Recentemente il Mef ha emanato un decreto in cui viene formalizzata l’istituzione del Registro degli operatori in criptovalute. Sarà gestito dall’Oam (Organismo agenti e mediatori) e ufficialmente attivo a partire dal 18 maggio 2022. Per alcuni soggetti vi è obbligo di comunicazione e rendicontazione delle transazioni ogni tre mesi, chi non procederà all’iscrizione sarà considerato abusivo. La decisione rappresenta una svolta importante. Quali i costi, quali li aspetti positivi e come potrebbe rimodellarsi questo mercato? Pur essendo ancora presto per avere dati precisi, abbiamo cercato di fare un’analisi parlando con Filippo Angeloni, consulente finanziario indipendente esperto in criptovalute, fondatore di Athena SCF, New Digital Finance s.r.l. e Koinsquare s.r.l.
Come vedete voi addetti ai lavori l’apertura del Registro Operatori in cripto valute?
Non è un atto di guerra alle criptovalute, si tratta di un decreto previsto già da norme precedenti ed è semplice conseguenza della V° direttiva antiriciclaggio UE 2018/843 che prevedeva un rafforzamento dei controlli AML su svariate attività finanziarie tra cui anche i provider di servizi legati al mondo blockchain. Era un passaggio obbligatorio e sapevamo tutti che prima o poi sarebbe arrivato.
Il registro riguarda per lo più 4 categorie di soggetti: Oam; Prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale (Exchange, Marketplace NFT, piattaforme CEFI, ATM); Prestatori di servizi di portafoglio virtuale (wallet custodial); Clienti dei prestatori. Non credo impatterà direttamente sulla fiducia di potenziali clienti. Sarà molto oneroso per alcuni operatori. Non vorrei essere nei panni degli exchange, lì la mole di dati da inviare è davvero mastodontica e rappresenta un costo non indifferente.
Crede dunque che farà defluire dal settore? Secondo te quanti potranno essere più o meno gli iscritti?
Penso più che altro che scoraggerà molte persone ad aprire attività in questo settore e quindi ad investire in un mercato ancora di nicchia. Per chi invece vuole lavorarvi in senza mettersi in proprio le cose non cambieranno. Sarà quindi più problematico per titolari di attività o per aspiranti tali. Lato clienti non credo che la massa si farà scoraggiare da questa nuova normativa, per loro non cambia nulla se non il fatto di avere una minore privacy. Se dovessi provare a quantificare – esclusi i clienti – direi 70-90 iscrizioni su questo registro per operatori italiani. Temo che molti operatori esteri non verranno neanche avvisati e si ritroveranno a scoprire questo obbligo molto più avanti.
Si trova d’accordo sull’idea che il registro serva a controllare meglio ed evitare il riciclaggio?
La mia idea è che questo registro serva non tanto in termini di anti-riciclaggio ma più che altro in termini fiscali. In caso di accertamento fiscale infatti l’agenzia delle entrate avrebbe a disposizione ogni dato per risalire ad importi di acquisto e vendita, e controvalore detenuto in exchange e nel wallet. Per l’utente in termini fiscali non cambia molto, anche in passato era tenuto a compilare il quadro RW, ma ovviamente adesso in caso di accertamento tutti i dati sono già disponibili all’ADE.
Dopo appunto i divieti di Consob, qual è adesso la situazione in termini di operatività?
Nota bene, Consob che conosco molto bene per il lavoro che svolgo, non ha mai vietato le criptovalute e il loro mercato continua ad avere successo. Ha giustamente emesso un divieto a Binance (exchange cripto centralizzato) per la parte della loro piattaforma riguardante il mercato dei derivati, futures e degli stock tokens. Dico giustamente perché Binance non aveva le autorizzazioni per operare sul suolo italiano. Consob ha poi emesso altri divieti (ad esempio i bonifici SEPA in euro su Binance) ed ordinato l’oscuramento di altri website di piattaforme che non erano in regola per operare qui da noi in Italia, o di piattaforme truffaldine, che non hanno nulla a che vedere con le criptovalute. Tuttavia, Qui vorrei fare una precisazione, nessuno può fermare Bitcoin e le criptovalute decentralizzate, neanche la Consob, quindi qualsiasi tipo di operazione on-chain, (su blockchain) non ha riscontrato alcun problema.
Giampiero Cinelli
Linkedin: Giampiero Cinelli
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Apertura: Pixabay, MichaelWuensch
Intervistato: Filippo Angeloni