La Serie A 2022/2023 è quasi ai blocchi di partenza. Il 13 agosto avrà inizio la prima giornata, e tra le nuove contendenti ci sono tre ospiti freschi di promozione dalla serie cadetta: Cremonese, Lecce e Monza. I primi hanno puntato sui giovani in prestito, i salentini sul mercato estero e nord-europeo, i brianzoli infine sull’esperienza. Ora però il discorso cambia, tanto in campo quanto fuori: i diritti TV garantiscono introiti nettamente superiori ma altrettanto superiori sono le spese per restare nella categoria. Quanto intascano le neopromosse? E come spendono i loro soldi?
Legge Melandri e ricavi TV: quanto guadagna una squadra di Serie A
Partiamo da una cifra che accomuna le tre compagini: il ricavo dai diritti TV. La legge Melandri prevede la suddivisione dei ricavi in base a criteri come risultati recenti, spettatori paganti e dati Auditel, garantendo però un minimo a tutti. In base a questa ripartizione ogni società percepisce quindi almeno 24,5 milioni di Euro. Un buon inizio, ma che racconta solo una parte della storia. Lecce e Cremonese hanno proprietari in grado di fornire una situazione economica stabile: dietro il presidente del Lecce Saverio Sticchi Damiani c’è una cordata che include uno degli uomini più ricchi di Indonesia, Alvin Sariaatmadja, mentre la Cremonese, che ha appena acquistato il proprio stadio, è presieduta da Giovanni Arvedi, proprietario di aziende nel settore commerciale e metallurgico. Ma la proprietà monzese di Silvio Berlusconi potrebbe fare molto di più.
Il primo riflesso è a bilancio spese: quest’estate, per rafforzare la propria squadra Arvedi ha speso circa 6 milioni di euro, il Lecce ha appena sfiorato il milione. Il Monza, invece, ha superato i 20 milioni in acquisti e non accenna a fermarsi, con interessi recenti su Acerbi e William Carvalho.
Le neopromosse sul mercato: come restare nella massima serie?
Non è solo con il denaro speso che si esprime la forza di una proprietà: tramite prestiti o contratti a giocatori svincolati una compagine può rafforzarsi di molto senza spendere un centesimo. Prendendo in esame il valore di mercato dei giocatori acquistati (in questa sede utilizziamo le proiezioni di Transfermarkt, generalmente ritenute le più affidabili in ambito calcistico) anziché il loro costo effettivo il vantaggio del Monza però non cambia. I giocatori acquistati dai brianzoli, per valore di mercato, superano i 74 milioni di euro. La Cremonese, per capirci, non arriva ai 30, e il Lecce nemmeno sfiora i 20. Già oggi la squadra biancorossa ha una rosa vicina ai 100 milioni di euro, 14esima su 20. A rimpinguare questa cifra sono soprattutto i prestiti di Matteo Pessina (16 milioni di valore di mercato), Alessio Cragno (10 milioni, prestito pagato 300mila euro) e Gianluca Caprari (10 milioni, prestito pagato 3 milioni). Le spese di Silvio Berlusconi sono particolarmente interessanti se confrontate, peraltro, con il costo di acquisto della società, inferiore ai 3 milioni nel 2018.
Il paragone con l’estero e il colosso Premier League
Fuori dall’Italia, l’ordine di grandezza delle cifre non cambia. Neopromosse francesi come Ajaccio e Auxerre hanno solo acquistato svincolati, e operano in un campionato dove la ripartizione dei diritti assegna un minimo di 19 milioni a compagine. Meglio la Liga Spagnola, dove tutte le squadre del 2022 hanno superato i 45 milioni di diritti TV: una neopromossa come l’Almería, per esempio, ha già speso 17 milioni in nuovi acquisti. Tutte queste cifre, però, impallidiscono di fronte alla mostruosità dei guadagni in Premier League: minimo da 117 milioni di euro, e neopromosse che senza acquisti a cifre altissime nemmeno possono sperare di restare a galla.
Prendiamo una neopromossa inglese dal grande passato, il Nottingham Forest. I due volte Campioni d’Europa mancano nella massima serie dal 1999, e il proprietario (l’armatore greco Evangelos Marinakis, già presidente dell’Olympiakos in patria) proprio non ha intenzione di ricoprire il ruolo di Cenerentola. 81,75 milioni di acquisti, 5 milioni incassati dalle cessioni, passivo mensile sobrio e minimalista da 76,75 milioni. Certo, queste cifre includono di norma anche la conclusione di periodi di prestito e il loro eventuale rinnovo, e questo può gonfiarle in maniera innaturale. Ma non è il caso del Forest: 20,50 milioni per Awoniyi dall’Union Berlino, 20 per Neco Williams dal Liverpool, 10 milioni a testa per Moussa Niakhaté dal Mainz e Giulian Biancone dal Troyes, 8,50 per Omar Richards dal Bayern.
La cosa sconcertante è che, anche con queste cifre, il valore della rosa rimane il penultimo della Premier League, la stessa Lega dove la selezione del Manchester City supera il miliardo di euro per valore. Cifre che l’Italia attuale, ahinoi, non può che restare a guardare.