giovedì, 25 Aprile 2024

Mario Amabile, investment specialist di Pictet Asset Management: «Dai criteri ESG benefici al profilo di rischio/rendimento»

DiRedazione

12 Novembre 2020

Non è solo una questione etica. Per Mario Amabile, investment specialist di Pictet Asset Management, la finanza sostenibile è «semplicemente la strada giusta da intraprendere». Ma l’idea è che l’inserimento di fattori ESG in portafoglio comporti un valore aggiunto: «Quando l’integrazione è sostanziale e non solo formale porta benefici evidenti: prendere in considerazione fattori aggiuntivi oltre a quelli strettamente finanziari consente innanzitutto di ridurre il rischio degli investimenti – dice Amabile – basti pensare che, secondo una ricerca ECPI, il 78% delle aziende investment grade fallite tra il 2008 e il 2017 non avrebbe superato una selezione basata su questi criteri». Nella visione del gruppo, tra i primi firmatari dei Principi di investimento responsabile dell’Onu, le considerazioni di carattere ambientale, sociale e di governance apportano benefici tangibili al profilo di rischio/rendimento: Pictet ha lanciato il suo primo fondo SRI nel 1999, in un periodo in cui l’attenzione degli investitori era focalizzata sui titoli tecnologici e in piena bolla dot.com, ed è ora la prima società estera in Italia per investimenti socialmente responsabili (dati Assogestioni).

Fonte: Pictet Asset Management

Quali i vantaggi in termini di rendimenti?

«In un mondo in cui consumatori e regolatori prestano sempre più attenzione al comportamento delle aziende nei confronti di ambiente e società, anche i mercati finanziari sono destinati a premiare le società più virtuose. Una selezione che integra appieno gli elementi ESG consente pertanto di individuare le aziende vincitrici, quelle che mostrano una migliore preparazione e adattabilità al Megatrend della sostenibilità. Non è un caso se, anche in un anno complicato come questo, l’indice S&P 500 ESG sovraperforma il corrispettivo normale S&P 500 di oltre due punti percentuali».

Perché secondo lei esistono pareri discordanti?

«Credo siano retaggi del passato: chi è rimasto ancora ai vecchi paradigmi, può far fatica a riconoscere il valore di un approccio ESG. Al di là delle considerazioni per certi versi ‘etiche’, questi criteri sono in grado di migliorare notevolmente i risultati degli investimenti, come dimostrato da numerosi studi. C’è però un fattore da tenere in considerazione: l’integrazione dei fattori ESG non deve essere solamente superficiale, al fine di cavalcare un potente trend del settore del risparmio gestito, ma effettiva, ossia in grado di determinare fino in fondo le scelte di investimento».

Come si misura invece l’impatto su ambiente, società e governance?

«In Pictet utilizziamo il modello dei Limiti Planetari dello Stockholm Resilience Centre: individua nove dimensioni essenziali per una biosfera stabile definendo per ciascuna un limite ‘sicuro’, ossia un livello entro il quale si dovrebbe operare per non rischiare di provocare un danno irreversibile all’ambiente. Questo ci consente di calcolare l’impatto sugli ecosistemi andando oltre la considerazione del mero cambiamento climatico. È un approccio unico, che ci distingue dal resto del mercato. Nel misurare con questo metodo l’impronta delle aziende sull’ambiente applichiamo inoltre la Life Cycle Analysis, in modo da considerare l’intera catena del valore dall’estrazione delle materie prime all’uso dei prodotti, fino al loro smaltimento e all’eventuale recupero».

Fonte: Stockholm Resilience Centre, Pictet Asset Management