Le utility sono società attive in un settore essenziale per la comunità, ovvero quello dell’erogazione di servizi di pubblica utilità. Si parla quindi della fornitura di acqua, energia elettrica, gas, raccolta e smaltimento dei rifiuti. Quando una di queste società gestisce la fornitura di due o più servizi diversi si definisce multiutility. Un tempo queste attività erano sotto il controllo pubblico dello Stato o degli enti locali. Con le leggi 142 del 1990 e 127 del 1997 agli enti locali è stata data la possibilità di concentrare i servizi in aziende speciali (le cosiddette ex municipalizzate) e quindi di trasformarle in società per azioni anche con quote minoritarie. Tra queste troviamo, oltre ad Acea (in calo del 5% circa in Borsa negli ultimi 12 mesi), anche Hera (controllata da 111 Comuni in gran parte dell’Emilia Romagna, +8% circa), A2A (controllata dai Comuni di Milano e Brescia, +5% circa), Iren (Controllata dai Comuni di Torino Genova ed altri emiliani, +12% circa). Diverso il caso di Enel che era controllata direttamente dallo Stato per poi essere privatizzata nel 1992 (il Tesoro mantiene però il 23,6% del capitale).
LE MULTIUTILITY NEL MERCATO AZIONARIO ITALIANO
Il settore ha un peso notevole nel mercato azionario italiano, al punto da avere un indice specifico: il FTSE Italia Utenze. Negli ultimi 12 mesi questo indice ha perso circa il 16%, andamento diametralmente opposto a quello del mercato azionario italiano: l’indice FTSE Italia All-Share è infatti in rialzo del 13% nel periodo. La performance del FTSE Italia Utenze è però pesantemente influenzata dal titolo di gran lunga più importante del paniere: Enel, in calo del 24% nel periodo in esame. Quasi tutti gli altri titoli del settore (tranne la piccola flessione di Acea) sono in rialzo. Nonostante la massiccia flessione, Enel al momento è il titolo in testa alla classifica della capitalizzazione di mercato con 65 miliardi di euro, ben davanti a Stellantis con 54 miliardi, Intesa Sanpaolo con 52 miliardi ed ENI con 48 miliardi. Ben piazzate anche Snam (+6% circa), dodicesima con 16 miliardi, e Terna (+9% circa), quindicesima con quasi 14 miliardi. Queste ultime due non rientrano però nella categoria delle multiutility dato che sono attive rispettivamente e unicamente nel trasporto di gas e elettricità. Utility e multiutility hanno caratteristiche che le rendono particolarmente attraenti nelle fasi di incertezza dei mercati azionari.
MULTIUTILITY: MACCHINE DA DIVIDENDO
La particolare natura dei servizi da esse offerti permette loro di contare su flussi di ricavi costanti. I consumi di elettricità, acqua e gas sono nel complesso stabili nel tempo dato che non risentono – o risentono in minima parte – delle fluttuazioni del ciclo economico, a differenza di quello che accade, per fare un esempio, ai ricavi del settore automobilistico. Tutto ciò ha anche un’altra conseguenza: profitti e dividendi delle multiutility subiscono poche oscillazioni da un esercizio all’altro. Gli azionisti di queste società possono quindi contare su cedole pressoché costanti o comunque prevedibili nella loro evoluzione. Da questa considerazione deriva una ulteriore conseguenza: le azioni delle utility/multiutility sono in qualche misura assimilabili alle obbligazioni, ovvero a titoli a reddito fisso. Per questo motivo le azioni dei titoli del settore presentano una spiccata correlazione con i BTP e i relativi rendimenti. ©
Simone Ferradini
Twitter: @SimoneFerradini
LinkedIn: @SimoneFerradini
Foto: Sugarman Joe da Unsplash