martedì, 16 Aprile 2024

SPIAGGE: GLI AFFARI RIPRENDONO PER 30MILA IMPRESE

Stessa spiaggia stesso mare. La pensano così 9 milioni di italiani pronti a partire per le vacanze estive. Nove connazionali su 10, infatti, secondo le stime sceglieranno il nostro Paese per riposare e per aiutare l’economia nazionale a ripartire dopo un anno che a messo a dura prova tutti i settori, primo fra tutti quello del turismo. Gli stabilimenti balneari, così come già era accaduto nel 2020, sono pronti ad accoglierli per regalare loro quel benessere psicofisico di cui hanno bisogno nella massima sicurezza.
«Abbiamo registrato un calo del fatturato che oscilla tra il 40 e il 50%, a seconda delle zone, ma nonostante tutto noi imprenditori degli stabilimenti balneari siamo riusciti a resistere e questa è la nostra più grande soddisfazione, ci dà la spinta giusta per affrontare la nuova stagione», spiega Fabrizio Licordari, Presidente Nazionale di Assobalneari Confindustria. «Il vero virus che rischia di metterci in ginocchio però non si chiama Covid-19 ma direttiva Bolkestein (la 123/2006/CE, che ha l’obiettivo di promuovere la parità di professionisti e imprese nell’accesso ai mercati dell’Unione europea), perché ha messo in discussione il sistema che regola il rinnovo delle nostre concessioni».

Come può essere quantificato il numero dei lavoratori che si occupano del vostro settore?

«Parliamo di 30mila imprese che danno lavoro a 300mila persone negli stabilimenti balneari. Il 95% sono a conduzione famigliare per cui sono 30mila le famiglie che sono state messe a dura prova. La scorsa estate abbiamo iniziato una stagione al buio. Gli stabilimenti balneari non si possono aprire dall’oggi al domani, ma hanno bisogno di una programmazione ben definito. Siamo riusciti a ripartire grazie al coordinamento delle regioni e all’eccellente lavoro di Marco Scajola, coordinatore delle regioni del demanio, che si è adoperato per produrre un documento con chiare linee da seguire per poter riaprire in sicurezza».

I ristori sono stati un valido aiuto in questo anno così difficile…

«È giusto che li abbiano ottenuti i dipendenti del settore del turismo, persone che si sono trovate senza un’occupazione. Noi, nonostante il calo di fatturato, siamo riusciti a resistere comunque. Il comparto del turismo è stato tra i più colpiti se si pensa che tra 2018 e il 2019 si era passati da 41 a 44 miliardi di fatturato ma che con l’avvento del Covid-19 è avvenuta una rapida discesa. È stata stimata una perdita di ben 17 miliardi nel 2020. Ci sono settori come quelli delle discoteche o degli impianti di risalita in montagna che sono fermi da due anni. Noi degli stabilimenti balneari non abbiamo mai chiesto soldi allo Stato, ma soltanto la possibilità di poter continuare a svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto».

Quale provvedimento potrebbe esservi di aiuto?

«Chiediamo al Governo un’operazione molto semplice, a costo zero. Visto che gli stabilimenti balneari sono un’eccellenza, copiata dagli altri Paesi europei, vorremmo solo essere tutelati dalla direttiva Bolkestein. Ci sono luoghi come Santa Margherita Ligure, Forte dei Marmi o Capri che molto probabilmente fanno gola a tanti. Non si tratta infatti di eliminare le concessioni e di rendere pubbliche tutte le spiagge come in Brasile, ma di sostituire gli attuali concessionari con degli altri. Questa non è concorrenza ma sostituzione d’impresa».

Quale potrebbe essere il rischio maggiore?

«Che l’Italia faccia la stessa fine della Grecia. Con la Bolkestein le gare per le concessioni sarebbero aperte a tutti e Paesi come la Germania potrebbero approfittare della nostra attuale situazione di crisi come hanno fatto in passato con la Grecia, dove oggi la maggior parte degli aeroporti e dei siti archeologici sono in mano ai tedeschi. Non dobbiamo abbassare la guardia, ma continuare a combattere per salvaguardare i nostri diritti. Prima se ti comportavi bene pagavi le tasse il canone di concessione demaniale, non avevi procedimenti penali avevi svolto egregiamente il tuo lavoro eri gradito all’amministrazione concedente e ti veniva rinnovata sempre la concessione ma in futuro potrebbe non essere più così».

Tornando al presente che previsioni si sente di fare per la nuova stagione appena iniziata?

«Anche se siamo partiti in ritardo ci auguriamo che gli italiani confermino la tendenza dello scorso anno e scelgano di trascorrere le loro vacanze in Italia. Il Governo ha messo in atto una campagna di sensibilizzazione con molti testimonial famosi e questo è stato sicuramente un valido aiuto per noi. Non so se riusciremo a raggiungere i fatturati pre pandemia ma è presto per poter fare un bilancio».

Quali regole dovete seguire per assicurare la sicurezza ai vostri ospiti?

«Le stesse dello scorso anno. Il distanziamento tra le postazioni che dovranno essere non inferiori ai 10, 5 m², il divieto di accedere alle docce al chiuso e agli spogliatoi comuni, il tracciamento di percorsi obbligati per evitare gli assembramenti e la disposizione dei tavolini all’aperto per i momenti di convivialità e ristoro. Con queste disposizioni il numero degli ospiti è calato del 30-40%. Se in una fila prima ci stavano 20 ombrelloni ora è possibile metterne solo 15 per cui le spiagge hanno perso un terzo della loro capacità».

Queste restrizioni comporteranno anche un aumento dei prezzi?

«No. Abbiamo dato indicazione ai gestori, anche se non è un obbligo, di non alzarli. Quando i clienti sentono che il prezzo è lo stesso dello scorso anno e di due anni fa manifestano la loro gratitudine. Sono dell’avviso che non si viva solo di gratificazioni economiche ma anche morali»

Punterete sulla digitalizzazione?

«Sinceramente penso proprio di no. Si sono mosse diverse società proponendo siti e piattaforme per la gestione delle prenotazioni, ma la maggior parte dei nostri clienti è rimasta attaccata alle tradizioni e preferisce telefonare per prenotare lettino e ombrellone, privilegiando un contatto diretto con il gestore dello stabilimento balneare». ©

Matteo Vittorio Martinasso