giovedì, 28 Marzo 2024

Il mercato delle Lumache vale 2 mld. Sampò: «Fatturato in continua crescita»

 

Un giro d’affari in Italia di 350 milioni di euro, in costante aumento negli ultimi 10 anni (+83%) e di 2 miliardi a livello mondiale. L’elicicoltura italiana coinvolge più di 1000 aziende dove le lumache allevate godono di buona salute, nonostante il periodo di crisi economica dovuta a guerra e post pandemia che hanno portato una leggera contrazione delle vendite.

Quello dell’elicicoltura è un mercato in continua espansione perché propone un modello di successo che permette di creare grandi profitti in modo sostenibile e nel pieno rispetto della natura. Esattamente quello che sta facendo l’istituto internazionale di elicicoltura di Cherasco che sta rinnovando il settore in chiave green.

Gli allevamenti italiani che seguono il metodo Cherasco negli ultimi 5 anni sono passati da 200 a 715, creando un indotto che dà lavoro a 9.000 persone. «Il fatturato è in continua crescita. Siamo partiti da un giro d’affari di 34 milioni di euro nel 2016, 340 nel 2019 e prevediamo di raggiungere i 700 nel 2023», spiega Simone Sampò, Presidente dell’Istituto Internazionale di elicicoltura di Cherasco, in Piemonte. «Nel mondo sono 1.280 gli allevamenti di chiocciole che utilizzano il metodo Cherasco, 80 dei quali sono in Piemonte».

In che cosa consiste il metodo Cherasco?

«Permette si sfruttare al massimo tutte le potenzialità delle chiocciole permettendo una doppia redditività diretta. I sei requisiti fondamentali sono l’allevamento all’aperto, l’alimentazione vegetale, la scelta di riproduttori certificati, la migrazione naturale, l’utilizzo di reti helitex per i recinti e un’agricoltura simbiotica. Ogni ciclo dura dai 12 ai 14 mesi e riproduzione e ingrasso si fanno a cielo aperto. Oltre che dalla coltivazione e dalla vendita degli animali i ricavi si ottengono anche dalla bava delle lumache, un’opportunità di vendita indiretta».

Come può essere quantificato il valore delle chiocciole allevate?

«Nel 2019 ha subito un aumento dell’83%, passando da 3 euro al chilo a 5,50, quote che nel 2020, a causa della pandemia l’assemblea annuale degli Elicicoltori ANE ha deciso di lasciare invariate. Nel 2022 arriva a 6 euro».

In relazione a quella di bovino, quali caratteristiche ha la carne delle chiocciole?

«Per produrne un chilo servono 500 litri d’acqua contro gli 11.500 necessari per produrre un chilo di carne bovina (e in questo periodo di scarsità d’acqua fa ancora più notizia, ndr). A livello nutrizionale poi è estremamente salutare perché ha il 14% di proteine e l’1,2% di grassi, addirittura meno di una sogliola».

Quindi gli allevamenti sono ecosostenibili?

«Assolutamente si. Le chiocciole sono un prodotto biologico, naturale e genuino, di cui non si butta via niente. La materia prima si autorigenera e apre opportunità di mercato in tutti e tre i settori dell’economia: primario, secondario e terziario. La carne è destinata all’alta gastronomia, la bava viene utilizzata per i prodotti medici e cosmetici, gli intestini per gli alimenti per animali, i gusci, ricchi di calcare, per prodotti ortodontici e per gli scrub nei massaggi».

Gli allevamenti italiani permettono di soddisfare il nostro fabbisogno?

«La richiesta annua nel nostro Paese è pari a 4.500 tonnellate. Gli impianti attuali soddisfano soltanto il 15% della domanda interna, mentre il restante 85% del prodotto richiesto proviene dall’estero: Romania, Turchia, Indonesia e Ucraina sono i principali Paesi da cui importiamo le chiocciole che però sono di scarsa qualità. L’Istituto Internazionale di elicicoltura ha stretto recentemente accordi con Marocco e Georgia dove è possibile realizzare un’elicicoltura green, sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Ma per il riempire il gap c’è spazio anche in Italia, per altri 3.400 impianti. Il nostro obiettivo è quello di colmare il mercato interno e conquistare quello internazionale».

Quindi la guerra tra Ucraina e Russia sta provocando danni anche al vostro settore?

«Il conflitto bellico si sta riflettendo sulle esportazioni delle materie prime in Europa e di conseguenza anche nel nostro Paese. Così come il grano, il gas e il carburante, anche le chiocciole provenienti dai Paesi esteri si sono drasticamente ridotte a causa della chiusura o distruzione degli allevamenti ucraini. Una situazione che non fa altro che aggravare quella causata dalla pandemia che nel 2020 aveva fatto vacillare i mercati di distribuzione di Polonia e Lituania. Questi due fattori insieme hanno fatto registrare un vuoto di offerta mondiale pari al 25% per il nostro settore».

Ma le lumache non sono un prodotto tipicamente francese?

«La Francia non ha una sua filiera, ma compra e utilizza chiocciole che arrivano dalla raccolta allo stato libero e non allevate. Sono meno pregiate perché non si sa che cosa abbiano mangiato, l’età che hanno e se sono state raccolte in terreni dove c’è la presenza di metalli pesanti, fattori che influenzano la fragranza delle carni».

In cosa consiste il vostro progetto rivolto agli agricoltori?

«È un nuovo sistema di allevamento breve. La riproduzione la facciamo noi all’interno, grazie all’utilizzo di sale parto digitali, e forniamo agli allevatori chiocciole di un mese. In questo modo abbiamo abbassato i tempi di crescita a 4 mesi e ovviamente anche le ore di lavoro. Vogliamo rivolgerci a chi guarda il business e la rendita, che si aggira sui 34.000 euro in 4 mesi di lavoro».

Che ruolo gioca la digitalizzazione nel vostro settore?

«Molto importante. A breve nascerà, in provincia di Torino, il primo grande allevamento di chiocciole totalmente digitalizzato. Controlleremo metro quadro per metro tutto quello che succede. Sarà una gran bella sfida».

Guardando al futuro che cosa pensa sia importante per il mercato dell’elicicoltura? «Far diventare la chiocciola sempre più cool. Oggi 180 chef stellati italiani e 24 francesi utilizzano il metodo Cherasco. Prestiamo una particolare attenzione alla composizione dei terreni dove vengono allevate. E poi abbiamo creato l’escargot burger, per i giovani, ma apprezzata da consumatori di ogni età. Le chiocciole nei prossimi anni occuperanno un posto sempre più importante anche nel mercato  cosmetico e farmaceutico e grazie al nostro settore si potranno creare in Italia più di 100.000 nuovi posti lavoro». ©