venerdì, 26 Aprile 2024

Gioielli Green DAMIANI: «È fondamentale sostenere i consumi e diminuire la tassazione fiscale»

Sommario

Reagisce alla pandemia con un cambio di rotta, il mondo del lusso e dei gioielli. Il mercato tiene, cambiano però stili di vita e modalità di acquisto e di consumo. Per questo le aziende ripensano i propri piani strategici e i modelli di business per adattarsi alle esigenze di un mercato più fluido e molto volatile. «Nel nostro settore quello che ci deve rassicurare è che il lusso rappresenta la cultura d’eccellenza, che si esprime attraverso l’alta qualità delle materie che compongono il prodotto e una competenza tecnica e artigianale unica nel suo genere», spiega Guido Grassi Damiani, Presidente dell’omonimo gruppo e Cavaliere del Lavoro.
«Da marzo dello scorso anno a oggi la situazione internazionale è stata in continua evoluzione e lo sarà certamente anche nel prossimo futuro: i cambiamenti internazionali sembrano ancora lontani dallo stabilizzarsi e non è possibile fare previsioni, sugli effettivi mutamenti della dimensione socio-culturale e su come avranno delle ripercussioni in ambito economico».

Quali sono i passi da percorrere?

«È necessario fare costantemente un’analisi globale di quanto accade dei nostri mercati per comprendere le specifiche problematicità e definire strategie di intervento mirate e puntuali. Dobbiamo definire e rivedere continuamente strategie a breve termine e localizzate per ogni singola area, che reagisce diversamente alle evoluzioni del mercato e ai fattori esogeni dell’economia. Sono fiducioso che dopo questi mesi di rallentamento ci sarà una graduale ripresa del nostro settore: secoli di storia e di grande coraggio, di arte e di grande creatività, di impresa e di grandi risultati fanno dell’Italia un Paese di straordinaria rilevanza e soprattutto ancora di grande potenziale».

Che cosa pensa del Recovery Plan?

«È fondamentale supportare la liquidità delle aziende e sostenere i consumi ma anche diminuire la tassazione fiscale a carico delle aziende e cosi far ripartire i loro investimenti. È però molto importante definire strategicamente come, in che direzione e in quali progetti specifici investire lo stanziamento previsto dal Recovery Plan. E in questo senso, devo purtroppo constatare che il nostro Paese è ancora molto indietro dall’avere una visione chiara e condivisa.

I gioielli, da sempre bene rifugio, sono ancora un buon investimento?

«Un gioiello, come quello Damiani o Salvini, una creazione Venini o un diamante Calderoni, marchio rilanciato nel 2019 e punto di riferimento per i consumatori che si avvicinano al mercato dei diamanti, sono prodotti Made in Italy d’eccellenza che rappresentano un patrimonio artistico e culturale unico nel loro genere. Ed è in virtù di questo tratto distintivo che queste creazioni aumentano il proprio valore nel tempo e grazie alla loro durevolezza possono essere donati alle prossime generazioni. È proprio in momenti come questi, dove le borse sono molto volatili e i rendimenti obbligazionari bassissimi o addirittura negativi, che possono anche rappresentare un’ottima allocazione di parte dei propri risparmi».

Qual è l’elemento chiave per il futuro?

«L’innovazione. Negli anni novanta, per esempio, mio padre ebbe l’intuizione pionieristica di scegliere personaggi del cinema come testimonial e farli fotografare da grandi fotografi: le star internazionali rendono il marchio immediatamente riconoscibile e grazie alla loro eleganza e stile. I mutamenti innovativi non sono particolarmente complessi dal punto di vista tecnologico e spesso consistono in un modo diverso di segmentare gli investimenti globali dell’azienda, ma possiedono delle caratteristiche e funzionalità completamente nuove rispetto a ciò che il mercato, a volte saturo, riesce a offrire. Le imprese che vogliono restare al vertice del proprio settore di riferimento devono innovare continuamente».

Quali sono i piani di business su cui investire?

«Lo sviluppo del digitale: segmento nel quale stiamo continuando a investire. Recentemente, con un progetto digitale su Instagram abbiamo presentato le diverse creazioni di alta gioielleria Margherita. È stata un’operazione innovativa perché il pubblico non solo ha avuto la possibilità di vedere le nuove creazioni sui social, come spesso accade, ma ha anche potuto partecipare attivamente, attraverso quiz e domande specifiche, mostrando le proprie preferenze ed esprimendo la propria opinione: il digital ha aperto al dialogo, dato il via al confronto e permesso di coltivare una passione condivisa, quella per la gioielleria».

È la sostenibilità del settore dei gioielli?

«Il dibattito sulla dimensione etica non è una moda passeggera e non deve assolutamente essere percepita come tale: è una vera e propria necessità imprescindibile nel mondo della gioielleria, alla quale tutti gli attori sono invitati a riflettere e ad agire in conformità. Per noi è sempre stato un elemento chiave dell’identità aziendale e questa tensione etica è cresciuta sempre più con lo sviluppo della nostra azienda: sono sempre stato convinto che una grande storia porta con sé una grande responsabilità imprenditoriale. Per questo motivo, la nostra azienda seleziona attentamente i propri fornitori: essi appartengono a un ristretto nucleo di aziende che rispettano il Kimberly Process, un’iniziativa internazionale volta a garantire che i profitti ricavati dal commercio di diamanti e gemme colorate non contribuiscano a finanziare guerre civili.
Proprio per questo motivo il Gruppo prevede un sistema di garanzie per assicurarsi che gli operatori di settore continuino a certificare l’origine delle pietre durante tutta la filiera, attraverso una dichiarazione di conformità. Inoltre, sempre in virtù di questa visione etica, che per noi non è mai stata una moda fugace, la nostra azienda contrasta lo sfruttamento del lavoro minorile (esigendo dai propri fornitori che nessun bambino sia utilizzato per il reperimento delle materie prime legate alla realizzazione dei gioielli e per la loro lavorazione) ma anche il lavoro nero, la concorrenza sleale e le false certificazioni».

Quali i passi deve fare il settore dei gioielli per andare in quella direzione?

«Prima di tutto la discussione. I mesi scorsi, grazie all’attenzione che il Gruppo Damiani ha da sempre riservato alla dimensione nel segmento della gioielleria, sono stato nominato Presidente del Comitato Etico di Assogemme: un’organizzazione virtuosa che ha come obiettivo quello di sensibilizzare, garantire e valorizzare l’etica, la trasparenza e il rispetto, delle persone e dell’ambiente, nel settore delle gemme. Il mio obiettivo è di continuare a garantire il dibattito su queste tematiche di responsabilità sociale ed imprenditoriale, di sensibilizzare gli attori del sistema della gioielleria».

E poi?

«L’attivismo: l’essere in prima linea. Visione etica e visione imprenditoriale non devono essere percepite come due rette parallele ma come approcci che ci consolidano e arricchiscono vicendevolmente. Un noto progetto che esprime questa nostra tensione etica è Clean Water: un programma umanitario sviluppato in collaborazione con Sharon Stone – che ha disegnato la nostra collezione Maji a supporto – che punta sull’accesso all’acqua pulita per debellare malattie mortali. Questa iniziativa ha celebrato i primi importanti risultati quando, nel novembre 2010, l’associazione no profit “Drop in the Bucket” ha ricevuto un primo assegno, garantendo la costruzione di 50 nuovi pozzi in Africa per fornire acqua pulita a più di 10.000 persone: ad oggi i pozzi aperti sono oltre 70».