Brillano le società italiane Enel ed Eni, che confermano il podio ricavi nazionale. Vantano infatti un incasso rispettivamente di €84,1mld e €76,6mld. I conti parziali mettono in luce fatturati ancora in forte aumento nel 2022. In particolare, le due società, dichiarano entrate in crescita dell’84% la prima e del 102,7% la seconda, rispetto allo scorso anno.
Sul fronte dei risultati netti, Eni è la campionessa degli utili, avendo chiuso il 2021 con 5,8 miliardi di euro; dopo la perdita di 8,6€mld del 2020. Segue Enel con 3,2€mld (+22,2%), secondo i dati Area Studi Mediobanca
Tra i fattori che hanno contribuito a questo risultato, non c’è solo l’aumento dei costi delle materie prime. Andiamo ad analizzare nel dettaglio le due società, per comprendere cos’ha provocato le loro attuale performance.
ENEL
Recente l’accordo fra Enel e la casa vitivinicola Marchesi Antinori di Firenze per progetti da applicare nelle proprie cantine. Enel fornirà ad Antinori soluzioni su misura per impianti fotovoltaici, analisi per individuare le attività da efficientare e stazioni di ricarica per auto elettriche.
La società energetica evidenzia così la posizione di leadership nella transazione ecologica. Infatti, ha terminato il periodo in esame con ricavi in aumento dell’84%: il giro d’affari del colosso elettrico è passato da 58,79 miliardi di euro a 108,18 miliardi. La variazione è riconducibile a tutti i settori di business, principalmente per le maggiori quantità di energia elettrica prodotte.
Ma c’è un segnale d’allarme, nonostante questo brillante risultato, Morningstar taglia il fair value di Enel a 7,20 euro. La decisione è motivata dalla crescita degli oneri finanziari a causa del forte indebitamento del gruppo e della risalita dei tassi di interesse.
Da inizio anno il titolo ha perso circa il 30%, sottoperformando largamente la media dei competitor della regione.
Ad appesantire la performance di Borsa sono stati in particolar modo la sua più bassa sensibilità alla crescita del prezzo dell’energia, una maggior esposizione al rischio politico, cioè a misure governative volte a ridurre l’impatto del caro bollette sui consumatori, e la possibilità di un taglio del dividendo in seguito al forte indebitamento del gruppo.
Anche S&P ha già espresso la possibilità di un taglio del rating di Enel se il rapporto flussi di cassa netti/debito netto non dovesse salire al 20% entro la fine del 2022, cosa che potrebbe verificarsi se il gruppo si trovasse ad affrontare un contesto regolamentare e fiscale avverso.
ENI
Oggi è partito dal Mozambico il primo carico di gas naturale liquido dall’impianto Eni al largo del bacino di Rovuma. Uno step importante nel processo per garantire la sicurezza energetica dei paesi europei, raggiunto in tempi stretti dall’avvio del progetto nel paese africano.
Infatti, le prospettive di Borsa di questo titolo si giocano sulla capacità di bilanciare il passaggio tra presente e futuro, in cui una delle potenzialità emergenti è quella dell’idrogeno. A fianco del lancio di Plenitude, entità separata in cui sono state raccolte le attività legate a rinnovabili e low carbon, è l’idrogeno ad occupare sempre più spazio.
In effetti, Eni è già il principale produttore e consumatore di idrogeno in Italia. E adesso, con South Italy Green Hydrogen, la joint venture creata insieme ad Enel Green Power per portare avanti lo sviluppo dei progetti legati all’idrogeno, risulta anche tra i beneficiari italiani di un finanziamento pubblico autorizzato dalla Commissione europea nell’ambito del progetto europeo Ipcei Hy2Use.
Il supporto pubblico europeo può arrivare a mettere sul piatto fino a 5,2 miliardi di euro per sostenere tra tutti i Paesi membri la ricerca, l’innovazione, e la costruzione delle relative infrastrutture nella catena del valore dell’idrogeno.
Eni dichiara che nei prossimi anni l’idrogeno sarà uno degli strumenti per realizzare il suo percorso di riduzione delle emissioni GHG (Greenhouse Gases), indirizzandosi verso l’obiettivo zero emissioni nette.
La strategia di ENI
Nel Piano Strategico 2022-2025 è indicato il traguardo di portare la produzione di idrogeno a 4 milioni di tonnellate per anno entro il 2050.
In attesa che il percorso verso le fonti rinnovabili decolli ulteriormente, la strategia in corso del gruppo per raggiungere la carbon neutrality nel 2050 rispecchia quella di molti concorrenti, mentre cerca di investire in nuove attività a basse emissioni di carbonio.
Tuttavia, come per i competitors, la sua attività legata agli idrocarburi rimarrà il principale motore di guadagno durante il prossimo decennio e attirerà la maggior parte degli investimenti. ©
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