L’Italia è uno dei pochi Paesi che non sono mai andati in default. Ma cosa significa questo e a cosa è dovuto?
Quando falliscono i Paesi
Uno Stato fallisce quando non riesce a ripagare i propri debiti, proprio come una società o un individuo. Quando questo succede, normalmente comporta l’azzeramento di tutti o una parte dei crediti detenuti sotto forma di prestiti bancari, titoli di stato o altre forme.
Proprio per questa ragione, a differenza di un fallimento aziendale, il default di un Paese è un fatto molto più grave. Per fare un paragone, Enel, la compagnia con il Market Cap più alta in Italia, è valutata a oltre 70 miliardi di euro, ma l’ammontare del debito pubblico del Paese supera i 2.900 miliardi.
Gli eventi creditizi
Per questa ragione, è relativamente raro che un Paese dichiari la bancarotta totale e più spesso si parla di default o eventi creditizi, cioè insolvenze che possono essere relative a quantità di debito molto variabili. Ma se il default azzera o riduce i debiti, perché non ci conviene dichiararlo?
Quando un Paese dichiara fallimento, spaventa gli investitori, che ci penseranno due volte prima di tornare a comprare i suoi titoli di Stato. La scarsa domanda costringe così ad aumentare gli interessi sul debito, che pesano maggiormente sui contribuenti e rischiano di alimentare un circolo vizioso di default continui. Questa è la storia di alcuni Paesi, come l’Argentina, che dalla sua indipendenza nel 1816 è andata in default ben 9 volte, di cui 3 dal 2000 a oggi. Al contrario, non è un caso se nei Paesi economicamente più avanzati, eventi simili sono praticamente inediti.
E l’Italia?
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il nostro Paese è uno dei più virtuosi. Dall’Unità a oggi non è mai andato in default, mentre nello stesso periodo Paesi come Spagna, Germania o perfino Regno Unito registrano diversi eventi creditizi.
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