martedì, 30 Aprile 2024

L’ombra del potere del Cremlino incombe sull’Italia: ecco la mappa delle proprietà e degli investimenti dei russi nel nostro Paese

Sommario
Italia

L’incubo del “dopo” si chiama default. La Russia, declassata dall’agenzia di rating Moody’s a Ca, cammina sul filo del rasoio. Ma non è l’unica. La guerra minaccia l’economia globale e le sanzioni imposte dall’Ue e dall’America avranno conseguenze non solo per Mosca, ma anche per il nostro Paese: previsti 71 miliardi di danni. Con il blocco dello Swift, l’Italia brucerà 1,5 punti percentuali di Pil in tre anni. Perché la longa manus dei russi nel nostro Paese tocca settori cruciali per la nostra economia, a partire dal turismo: il settore vedrà un milione e mezzo di presenze in meno.

In particolare, a Forte dei Marmi oltre il 50% dei turisti proviene da Paesi extra UE, di questo, la stragrande maggioranza è rappresentata da russi e ucraini. Ed effetti pesanti si avranno anche sul vino made in Italy. Il Belpaese è il primo fornitore di vino in Russia, con un giro d’affari che nel 2021 è stato di 375 milioni di dollari (+11% circa rispetto all’anno precedente). Per quanto riguarda gli scambi commerciali, però, saranno i russi ad avere la peggio. Nei primi undici mesi del 2021, il valore dell’export italiano in Russia è stato di 7.010,74 milioni di euro. Viceversa, il nostro Paese ha importato beni da Mosca per un totale di 12.657,54 milioni di euro.

GLI SCAMBI COMMERCIALI RUSSIA-ITALIA

Il settore italiano che subirà di più le sanzioni imposte dalla Comunità europea alla Russia è quello dei macchinari e apparecchiature. Nel 2020 sono stati esportati in Russia merci per un valore totale di 455,15 milioni di euro. Al secondo posto troviamo la moda (articoli di abbigliamento, anche in pelle e pelliccia): con 757,8 milioni; seguita dai prodotti chimici (571,3 milioni). Numeri che diventano a quattro cifre analizzando la situazione al contrario. Due anni fa, sono stati importati in Italia prodotti di miniere e cave pari a 5.777,93 milioni di euro; prodotti della metallurgia (1.830,82 milioni); coke e derivanti dalla raffinazione del petrolio (1.030,68 milioni).

CONGELATI ALCUNI BENI IN ITALIA

Sono 680 gli oligarchi e i funzionari della Russia finiti nella black list dell’Unione Europea e il congelamento dei beni russi in Italia, per ora, ha bloccato in via preventiva risorse economiche per oltre 140 milioni di euro. È ormai risaputo che diverse località turistiche, dalla Versilia all’Argentario, dalla Costa Smeralda alla Liguria, sono diventate delle “comunità” in mano a uomini che fanno parte anche del “cerchio magico” del presidente della Federazione Russa. Quali conseguenze per questi beni?

Le prime “vittime” delle sanzioni Ue sono state due imbarcazioni di lusso (a Imperia e a Savona), appartenenti al magnate Alexey Mordashov e all’oligarca Gennady Timchenko, bloccate dalle fiamme gialle. Oltre alle imbarcazioni già citate, anche due ville. Si tratta di Villa Lazzareschi di Oleg Savchenko a Capannori, in provincia di Lucca, acquistata nel 2018 per tre milioni di euro, e della Villa sul Lago di Como di Vladimir Roudolfovitch Soloviev, conduttore televisivo molto vicino al Cremlino, del valore di circa 8 milioni di euro.

NEL 2021 REGISTRATO A VENEZIA LO SCONTRINO MEDIO RUSSO PIÙ ALTO: 2.060 EURO

L’anno scorso è stata Milano la meta di shopping preferita dai turisti russi, con il 39% delle vendite totali, seguita da Roma, con il 17% degli acquisti tax free. Nel 2021, Venezia è stata la città in cui si è registrato lo scontrino medio più elevato: 2.060 euro, seguita da Firenze (1.837 euro) e il sud Italia (1.739 euro). La categoria merceologica preferita dai viaggiatori russi nel 2021 è stata Fashion&Clothing per l’87% delle transazioni. Nel mirino degli imprenditori russi sono finiti anche gli hotel “Premier” e “President” ad Abano Terme. A Cortina, invece, “Lajadira”, “Savoia” e “Ampezzo”. Mentre a Jesolo, “Excelsior”, “ApartHotel La Pineta”, Albatros e appartamenti di lusso.

LA SARDEGNA PARLA RUSSO

Tra i nomi più noti ci sono i fratelli Musa e Mavlit Bazahev, che nel 2014 hanno rilevato il progetto Forte Village, il principale polo turistico integrato italiano, a Santa Margherita di Pula. Nel 2020 ha ospitato anche un torneo ATP 250 di tennis, è ufficialmente di proprietà del Progetto Esmeralda srl (Presidente di amministrazione è il russo Sletov Andrey) e ha conosciuto una fortissima fase di espansione sotto i due fratelli ceceni. Nel 2020, nonostante le perdite registrate a causa della pandemia da Covid-19, ha fatto comunque registrare un fatturato compreso tra i sei e i trenta milioni di euro. Sempre i fratelli Bazahev hanno anche investito in Palazzo Doglio, hotel di lusso nel centro di Cagliari.

