far raddoppiare lo scontrino».©️
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Articolo tratto dal numero del 15 giugno de il Bollettino. Abbonati!