Hype a due velocità per l’AI nella finanza. Sul fronte degli investimenti, continua l’ondata di entusiasmo dei Mercati, che si riprendono dalla battuta d’arresto della prima metà di quest’anno. Lo Standard and Poor’s 500 InformationTechnology Index riprende oltre il 28% dai minimi dell’inizio di aprile, pur mantenendo una lievissima perdita rispetto all’inizio dell’anno. Discorso solo di poco diverso per l’Indxx Artificial Intelligence & Big Data, più specializzato e meno sbilanciato su poche “big”. Qui il recupero da aprile si ferma al 23%, mentre dall’inizio dell’anno si registra un incremento del 3%. Il segnale è chiaro: nonostante qualche incidente di percorso, il trend è qui per restare. Lo mostrano anche le tendenze di settore, che vedono una crescita nel numero degli indici basati specificamente su AI e degli investimenti focalizzati sul settore.
Ma alla crescita esponenziale dei listini non sembra per ora corrispondere un entusiasmo altrettanto acceso per l’utilizzo nelle decisioni degli operatori.
Solo in pochi dichiarano di adoperarla. In tutta la platea dei soggetti regolati da ESMA, emergono appena 145 fondi che indicano di impiegare strumenti AI nelle loro attività (Fonte: ESMA, Artificial intelligence in EU investment funds: adoption, strategies and portfolio exposures).
Se si considera solo chi promuove esplicitamente il fatto di usarli, l’andamento pare ancora altalenante: dopo essere passati dai 57 fondi del 2020 ai 115 del 2023, si osserva un nuovo calo all’inizio del 2024, con una cifra che si ferma a 106. Per giunta, il loro peso sugli Asset Under Management (AUM) europei è ancora irrisorio, fermandosi allo 0,1% del totale.
Insomma, il Mercato sembra ancora incerto riguardo all’impiego di una tecnologia non ancora rodata. Un dato, su tutti, è emblematico: anche tra chi la usa, solo il 30% ritiene l’AI un fattore chiave nelle scelte di investimento. ©