LA VERSILIA

Ma oltre alla Sardegna, i russi puntano anche sul più noto tratto di costa della Toscana: la Versilia e in particolare Forte dei Marmi, dove da frequentatori di hotel, locali notturni e negozi di lusso, sono diventati imprenditori, soprattutto nel campo dell’ospitalità. Dopo aver acquistato l’Hotel Tirreno a dicembre 2020, Vitaly Bezrrodnykh, imprenditore russo, tramite una società off-shore delle Bahamas starebbe per concludere l’acquisizione del Bagno Royal.

La Toscana però non è solo mare e gli investimenti russi non si limitano solo a hotel di lusso e storici stabilimenti balneari. A Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, l’azienda vinicola “Fattoria dell’Aiola” nel 2012 passò dagli eredi di Giovanni Malagodi, ex presidente del Partito Liberale Italiano, ad alcuni acquirenti russi. Due i soci della società (che ha un capitale sociale di 3.816.301 euro): la Dockell Ltd di Cipro ed Eliseev Ilya. Secondo Aleksej Navalnyj, dietro la Dockell di Cipro, si cela l’ex primo ministro russo Medvedev. Sarebbe una delle tantissime proprietà riconducibili alla sua figura, ma intestate a prestanome.

LE BARCHE DI LUSSO

A rischio ci sono anche i panfili sparsi in diversi porti italiani posseduti dai miliardari russi. Tra questi, il quarto yacht più lungo al mondo, per un costo che si aggira intorno agli 800 milioni di euro. Si trova in Sardegna e appartiene al 69enne uzbeco Alisher Usmanov, uno degli uomini più ricchi del pianeta (con un patrimonio stimato di 22,6 miliardi di euro) e presidente della FIE, la federazione internazionale di scherma.

Quattro anni fa, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Arzachena e, nel 2020, ha donato alla Regione Sardegna mezzo milione di euro per combattere il coronavirus. Nel mirino degli inquirenti è finito anche lo yacht “Scheherazade” a Massa Carrara. Secondo alcuni giornalisti del New York Time appartiene a Vladimir Putin. Il dubbio è stato chiarito da The Italian Sea Group, operatore globale della nautica di lusso con sede a Marina di Carrara, secondo cui il natante “non è riconducibile alla proprietà del presidente russo”. Chi sia il proprietario, però, non è stato ancora comunicato.

NON SOLO TURISMO…

Da turisti a investitori. È il percorso che hanno fatto i miliardari russi in Italia in questi ultimi anni, in particolar modo prima dello scoppio della pandemia. Se una volta la Penisola era la meta prescelta per vacanze extra lusso, le bellezze del nostro Paese hanno attirato l’attenzione di uomini d’affari da Mosca e dintorni, che hanno così deciso di investire cifre importanti, in particolare nel settore immobiliare e alberghiero. Luoghi preferiti: la Sardegna e la Versilia.

Ma c’è anche la Sicilia, in particolare Priolo Gargallo, dove si trova la raffineria Isab, partecipata al 100% dalla Litasco S.A., la “finestra sul mondo” di Lukoil, quest’ultima la più grande compagnia petrolifera russa. A rischio ci sono 3mila posti di lavoro. Il gigante russo è stato la prima compagnia nazionale russa ad opporsi all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. «Sosteniamo una rapida fine del conflitto armato e sosteniamo pienamente la sua risoluzione attraverso un processo di negoziazione e mezzi diplomatici», ha affermato Lukoil. Nelle scorse settimane si vociferava anche una possibile vendita degli impianti siciliani alla Equinor, la maggiore compagnia di petrolio della Norvegia. Un altro settore che ha vinto l’attenzione dei russi è quello vitivinicolo. Due gli investimenti in altrettante aziende: una nella zona del Valpolicella, l’altra nelle Colline Unesco del Prosecco Docg. Mosca è presente anche a Oppeano, dove la società russa Nlmk possiede un’acciaieria.

LE DIMORE STORICHE

Ma i soldi provenienti dalla Russia sono serviti anche per appropriarsi di alcune simboli storici di Venezia, come Palazzo Barbarigo in campo San Vio, Vac Foundation alle Zattere e i negozi di Piazza S. Marco. E ancora, tre gli investimenti per gli oligarchi russi Evgeny Lebedev e Andrei Yakunin, entrambi figli di ex militari del Kgb vicini a Putin. Il primo ha acquistato il castello Procopio, situato sopra il paesino di Migiana sul Monte Tezio e Palazzo Terranova a Ronti, vicino a Perugia. Il secondo, sempre vicino alla città umbra, ha investito sull’imponente castello medievale Antognolla. In mano a imprenditori russi c’è anche Villa Tritone a Sorrento e Villa Nicolini a Sant’Agnello, in Campania.

Mario Catalano & Alessio Incerti

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FOTO: Michael Parulava, Damiano Baschiera, Karol Kaczorek, Luca Micheli da Unsplash.com