venerdì, 26 Aprile 2024

Musei. Bizzarri, Presidente Palazzo Ducale di Genova: «Chiudere il bilancio in pareggio è stato come vincere un campionato del mondo»

Riaprire teatri, cinema e musei? Come ogni industria forse sarebbe meglio tenerli chiusi e aspettare di essere in sicurezza. Nel frattempo «la priorità è ristorare chi è rimasto senza lavoro» dice Luca Bizzarri conduttore tv e presidente del Palazzo Ducale di Genova. Quella annunciata dall’ultimo DPCM sembra più che altro una data simbolica: la macchina organizzativa dello spettacolo, per ripartire, ha bisogno di tempi più lunghi e un’organizzazione che corrisponda alle nuove esigenze del comparto. «Molte strutture non credo siano in grado di riaprire. Occorre ragionare con calma e soprattutto rimborsare le classi di lavoratori che in questo anno sono rimasti a casa. Solo poi si potrà pensare alle riaperture. Secondo me non c’è fretta, anche perché avviare una programmazione a fine marzo non avrebbe senso: non è che così si lavorerà».

Il suo discorso vale anche per i cinema?

«Credo che potrebbero tentare i teatri stabili, ma non quelli privati e piccoli. Idem per i cinema: chi vorrà uscire nelle sale a capienza ridotta con un film che è costato milioni di euro? Non c’è una soluzione facile ad un problema difficile. Secondo me ci vorrebbero meno slogan e più fatti».

Tra i suoi colleghi lei è stato fortunato, ha potuto continuare a lavorare…

«Sono stato enormemente fortunato, anche se devo riconoscere che condurre un programma di intrattenimento, comico, e non avere il pubblico è stato straziante. Ma anche a quello ci si abitua, quindi le lamentele stanno a zero. Tanti i colleghi che invece non hanno potuto lavorare e non mi riferisco ai volti famosi ma a tutti quelli che molto spesso non appaiono e che sono fondamentali per la messa in scena di uno spettacolo. Forse teatri, cinema, musei, avrebbero potuto soffrire di meno nell’arco di quest’anno e proseguire nel loro lavoro rispettando i protocolli. Si sarebbe potuto fare un po’ meglio di quanto si è fatto».

Palazzo Ducale di cui è Presidente è riuscito a non subire lo stop della pandemia?

«Grazie anche all’impegno del direttore, Serena Bertolucci, siamo riusciti, con grande sacrificio, a chiudere un bilancio in pareggio che, di questi tempi, è come vincere un campionato del mondo. Ma quello che ci ha danneggiato non è la chiusura in sé, quanto il non sapere, non poter programmare, questo clima di incertezza. Palazzo Ducale ha riaperto lunedì scorso ma non vedo un futuro roseo: anche per i musei aprire e chiudere è una cosa difficile da gestire».

Il mondo dell’arte è stato preso poco e male in considerazione?

«Lo era anche prima. La pandemia ha evidenziato delle lacune nella politica e nella società che c’erano già. Il mondo dell’arte e della cultura pur essendo una delle industrie trainanti del Paese è sempre stato visto come un surplus del quale poter fare a meno. E poi si è andato incontro a contraddizioni. Negli anni ci sono state realtà sovra ed altre sotto sovvenzionate con un enorme spreco del denaro pubblico. Non si è speso poco, ma male. Questo disagio mi auguro apra gli occhi sul fatto che la cultura sia una conditio sine qua non per la condizione civile».

Ha aderito a tante iniziative messe in campo dai lavoratori dello spettacolo…

«L’unica nota positiva di questo periodo è stata la nascita di realtà come Scena Unita, l’Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo, che ha spazzato via l’individualismo: è importante sottolineare come per la prima volta attori e lavoratori dello spettacolo si siano messi insieme, abbiano creato un’associazione che li rappresenti tutti, per parlare con la stessa voce ai rappresentanti del governo».