martedì, 14 Gennaio 2025

Il punto sui Mercati

DiIlaria Mariotti

15 Dicembre 2024
Sommario

Gli indicatori economici provenienti dagli Stati Uniti continuano a evidenziare segnali di stress per l’economia americana. A prima vista, il rapporto sull’occupazione di novembre potrebbe suggerire un comparto del lavoro solido, con 227.000 nuovi posti creati. La media degli ultimi tre mesi è di 173.000 posti, superiore alla media semestrale di 143.000. Tuttavia, ignorare i segnali di allarme non li fa scomparire. La crescita dei posti di lavoro è fortemente concentrata in settori come sanità, assistenza sociale, governo, tempo libero e ospitalità, che insieme rappresentano quasi tre quarti della crescita totale della forza lavoro nell’ultimo anno.

Nel frattempo, l’occupazione nel commercio al dettaglio è scesa per il secondo mese consecutivo, proprio durante la stagione delle vacanze, sollevando dubbi sulle prospettive per i consumatori. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%, accompagnato da un calo del tasso di partecipazione alla forza lavoro. Anche i dati del Job Openings and Labor Turnover Survey (JOLTS) indicano un rallentamento progressivo del Mercato del lavoro. Con 1,1 offerte di lavoro per ogni disoccupato, il comparto appare più debole rispetto agli anni passati. In sintesi, il suo slancio sembra essere in rallentamento.

Gli utili azionari

Per quanto riguarda gli utili azionari, ci si aspetta una loro espansione. I rendimenti azionari sono stati dominati dai “Magnifici 7” dall’inizio del 2023, con l’S&P 500 che ha registrato un incremento del 62%, di cui oltre la metà è attribuibile ai Magnifici 7, che hanno ottenuto un rendimento del 242% nello stesso periodo. Questi valori sono giustificati dalla crescita degli utili del 40% dei Magnifici 7, mentre i restanti 493 titoli dell’S&P 500 hanno visto una crescita limitata al 2%. Il rapporto Price/Earnings forward a 12 mesi per l’S&P 500 è salito a 22,5, ben sopra la media quinquennale di 19,7 e quella decennale di 18,1.

Le azioni statunitensi

Le azioni statunitensi sono attualmente scambiate a più di 22 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, mentre i titoli internazionali (MSCI World ex US) sono valutati a 14 volte, segnando il più ampio divario di valutazione nella storia. Un P/E forward elevato suggerisce aspettative di crescita degli utili, ma potrebbe anche indicare una sopravalutazione dei titoli dell’indice. Allo stesso tempo è significativo che la media ponderata dei dividendi annuali distribuiti dalle società dell’indice S&P 500, espressa come percentuale del loro prezzo di mercato (Dividend Yield) sia scesa a 1,2% ovvero il valore più basso dal 2000. In un contesto geopolitico instabile, con crescenti tensioni tra i principali attori globali, anche notizie limitate potrebbero compromettere la fiducia degli investitori nel breve termine. Ad esempio, il calo di Nvidia a seguito delle indagini antitrust cinesi, ne è una chiara testimonianza.

Una nuova ondata di incertezze

In Francia, il governo di Michel Barnier è crollato, dando inizio a una nuova ondata di incertezze che potrebbe avere influenze negative in tutta l’Eurozona. L’opzione di un governo tecnico appare ora come lo scenario più probabile, poiché nessun gruppo politico forma la maggioranza assoluta nel parlamento francese. Se, entro la fine di dicembre, non verrà approvato il bilancio per il 2025, il Parlamento potrebbe essere chiamato ad approvare una legge speciale per portare avanti il bilancio dell’anno in corso.

Correttivi straordinari

A meno che non vengano adottate misure correttive straordinarie, secondo l’amministrazione uscente, questa situazione potrebbe far lievitare il deficit dal 6% attuale al 7%. Nonostante ciò, gli investitori non sembrano essere in preda al panico, poiché il rischio di un blocco totale del bilancio rimane relativamente basso. Lo spread OAT-Bund si era inizialmente allargato dopo la caduta del governo francese, ma si è successivamente ristretto a 75 pb, con l’indice CAC 40 che ha addirittura registrato un rialzo, seppur inferiore rispetto ad altri indici europei. Il buon andamento dei Paesi periferici dell’Eurozona, caratterizzati da alta produttività e costi del lavoro competitivi, ha mitigato l’impatto negativo delle difficoltà di Francia e Germania. Tuttavia, le tensioni politiche potrebbero rallentare la ripresa economica dell’Eurozona, portando la BCE a considerare una politica monetaria più accomodante nel 2025.                                             

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📸 Credits: Canva   

Articolo tratto dal numero del 15 dicembre 2024 de il Bollettino. Abbonati!     

Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola con la passione per il giornalismo, dopo la laurea in Giurisprudenza e qualche esperienza all’estero ho cominciato a scrivere. All’inizio di cinema e spettacoli, poi di temi economici, legati in particolare al mondo del lavoro. Settore di cui mi occupo principalmente per Il Bollettino.