A portare speranza tra i tifosi arrivano le notizie dall’Inghilterra. La Premier League, primo tra i campionati europei, pianifica un ritorno graduale del pubblico sugli spalti, anche se non da subito. Un esempio che potrebbe essere seguito anche qui da noi, salvo un contenimento della pandemia. «Il danno causato dall’emergenza sanitaria è attorno ai 700 milioni di euro, ma se gli stadi dovessero rimanere chiusi fino a fine stagione supererebbe il miliardo e duecento milioni», ha avvertito l’Ad della Lega di Serie A Luigi De Siervo delineando un panorama preoccupante. All’orizzonte non sembrano esserci buone notizie però: i vaccini vanno a rilento e la curva dei contagi appare sempre più minacciosa. Ma oltremanica le cose sembrano procedere diversamente. L’ipotesi, arrivata direttamente dal Governo britannico, è che si possa assistere alle gare dal 17 maggio. Un segnale positivo, certo, ma che sa di presa in giro perché la stagione inglese termina esattamente la settimana successiva, il 23 maggio. Secondo il piano, gli impianti con più di 40.000 posti a sedere potranno ospitare fino a 10.000 tifosi distanziati tra loro. Negli stadi più piccoli, invece, sarà consentita l’apertura dell’impianto con l’occupazione di un quarto dello spazio disponibile. Due sole giornate con stadi aperti, peraltro con capienza limitata, non risolveranno il problema delle entrate per le società ma daranno almeno un po’ di gioia a tanti tifosi e giocatori.
Mariano Boero