giovedì, 25 Aprile 2024

Teatro, Spedaliere, San Carlo di Napoli. «Lo streaming non basta, serve riaprire»

Teatri e cinema: la speranza di riaprire. Attori, cantanti, ballerini reclamano da un anno una platea che li applauda e si emozioni con loro: un’esperienza unica che non può sostituirsi con nessun altro mezzo. «Uno studio dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nel 2020 ha evidenziato dati che mettono i brividi, numeri che evidenziano un crollo degli spettatori di circa il 90% per cinema, concerti, teatro e forti riduzioni di spesa, con punte di oltre il 70% da parte dei consumatori» dice Emmanuela Spedaliere Direttore Generale della Fondazione Teatro di San Carlo di Napoli.

Quanti spettacoli il Teatro che lei dirige ha dovuto annullare?

«Tra produzioni e rappresentazioni di opere, danza, concerti, spettacoli per le scuole e altri eventi, la cifra totale ad oggi è di 174 date annullate, 20 solo nei primi due mesi del 2021».

Si aspettava che i teatri sarebbero stati così penalizzati e per così tanti tempo?

«Il lockdown ha inizialmente disorientato tutti, ma ha è anche vero che ha stimolato e imposto nuove soluzioni, quasi sempre soddisfacenti, per sopperire alla mancanza della fruizione dal vivo: il digitale ha giocato un ruolo chiave perché ha colmato un vuoto e ha allargato la platea consentendo l’avvicinamento al mondo della cultura di nuovi spettatori, ovvero persone interessate ai contenuti, con un livello di istruzione più basso e meno abbienti e che proprio grazie alla fruizione da remoto hanno potuto superare la barriera del prezzo che li ostacolava».

Qual è la preoccupazione più grande ad oggi?

«Il tempo di attesa, il non sapere ancora quando riprenderanno le normali attività. Il vecchio governo ha preferito dare respiro ad altri settori piuttosto che al nostro. Ma voglio essere ottimista: la riapertura di teatri e musei nelle zone gialle, con il monitoraggio dei contagi e nel pieno rispetto dei protocolli, pur limitando il numero degli spettatori ci aiuterà nella ripartenza».

Cosa bisognerebbe fare secondo lei?

«Purtroppo non ci sono soluzioni immediate, la situazione è complessa e bisogna aspettare ancora e capire l’andamento della pandemia. A mio avviso nessuno è stato in grado di gestire l’emergenza sanitaria nel modo giusto».

Cosa ne pensa della versione streaming dell’arte: la piattaforma è un palliativo?

«La nostra nuova stagione è in streaming e devo dire che il pubblico del San Carlo, ha risposto positivamente alle nuove iniziative e al nuovo modo di interagire con lo spettacolo, grazie anche alle tariffe particolarmente accessibili, proprio per poter consentire la più ampia partecipazione possibile di pubblico».

Ci sono dei risultati anche in termini numerici?

«Nell’arco di primo mese di attività si è registrata una copertura di oltre 3 milioni di persone in tutto il mondo, di cui il 25% under 25, ed acquisti da parte di circa 50.000 utenti. Questi risultati fanno stimare una platea complessiva di circa 1 milione di spettatori».

Si è trattato di spettatori italiani?

«Circa il 12% delle visualizzazioni è avvenuta all’estero, con punte particolarmente interessanti in Germania, Francia e Usa. Inoltre. Grazie agli incredibili risultati dello streaming via Facebook di “Cavalleria Rusticana”, il Teatro San Carlo è stato menzionato come case history di successo nell’impiego del tool degli eventi online a pagamento da parte del popolare social medium».

Quindi lo streaming è una soluzione positiva?

«Si è rilevato un veicolo importantissimo non solo per i nostri affezionati, ma anche per coloro i quali per ragioni geografiche ed economiche, oltre che sanitarie, non avrebbero potuto sedere in platea. Si tratta quindi in un canale di fruizione in piena coerenza con la funzione sociale svolta dal teatro e che, anzi, consentirà di ampliare ulteriormente la portata e creare ulteriori strumenti per il costumer relationship management».

Quanto ancora dovremo aspettare per tornare a teatro in totale normalità?

«Spero poco, ma noi siamo pronti, eventualmente e con la calda stagione, a replicare il progetto Regione lirica 2020, che ha consentito di spostare gli spettacoli in luoghi all’aperto, nel rispetto dei protocolli per la salute e la sicurezza. Il ritorno in teatro con una programmazione d’opera “distanziata” è un esempio chiaro dell’adattamento alle esigenze del nostro tempo».

Quando tutto sarà finito sarà difficile far tornare gli spettatori in sala o il desiderio del live sarà più forte?

«Il “consumo” dal vivo di qualsiasi performance è emozionante, coinvolgente e, soprattutto per quanto riguarda il mondo del teatro, necessario; il rapporto tra pubblico e palcoscenico è un rapporto di reciproco scambio, sarebbe impossibile pensare un teatro senza spettatori, ma sarà importante rimodulare alcuni meccanismi, dove esperienza dal vivo e da remoto dovranno integrarsi sempre più. A tal proposito il Teatro di San Carlo ha già in progetto la realizzazione della piattaforma digitale San Carlo Digital Opera House, ideata in collaborazione con TIM. Quando la pandemia del Covid19 sarà sotto controllo, questa piattaforma continuerà ad operare al fianco delle produzioni in presenza, per garantire a chiunque voglia cibarsi dei capolavori della cultura italiana e non solo».