venerdì, 26 Aprile 2024

VOLA LA PET ECONOMY, MA PESA IL CARICO FISCALE

DiRedazione

15 Giugno 2021 , ,

Boom della pet economy in Italia: durante il lockdown l’e-commerce ha segnato un +140%. «Il 2020 ha confermato l’andamento positivo del mercato italiano dei settori food e care. In un momento drammatico come questo, il ruolo degli animali da compagnia in famiglia è diventato ancora più di supporto, come testimonia l’attenzione degli italiani all’alimentazione e benessere dei loro pet, elementi essenziali per la loro cura», spiega Gianmarco Ferrari, Presidente di Assalco, Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia – che riunisce le principali aziende dei settori pet food & care che operano in Italia. A livello europeo – che aderisce a FEDIAF, the European Pet Food Industry Federation.

C’è un “ma”…

«Sì, poiché il pet food e le prestazioni veterinarie sono a tutti gli effetti prodotti e servizi essenziali per i proprietari degli animali d’affezione, torniamo a sollecitare una riflessione sulla possibilità di alleggerire il carico fiscale che grava sulle famiglie. Oggi nel nostro Paese gli alimenti per gli animali da compagnia e le prestazioni veterinarie sono gravati da un’aliquota IVA al 22%, al pari di un bene di lusso. In altri Paesi come la Germania, tenuto conto del ruolo sociale dei pet, l’aliquota IVA sugli alimenti per animali d’affezione è al 7%, meno di un terzo di quella italiana. Auspichiamo quindi la ricollocazione degli alimenti per gli animali da compagnia e delle prestazioni veterinarie nello scaglione IVA agevolata al 10%.
Registriamo anche per il 2020 un andamento positivo del mercato italiano del pet food, cresciuto sia in termini di valore (+4,2% rispetto al 2019) sia di volumi (+2%), con un giro d’affari complessivo ben oltre i 2 miliardi di euro. I dati rilevati da IRI vedono, inoltre, in crescita anche il comparto degli accessori per la cura e la gestione quotidiana dei pet, all’interno del quale troviamo prodotti per l’igiene, i giochi, i guinzagli, le cucce, le ciotole, le voliere, gli acquari, le tartarughiere e l’utensileria varia».

Quanto vale invece oggi il mercato del pet care in Italia?

«72,8 milioni di euro, realizzando nel 2020 un incremento a valore del 2,3% e a volume del 6,7% rispetto al 2019. Complice la pandemia, gli animali da compagnia hanno assunto un ruolo sempre più importante nelle famiglie, in cui oggi vivono oltre 60 milioni di esemplari tra cani, gatti, piccoli mammiferi, uccelli, pesci e tartarughe, come emerge dalle prime indicazioni della XIV edizione del Rapporto Assalco – Zoomark, che sarà presentato in occasione di Zoomark International dal 10 al 12 novembre 2021 a BolognaFiere. La manifestazione, l’unica in presenza del 2021, sarà il primo evento internazionale di riferimento per il settore dopo la forzata sospensione degli eventi causata dall’emergenza Covid-19».

Chi traina il mercato del pet food?

«L’alimentazione di cani e gatti continua a essere la voce più significativa. Nel 2020, IRI* rileva che le vendite nei principali canali di distribuzione, ovvero Grocery, Petshop tradizionali e Catene Petshop1, hanno raggiunto i 2.257 milioni di euro per un totale di 626.600 tonnellate di alimenti venduti, facendo così registrare un incremento rispettivamente del 4,2% e del 2% rispetto all’anno precedente. A questi dati si aggiungono i risultati ottenuti dai Petshop della GDO2, ovvero il nuovo format distributivo a cui hanno dato vita recentemente alcuni retail della Grande Distribuzione Organizzata, che nel 2020 hanno venduto 6.036 tonnellate di alimenti per cani e gatti, per un valore di 34,3 milioni di euro.
Nell’eterna sfida tra cane e gatto è quest’ultimo ad avere la meglio, trainando la spesa degli italiani. Gli alimenti per i felini rappresentano, infatti, il 53,2% del valore totale del mercato presso Grocery, Petshop tradizionali e Catene, per un valore poco superiore ai 1.200 milioni di euro (+5,9% rispetto al 2019). Gli alimenti per i cani rappresentano il restante 46,8% del mercato, per un valore di circa 1.057 milioni di euro, dato anch’esso in crescita rispetto al 2019 (+ 2,3%)».

