Elon Musk tenta un miracolo: rendere Twitter remunerativo. Tra possibili licenziamenti di massa e spunte blu a pagamento, il miliardario sudafricano prova a riuscire dove in molti hanno fallito. Ma il social network è afflitto da una strutturale allergia alla pubblicità e agli abbonamenti: cosa si nasconde dietro al piano di Musk?
I problemi di Twitter
Twitter non è in grado di produrre un flusso di denaro pari o anche soltanto accomunabile a quello degli altri social network rivali. Rimane una piattaforma molto utilizzata ma molto poco remunerativa e i tentativi di cambiare direzione non hanno sortito gli effetti sperati. Il social non sembra in grado di adeguarsi a quello che altre piattaforme come Facebook, Instagram, YouTube e TikTok sono diventate.
Il difetto che rende Twitter una piattaforma non competitiva è la difficoltà nell’implementazione delle pubblicità tramite la profanazione dell’utente. Questa pratica, utilizzata soprattutto da Facebook e Google, rende le inserzioni pubblicitarie più efficaci e permette un’esposizione più efficiente dei prodotti e dei servizi che si vogliono vendere. La difficoltà è testimoniata dai numeri. In un periodo d’oro per la pubblicità su internet come quello pandemico. Twitter è passato da 3,15 miliardi di dollari in entrate pubblicitarie nel 2020 a 4,46 nel 2021. Per dare un termine di paragone, Facebook nello stesso periodo è passato dagli 84 miliardi di dollari del primo anno di pandemia ai quasi 115 dell’anno successivo.
La differenza di incassi è dovuta non solo alla minore influenza che la pubblicità ha sugli utenti di Twitter, ma anche ai numeri della user base stessa. A differenza di altri social network, sono anni che Twitter non è in grado di crescere. Il numero di utenti rimane stagnante nonostante l’importanza che il social ha assunto nell’ambito della comunicazione, diventando una sorta di sostituto dei comunicati stampa per molte istituzioni e personalità famose.
Il piano di Musk
Questi sono solo i numeri che emergono in superficie. Elon Musk, nuovo proprietario del social, ha in mano il quadro completo e dalle sue azioni si deduce che la situazione potrebbe essere anche peggiore. Fin da quando la trattativa, durata mesi, è andata a buon fine, il fondatore di Tesla e Space X ha iniziato ad apportare al social network cambiamenti molto diversi da quelli promessi.
Invece della rimozione della censura e delle modifiche dei Tweet, misure che ci si aspettava sarebbero state implementate il prima possibile, Musk ha iniziato fin da subito a razionalizzare le spese e a cercare nuovi modi di rendere Twitter remunerativo. I report più pessimistici parlano di un possibile taglio del 75% della forza lavoro, con i meno catastrofisti che si fermano al 50%. In questo contesto si inserisce l’idea di creare un nuovo tipo di account premium, attorno alla tanto ambita “Spunta Blu”.
Nella sua versione attuale, il verificato di Twitter riconosce l’ufficialità di account appartenenti a personaggi importanti. È ottenuto tramite una verifica di chi utilizza effettivamente l’account, un procedimento abbastanza complesso. Musk vorrebbe trasformarlo in un abbonamento che permetta di avere vantaggi a livello di promozione dei propri Tweet tramite algoritmo, una meccanica simile a quella presente in Facebook con i post sponsorizzati per le pagine. Il prezzo doveva essere di 20 dollari al mese, ma dopo una polemica social, Stephen King ha convinto il miliardario sudafricano a scendere a 8 dollari.
Questo però non risolverà certo i problemi finanziari di Twitter. Anzi l’acquisizione di Musk ha aggravato la situazione dei conti della compagnia, aggiungendovi 13 miliardi di debito, che hanno portato gli interessi a un miliardo di dollari l’anno. Twitter nel 2021 ha fatturato 5 miliardi di dollari. Una situazione tutt’altro che ideale, difficilmente risolvibile con un semplice abbonamento.
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