venerdì, 19 Aprile 2024

FORMULA 1, IL CAMPIONATO VALE CIFRE DA CAPOGIRO

DiMarco Battistone

25 Novembre 2021 ,

La posta in gioco per la Formula 1 è più di quanto ci si possa aspettare. Siamo ormai agli sgoccioli del campionato, e sembra proprio che la lotta per il titolo andrà avanti fino all’ultima curva. Con una distanza di soli 8 punti tra Hamilton e Verstappen e di 5 tra Mercedes e Red Bull, sia il campionato costruttori sia quello piloti sono ancora aperti. In palio la gloria sportiva, ma anche forti motivazioni economiche: nell’anno dopo l’inizio della crisi pandemica più che in ogni altro, vincere diventa un imperativo per salvare il vapore. La F1, va ricordato è uno sport oneroso: occorre investire in modo massiccio in ricerca e sviluppo, in produzione e nel personale, che si tratti di avere un pilota migliore o più meccanici a lavorare sulla vettura. Per dare un’idea, Mercedes, nel 2019, ha registrato una spesa di circa 337 milioni di sterline, corrispondenti a più di 450 milioni di dollari. Il tutto per ottenere un profitto finale, a fronte della vittoria del campionato, di soli £ 13 milioni: i margini, è chiaro, sono sempre stati molto stretti. Anche per questo, la Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) ha imposto per la prossima stagione un budget cap fissato a 145 milioni di dollari a stagione. L’intento è di dare, assieme ad altre regolazioni tecniche orientate nella stessa direzione, un boost di competitività anche alle scuderie finanziariamente più vulnerabili.

Il 2020 ha però rappresentato un abisso per tutto lo sport, che ha perso circa il 43% del fatturato totale(da $2,022 miliardi a $1,145), anche per via di un campionato che ha previsto un numero di gare inferiore rispetto al 2020 (17 invece di 21). In Formula 1, le fortune di ciascun team dipendono da quelle dell’intero circus: i premi in denaro distribuiti ogni anno dal FOM (Formula One Management), controllato dall’americana Liberty Media, corrispondono infatti a circa metà dei revenues totali. Queste somme sono assegnate sulla base di quote che favoriscono i team vincenti e quelli con la storia più prestigiosa, come Mercedes, Williams, McLaren o Ferrari. Purtroppo, la riduzione degli introiti dello scorso anno ha messo in grave difficoltà tutto lo sport, e soprattutto le squadre più sfavorite, che non possono contare su sponsor importanti o ricche case case madri. Williams, per esempio, ha dovuto affrontare una cessione per la sopravvivenza, mentre Haas nelle ultime due stagioni ha faticato a stare al passo col resto della griglia, finendo relegata costantemente agli ultimi posti. Di conseguenza, la stagione di quest’anno rappresenta un’occasione essenziale di ripresa. Con un numero record di 22 gare di nuovo popolate da tifosi, di una title fight tra le più accese di sempre e, complice forse anche un cambio al vertice di Liberty, il campionato 2021 si avvia a presentare un fatturato nettamente superiore rispetto al precedente: aggiudicarsi più punti possibile è dunque fondamentale per riuscire a massimizzare i guadagni. E per le favorite al titolo, sul tavolo c’è in ballo persino di più. Da un lato, l’enorme ritorno mediatico e di immagine che una vittoria porta alla compagnia madre, che si tratti di una casa automobilistica come Mercedes o di un produttore di energy drink come Red Bull. Dall’altro, la necessità per i player di maggior successo in questo momento di ottenere il più possibile da quest’ultimo anno di certezze, prima che i regolamenti FIA del 2022 entrino in vigore e cambino le carte in tavola. ©

         

Marco Battistone

Twitter @M_Battistone

Linkedin @marco-battistone

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".