martedì, 21 Maggio 2024

Nobel a Bernanke: un premio alla pratica?

DiMatteo Runchi

12 Ottobre 2022
Nobel

Il Nobel per l’Economia 2022 a Ben Bernanke, Douglas W. Diamond e Philip H. Dybvig, non dà valore soltanto a uno studio accademico, ma sembra anche un riconoscimento alla pratica. Premiare insieme ai teorici dei salvataggi delle banche il presidente della Fed tra il 2006 e il 2014, anche se per i suoi studi precedenti, sembra lanciare un messaggio chiaro. Non solo la teoria ha un merito, lo ebbe anche la sua principale applicazione. 

La teoria dietro al Nobel

Il concetto che ha portato all’assegnazione di questo Nobel si basa su una semplice ma importante spiegazione di come funzionino le banche nell’attuale sistema economico. Diamond e Dybvig schematizzarono il flusso di denaro in questo modo: il sistema vuole trasformare i risparmi in investimenti, mentre le imprese vogliono che i prestiti che sottoscrivono siano pagati velocemente. L’istituto di credito prende nel mezzo una posizione ideale di intermediario: accumula i risparmi e garantisce grazie ad essi la puntualità dei prestiti.

La banca è quindi duplice, da una parte porto sicuro per i risparmi, dall’altra, grazie ad essi, fonte di denaro liquido utile all’economia. Ma questa natura la rende molto esposta in caso si prospetti un imminente fallimento, qualsiasi sia la sua effettiva possibilità di avverarsi. Alle prime notizie di un possibile dissesto finanziario dell’istituto i risparmiatori, terrorizzati dalla possibilità di perdere i propri soldi, corrono a ritirarli. Ma questo porta l’istituto di credito a perdere denaro liquido, fondamentale per superare i periodi di crisi. La perdita di denaro aggrava la crisi, che rende le voci di fallimento più insistenti aumentando il panico dei risparmiatori, e quindi la perdita di denaro.

Secondo Bernanke successe esattamente questo durante la crisi del 1929, e il circolo vizioso del panico aggravò il disastro al punto tale da contribuire alla più grave crisi finanziaria della storia moderna. È per questi studi che l’Accademia e la Banca Centrale di Svezia hanno premiato l’ex presidente della Fed. Ma proprio durante il suo mandato, Bernanke si trovò ad affrontare una situazione molto simile a quelle descritte dalla teoria su cui il suo lavoro accademico si basava.

La crisi finanziaria del 2008 e i salvataggi delle banche

Come si affronta, secondo la teoria di Diamond e Dybvig, il fallimento di un istituto di credito? Come si può evitare il panico? La risposta, la stessa che Bernanke ipotizza nei suoi studi, è un intervento dello stato per garantire i conti corrente e salvare le banche. In questo modo la sola garanzia di intervento dell’autorità è spesso sufficiente a calmare le paure dei risparmiatori, ma in casi estremi dalla teoria bisogna passare alla pratica.

Quando un fallimento di un grande istituto di credito effettivamente avviene, lo Stato deve salvarlo. Non mantenere la promessa significherebbe rompere il legame di fiducia con i risparmiatori e, di conseguenza, nullificare l’intera dottrina. 

La crisi del 2008 fu un banco di prova importante per questa politica, proprio mentre uno dei suoi promotori, Bernanke, era a capo della più potente banca centrale al mondo. Il premio Nobel fu quindi in grado di vivere da protagonista tutti gli scenari che negli anni aveva studiato. Implementò politiche monetarie molto espansive, sdoganando il quantitative easing, e contribuì al salvataggio dei grandi istituti di credito negli Stati Uniti, mentre l’Europa si preparava a fare lo stesso.

Le critiche a questo atteggiamento non mancano. C’è chi sottolinea come Bernanke abbia sottovalutato la bolla immobiliare che causò la crisi. Chi sostiene che l’eccesso di denaro liquido abbia posto le basi per lo scenario di grande inflazione che stiamo vivendo. Ma il premio Nobel per l’Economia del 2022 non è stato assegnato né per lo studio delle bolle finanziarie, né per i meriti di una politica monetaria espansiva. Secondo l’Accademia di Svezia, sarebbe tanto importante sapere come funzionano le banche, quanto è importante salvarle. ©

📸 Credits: Florian Pircher via Pixabay

Attento alle tendenze e profondo conoscitore della stampa estera, è laureato in Storia del giornalismo all’Università degli Studi di Milano. Dinamico, appassionato e osservatore acuto, per il Bollettino si occupa principalmente del mondo dello sport legato a quello finanziario e del settore dei videogiochi, oltre che delle novità del comparto tecnologico e di quello dell’energia.