Che ruolo giocano uccelli e roditori nel mercato?

«Il mercato degli alimenti per i piccoli animali da compagnia ha visto nel 2020 un fatturato di poco superiore ai 12 milioni di euro presso Ipermercati, Supermercati e punti vendita LSP (Libero Servizio Piccolo). Sono proprio gli uccelli e i roditori a farla da padrone: gli alimenti destinati agli uccelli ornamentali rappresentano il 42,1% del valore del mercato e il 50,5% dei volumi, mentre i prodotti per l’alimentazione dei roditori assorbono il 30% del valore e il 38,9% dei volumi».

E il settore igiene?

«Questo segmento di prodotti (tappetini, assorbenti igienici, salviette, shampoo, spazzole, deodoranti e altri prodotti di bellezza) si conferma il più importante con un valore di poco inferiore ai 33 milioni di euro, in crescita del 14,7% rispetto all’anno precedente. Anche il segmento dei giochi per i pet ha raggiunto dimensioni rilevanti, con un giro d’affari complessivo vicino ai 6 milioni di euro (+1,7% rispetto al 2019). Le lettiere per gatto, rilevate separatamente, nel 2020 hanno visto, presso il canale GDO, vendite per oltre 76 milioni di euro, con una crescita a valore del 3,1% rispetto all’anno precedente».

Molti settori di mercato sono in crisi per gli effetti del lockdown, il discorso vale anche per l’alimentazione degli animali da compagnia?

«Tranne alcune eccezioni, come per esempio i punti vendita nei centri commerciali nel fine settimana, i negozi del canale specializzato non hanno mai interrotto la loro attività in quanto l’alimentazione degli animali è stato da subito indicata “attività non differibile”. L’offerta dei negozi specializzati è infatti necessaria per integrare quella della GDO, in quanto tali strutture commercializzano specifici alimenti con particolari fini nutrizionali, destinati ad animali da compagnia con problemi di salute (cardiopatie, epatopatie, problemi all’apparato urinario ecc.), oltre a prodotti per l’igiene e antiparassitari specifici per la disinfezione degli animali e dell’ambiente domestico, non reperibili nella grande distribuzione nonché farmaci veterinari. In ultima istanza, è importante ricordare che nei negozi specializzati è inoltre presente una vasta scelta di prodotti necessari per il benessere degli animali diversi da cane e gatto».                                                                                                                                                                    ©

* Panel IRI Catene Petshop: rappresentativo de L’isola dei Tesori, Maxi Zoo, Croce Azzurra, Italpet, Zoo Megastore, Agrizoo2.

Arcaplanet, Fauna Food e Zoomarket sono escluse dalla rilevazione IRI.

2 Petshop GDO: superfici specializzate nella vendita di alimenti e accessori per animali ed appartenenti ad organizzazioni della GDO.  I dati contenuti nel rapporto sono relativi ad un leader panel di 86 punti vendita con insegna Amici di Casa Coop, Petstore Conad, Animali Che Passione, Joe Zampetti, Pet Elite (Selex) e Ayoka (Vegè).                                      

PET shop: aperture in vista

Buone notizie in vista: crescono le aperture di nuovi negozi, a fronte della riduzione delle cessioni di punti vendita esistenti. A lanciarsi in questa avventura sono soprattutto persone di un’età compresa tra i 40 e i 55 anni (71,6%) nelle regioni meridionali e nord occidentali. In molti proseguono l’attività di famiglia portando avanti punti vendita aperti da tempo, 63,5% in piccoli centri e il 24,7% nelle città. Il 51,4% dei pet shop è nei centri urbani, il 42,8 nelle zone più periferiche e solo il 4 nei centri commerciali. Da non sottovalutare la presenza in rete. Il 77,2% è presente sul web: la metà di essi ha un sito proprio o una pagina Facebook. L’e-commerce invece è attivo soltanto nel 12,4% di essi.©

l’andamento dei titoli del settore PET in borsa

II due grafici descrivono in due periodi diversi la performance e la volatilità delle azioni principali della Pet Economy. Dall’inizio della pandemia le performance sono, per alcuni titoli, maggiori delle volatilità; mentre così non accade se si analizzano le stesse società da inizio anno.

Matteo Vittorio Martinasso