sabato, 20 Aprile 2024

Corrado Passera, fondatore e CEO di Gruppo illimity, guarda al futuro: «Puntiamo ai crediti UTP per salvare aziende e posti di lavoro»

DiAntonia Ronchei

15 Ottobre 2020 , ,

A dare forma al significato in cinese della parola “crisi” ci pensa Corrado Passera. Perché per lui questa situazione economicamente complicata, causata dalla pandemia, è davvero anche fonte di “opportunità”. «L’utilità della nostra Banca nei prossimi mesi crescerà ulteriormente», dice il fondatore e CEO di illimity, gruppo bancario ad alto tasso tecnologico nato nel 2018, con un business model innovativo e specializzato. «Qui ci occupiamo di PMI e, soprattutto, di tre cose: credito alla crescita, anche straordinaria, ai risanamenti e rilanci aziendali, e di investimento e servicing per realtà che sono andate male, ma nelle quali c’è ancora un potenziale da valorizzare».

Tutte situazioni molto comuni oggi e voi siete nati proprio con la filosofia di far fronte anche ai crediti deteriorati

«Questa è una delle ragioni per cui stiamo passando attraverso questa situazione complicata abbastanza agevolmente. Ci sono diverse categorie di crediti deteriorati corporate e per ciascuna abbiamo costruito specifici modelli di servizio. Una parte che inevitabilmente crescerà molto nei prossimi mesi, dopo la fine delle misure di emergenza saranno i cosiddetti UTP, crediti di aziende che sono ancora vive e funzionanti, ma che hanno difficoltà a far fronte ai propri impegni. Questo è un settore importante, al quale sono legati tantissimi posti di lavoro e investimenti, ma che spesso viene sottovalutato e abbinato al mondo delle sofferenze e di NPL in liquidazione. Dobbiamo invece dargli specifica attenzione perché, in molti casi, comprende aziende che possono essere risanate e rilanciate, ma che devono essere seguite in modo particolare sul fronte bancario».

Per questo state realizzando anche dei progetti dedicati

«Sì, la nostra SGR ha creato un primo fondo per offrire alle banche che lo desiderano di apportare – e non cedere semplicemente – i loro UTP, partecipando così alla rivalutazione degli asset che ci danno in gestione».

Avete chiuso il primo semestre del 2020 con un utile netto di 15 milioni di euro – valore triplicato rispetto al risultato di 4,5 milioni dei primi tre mesi dell’esercizio – e i crediti verso la clientela e gli investimenti sono saliti a 1,8 miliardi di euro rispetto agli 0,8 del 30 giugno 2019. Qual è il campo che vi impegna maggiormente?

«Operiamo solo dove abbiamo in casa una specifica competenza e si tratta soprattutto di settori manifatturieri. Non siamo presenti, per esempio, nel campo degli sviluppi immobiliari. Le nostre due Divisioni – SME e Distressed Credit – stanno crescendo, la seconda a una velocità superiore della prima…».

Nel manifatturiero avete per le mani operazioni di reshoring?

«Il Covid-19 accelererà sicuramente il processo, già in corso da parte di molte aziende occidentali, volto a semplificare e a rendere più affidabili le loro supply chains. Ma se vogliamo sfruttare fino in fondo questo trend, come Paese dobbiamo aumentare la nostra attrattività e la produttività di sistema».

In che modo?

«È il momento di mettere in campo incentivi molto robusti e utilizzare, dovunque possibile, leggi esistenti per gli imprenditori che investono in ricerca e innovazione sulla falsariga di Industria 4.0. Altro incentivo forte dovrebbe essere destinato alle imprese che aumentano l’occupazione e, qui, il meccanismo utilizzabile e già rodato è quello dell’apprendistato. È una legge molto efficace applicabile però fino ai 29 anni di età, limite che andrebbe eliminato perché il mondo del lavoro sarà maggiormente composto da persone che devono formarsi e reinserirsi più volte nel corso della vita. Un’altra legge da finanziare fortemente è l’ACE, che premia le realtà che aumentano il proprio patrimonio. Dato che una delle debolezze strutturali dell’Italia è la dimensione limitata delle aziende è il momento di incentivare fiscalmente le aggregazioni».

In questa direzione voi avete appena fatto un passo importante: una joint venture con il Gruppo Sella per Hype, la fintech leader sul mercato italiano per servizi finanziari innovativi forniti da operatori non bancari, che dagli attuali 1,3 milioni di clienti punta a superare i 3 milioni nei prossimi anni

«Il mondo dell’open banking è fatto sia di banche dirette, come noi, sia di fintech non bancarie, che vanno a servire uno strato importante di consumatori dove Hype è già oggi quella di maggior successo. La combinazione di Hype e del progetto che illimity stava per lanciare proprio in questo settore consoliderà una forte leadership di mercato in termini di offerta e di competenze. La “nuova” Hype potrebbe effettivamente costituire un benchmark di livello europeo».

A proposito di matrimoni tra aziende, lei è stato protagonista di quello tra i due istituti di credito San Paolo e Intesa nel 2006. Come vede la recente acquisizione – discussa – di Ubi da parte di Intesa?

«Nei settori come quello bancario, dove in questo momento ci sono grandi cambiamenti in corso, le due possibili risposte sono il consolidamento – per avere una dimensione tale da poter competere a livello anche europeo – come ha fatto con successo IntesaSanpaolo, oppure la specializzazione, come nel nostro caso».

Ministro delle Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Monti, tra il 2011 e il 2013: lei che conosce la macchina governativa dall’interno, che opinione si è fatto sulla possibile gestione dei soldi che arriveranno dall’Europa con Recovery fund, Sure e anche dal Mes?

«È un’occasione storica, che nessun Governo e nessun Parlamento hanno mai avuto. Dobbiamo fare attenzione a investire queste risorse in ambiti che creino sviluppo, privati e pubblici. Tra questi ultimi le infrastrutture sono centrali: fisiche – ferrovie tra le priorità -; digitali – la rete unica di banda larga va nella direzione giusta -; energetiche – accelerare la transizione. Poi servono riforme nei settori più importanti del nostro Paese, che sono rimasti indietro: l’istruzione, la giustizia, la burocrazia e il welfare, che è il più urgente. La situazione economica di moltissime famiglie andrà peggiorando e serve agire sulla revisione delle politiche per il contrasto alla povertà, coordinando le iniziative comunali, regionali e nazionali. Stessa urgenza sulla revisione degli ammortizzatori sociali. E poi la sanità, che ha mostrato debolezze gravi negli ultimi mesi. Serve una visione sistemica per gestire le emergenze, ridisegnando contemporaneamente buona parte del Paese».

Direttore de il Bollettino dal 2020, giornalista dal 1998. Dopo esperienze nel campo musicale e culturale, mi sono occupata di attualità, politica ed economia in radio, tv e carta stampata. Oggi dirigo un giornale storico, del quale ho fatto un completo restyling e che vede coinvolta una redazione dinamica e capace: ho la stessa passione del primo giorno, ma con un po’ di esperienza in più.