No, non stiamo parlando delle creature mitologiche, bensì di un’impresa che ha raggiunto una valutazione di Mercato superiore a 1 miliardo di euro, pur non essendo quotata in borsa.
Il termine unicorno è stato coniato nel 2013 da Aileen Lee, fondatrice di Cowboy Ventures, un fondo di Venture Capital specializzato in Startup. Lee usa questa metafora per sottolineare la rarità e l’eccezionalità delle imprese. Che infatti rappresentano solo lo 0,07% delle Startup finanziate dai Venture Capitalist.
Le aziende unicorno hanno alcune caratteristiche comuni:
- una visione ambiziosa e una missione chiara
- un team di talenti e una cultura organizzativa forte
- un modello di business scalabile e sostenibile
- un accesso a fonti di finanziamento elevate e diversificate
L’Europa ha 169 unicorni, di cui una buona fetta proviene dal settore fintech. La maggior parte sono nate nel Regno Unito, ad esempio Revolut e Sumup. Ma rientrano nel club degli unicorni europei anche le svedesi Klarna e Trusty, la tedesca N26 e l’austriaca Bitpanda.
In Italia, invece, le aziende unicorno sono ancora poche, ma in crescita. Il primo unicorno italiano è Yoox, fondata nel 2000. Poi è arrivata Depop, la Startup di social shopping per comprare e vendere capi vintage, che a partire dal 2012 ha sede a Londra.
Ad oggi, gli unicorni italiani sono quattro: Scalapay, Satispay, Bending Spoons e infine iGenius, l’ultima ad aver superato la valutazione di 1 miliardo di euro.
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