martedì, 30 Aprile 2024

CROLLA IL TURISMO: CANCELLATO L’80% DEI VIAGGI

L’inverno 2021-2022 doveva essere quello della ripresa, ma così non sarà. Nel giro di poche settimane sono stati cancellati tra il 70% e l’80% dei viaggi, soprattutto quelli che riguardavano gli storici mercatini di Natale e, in generale, il turismo di montagna. «Ci sono valutazioni diverse a seconda delle fonti che vengono citate. Si va dal mezzo milione di cancellazioni, fino agli undici milioni (dati più estremi), che riguarda anche le piattaforme, dove è possibile prenotare e disdire in maniera piuttosto flessibile», dice Ivana Jelinic, Presidente della FIAVET (Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo). «È una situazione estremamente complessa».

Quanto e come inciderà il super green pass?

«Sicuramente sarà un elemento di tutela e salvaguardia che permetterà a chi ne è munito di poter fare delle attività in maniera serena. Lo vediamo, quindi, in un’ottica positiva. In questo modo si potrà accedere, in parte, a pezzi di vita normale che, fino a un anno fa, erano preclusi. Da un punto di vista economico, però, rende una fruizione parziale. Abbiamo fatto un passo avanti, ma non abbiamo risolto il problema».

Quanto è difficile, in questo periodo, vendere l’estero?

«Molto. Le persone hanno paura. C’è stato un proliferare di Paesi che hanno chiuso le frontiere o che hanno cambiato le regole per gli ingressi, inasprendo ulteriormente i controlli, per esempio, il Regno Unito e l’America. Quest’ultima aveva aperto dopo l’8 novembre. Quindi è decisamente complicato».

L’Asia e il Pacifico hanno il maggior numero di restrizioni in atto, con il 65% di tutte le destinazioni completamente chiuse. In confronto, l’Europa è la regione globale più aperta ai turisti internazionali (7% delle frontiere completamente chiuse), seguita dall’Africa (9%), dalle Americhe (10%) e dal Medio Oriente (15%). Viene ancora preferito l’estero?

«Assolutamente sì. Ci sono gli irriducibili dell’estero che scelgono di partire lo stesso. Il problema è che tra questi ci sono molti che non partono attraverso il canale del turismo organizzato. Questo è un ulteriore ostacolo, perchè lì non abbiamo alcun tipo di controllo e di tracciamento su questo genere di flussi». Quali destinazioni oltre confine sono preferite? «Certamente le mete esotiche sono quelle maggiormente gettonate». Bisogna considerare anche chi prenota online… «Sì. C’è una parte di fai da te che sfugge ai controlli e ai protocolli, complice il web che consente di prenotare ciò che uno meglio ritiene. Di conseguenza, è anche difficile stabilire e calcolare i flussi che riguardano questi passeggeri».

Cosa ne pensa dei “corridoi covid free”?

«Sono estremamente pochi e in questa situazione purtroppo non assolutamente esaustivi rispetto a quello che è il fabbisogno dell’industria turistica italiana. Stiamo dando a un malato grave una tachipirina. È un tema legato sia da un punto di vista quantitativo, perchè ci vorrebbero più corridoi e disponibilità, sia da quello comunicativo. Ci vorrebbe una comunicazione più efficace nei confronti del grande pubblico. Molte persone li sconoscono».

Cosa non va?

«Informare la gente è tanto determinante. A volte, però, anche il sovraeccesso genera inevitabilmente confusione. È chiaro che siamo in una situazione di totale e compulsiva incertezza. Ed è anche difficile, per l’utente finale, riuscire a regolarsi rispetto a un flusso comunicativo e mediatico talmente significativo e continuativo, dove molto spesso viene detto tutto e il contrario di tutto. Su alcuni elementi cardine bisogna essere più efficaci, come quello di spiegare alle persone dove possono andare e con quali modalità. C’è un protocollo, pubblicato dal ministero della Sanità rigidissimo sui corridoi turistici, nel quale viene spiegato come i nostri operatori garantiscono i servizi che vengono erogati e la sicurezzadi questi protocolli. Bisognava che il Governo facesse uno sforzo in più. Anche perché stiamo parlando di uno dei comparti maggiormente colpiti durante la pandemia, che ormai è in crisi da 24 mesi».

I fondi previsti nel PNRR basteranno per rilanciare il settore turistico?

«Noi crediamo che i fondi potrebbero non essere sufficienti se venissero applicati su tutto quello che la filiera turistica necessita. Ricordo che negli ultimi decenni gli investimenti dello Stato su questo settore sono stati irrisori. L’Italia ha un gap significativo da recuperare sui competitor europei. Le risorse non basteranno. Bisognerà fare di più».

Le potenzialità del digitale saranno fondamentali nella ripresa del settore turistico

«Pensare di farne a meno è impossibile. Oggi il digitale ha un impatto tale così imperante che ci accompagnerà nei prossimi anni in maniera sempre più intensa». ©

Mario Catalano

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