venerdì, 26 Aprile 2024

Next Generation Liguria, Botte: «Startup e ricerca eviteranno la fuga di cervelli»

Ricerca e startup: il binomio per evitare la fuga di cervelli. Perché il talento incroci l’alta specializzazione e il lavoro senza costringere i giovani a emigrare c’è bisogno di un contenitore che inglobi tutto questo, una macro-infrastruttura in cui PMI e società di ricerca interagiscano. «L’Europa deve investire nella tecnologia per essere autonoma» dice Enrico Botte, presidente SIIT PMI e coordinatore di Next Generation Liguria, l’evento online di cui Il Bollettino è media partner, in programma il 18 marzo dalle 9.45. Il meeting (clicca qui per registrarti) sarà l’occasione per presentare il nuovo polo in cui automazione e industria 4.0, sicurezza e monitoraggio del territorio, trasporti, logistica ed energia s’incontrano. «L’obiettivo del distretto tecnologico è quello di invogliare i ricercatori italiani a non emigrare. Ormai abbiamo capito che formare giovani talenti per poi regalarli alla concorrenza non ha senso. In quest’ottica, l’Università di Genova registra già un aumento delle iscrizioni vicino all’8%. È un segnale incoraggiante: questi ragazzi hanno deciso di non andarsene. Se creiamo le condizioni, investiamo denaro, costruiamo poli di innovazione, nessun giovane vorrà più lasciare l’Italia».

In cosa consiste questo progetto?

«Abbiamo circa 40 PMI tecnologiche che potranno accedere alle strutture di ricerca. Le società avranno modo di usufruire dei risultati scientifici, lavorando a stretto contatto con l’Università di Genova, così da trasferire più velocemente le innovazioni sul mercato. Inizialmente partiranno le realtà più strutturate, ma l’obiettivo è quello di coinvolgere nel tempo fino a 250 tra startup e piccole medio imprese».

Dallo scoppio della pandemia abbiamo notato il balzo dei titoli tech sul mercato, che ora però attraversano una fase di instabilità. Potrebbe essere un problema per il settore?

«Sui mercati c’è stata forse la sopravvalutazione di alcuni titoli, ma il trend rimane assolutamente positivo. Si tratta di una correzione di tipo finanziaria, non industriale e questo potrebbe essere vantaggioso. Io consiglio sempre agli startupper di guardare ai margini di cassa, non ad altro. Se si investe per innovare, la sostanza prevale sulla finanza. In questo modo si apriranno nuove opportunità anche per le imprese più piccole e, a livello internazionale, si ritornerebbe alla localizzazione dell’industria. Se l’Europa vuole l’autonomia tecnologica, questo non può che far bene alle nostre aziende. Nella stessa direzione si muove il Next Generation Eu, motivo per cui le infrastrutture di ricerca probabilmente troveranno una loro linea di finanziamento all’interno del programma».