giovedì, 25 Aprile 2024

Quanto vale il business degli integratori?

DiMario Catalano

29 Settembre 2022 , ,
integratori

Baluardo di speranza per l’economia è la spesa per il benessere, che sembra non risentire (o quasi) della crisi. Nel business degli integratori, con i suoi quattro miliardi di euro di fatturato (dati “Aggiornamenti sull’impatto della pandemia da Covid-19 sul mercato” del Centro Studi Integratori & Salute, parte di Unione Italiana Food, aderente al sistema Confindustria) un’azienda su due gode di ottima salute. E il futuro sembra ancor più proficuo per le imprese che puntano su Green e Digital. Per questo nel 2021 in media gli investimenti maggiori sono stati principalmente sul packaging (27%), sicurezza e salute dei dipendenti (24%), seguiti da interventi in termini di processo produttivo (16%), materie prime (16%) e welfare aziendale (15%).

Nei prossimi tre anni si prevede una crescita di cinque miliardi di euro e il comparto rappresenta un’eccellenza in termini di occupazione femminile ad alta professionalizzazione, know-how produttivo e ricerca e sviluppo. E, a proposito di lavoro, nel post pandemia sette aziende su dieci hanno ampliato il proprio organico.

Il comparto punta sulla digital transformation

Sei imprese su dieci hanno investito a livello industriale. Ma quali sono le priorità? L’integrazione e lo sviluppo digitale dei processi aziendali (43%), strumenti digitali per la gestione dell’informazione medico-scientifica (28%), internet delle cose e delle macchine (20%) e strumenti digitali per la gestione della relazione con il farmacista (8%).

«Le aziende, dopo una buona tenuta nel 2020, hanno mostrato un’accelerazione nel 2021, grazie a una crescita diffusa di tutte le classi dimensionali e al traino delle imprese di più recente costituzione», dice Giovanni Foresti, Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. «Le imprese fondate dopo il 2010 hanno, infatti, registrato un aumento del fatturato in termini mediani pari al 26,6% tra il 2019 e il 2021. Al contempo la marginalità e la patrimonializzazione si sono ulteriormente rafforzate: nel 2021 la mediana dell’EBITDA margin ha toccato il 13,2%, mentre il patrimonio netto in percentuale del passivo è salito al 45%; si tratta di livelli di assoluta eccellenza nel panorama economico italiano».

Chi ce li prescrive e dove si comprano

Nella maggior parte dei casi il consumo è sostenuto dal parere di esperti: farmacista (45%) e medico (36%) rimangono i principali attori ai quali ci si rivolge. Un’azienda su due (51%) non utilizza l’e-commerce e il 46% non ne usufruirà in futuro. Mentre il restante 54% si dimostra aperto all’opportunità: attraverso il sito aziendale (22%), marketplace (16%) o portali specializzati (16%). Il 30% di coloro che nel 2021 hanno abbracciato il canale online hanno venduto i loro prodotti sul mercato italiano, il 4% su quello estero (4%) e il 15% su entrambi.

«L’Italia vanta importanti primati, tra cui quello di avere il più grande mercato degli integratori alimentari in Europa, oltre un quarto del suo totale, con attese di sfiorare i 5 miliardi di vendite nel 2025. In effetti, per gli integratori alimentari, le prospettive di crescita mondiale sono molto favorevoli: quasi l’8% di crescita media annua, per un mercato globale vicino ai 240 miliardi dollari nel 2027. La finanza è interessata a sostenere questo processo: il 2021 ha segnato negli Stati Uniti il record di operazioni nel settore degli integratori, con i fondi di private equity che da soli hanno originato oltre il 30% dei deal. I multipli sono generosi: 11,5 volte l’ebitda, ma nel caso di eccellenze ci si avvicina a 20 volte», dice Gabriele Barbaresco, Responsabile Area Studi Mediobanca.

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