martedì, 23 Aprile 2024

BAR E LOCALI RIPARTONO, MA IL RISCHIO ORA E’ DI VEDER AUMENTARE FISCALITÀ E TASSAZIONE

A far sorridere gli addetti ai lavori sono le aspettative. Quelle della ripartenza, trainate dalle notizie che arrivano dai mercati, sempre positive sui titoli beverage. Anche se in questo caso economia e finanza non viaggiano proprio alla stessa velocità. «Secondo i dati di una ricerca commissionata da ASSOBIBE a Nomisma, i consumi di bevande in Italia nel 2020 sono complessivamente calati dell’8,4% (-8,4% le bevande analcoliche e -8,3% quelle alcoliche), con ripercussioni importanti su un settore che conta 3.300 aziende. Numeri che si spiegano in parte con la contrazione dei consumi “fuori casa” che nel 2020 hanno fatto segnare un -35% rispetto all’anno precedente: il settore Ho.Re.Ca ha perso 34,4 mld di euro, e il saldo tra imprese nate e cessate è stato di -13.060», afferma una nota di ASSOBIBE, Associazione di CONFINDUSTRIA che rappresenta i produttori di bevande analcoliche.
«Ci aspettiamo molto dai prossimi mesi, complici la stagione estiva e gli effetti della campagna vaccinale che porteranno a un ritorno, seppur graduale e cauto, alla normalità»,  dice Giangiacomo Pierini. «Sono ancora troppe le variabili sul futuro, in uno scenario macroeconomico incerto e sul quale incombe il rischio di un calo della propensione alla spesa nel caso si andasse verso un aumento della fiscalità e della tassazione.
Ad oggi, grazie al fondamentale supporto della filiera e dei sindacati, siamo riusciti a scongiurare un pericolo che costerà alle imprese 320 milioni all’anno, secondo le stime MEF. Le aziende che costituiscono il comparto del beverage hanno bisogno di misure che espandano il mercato, non di nuove tasse che le penalizzino. Chiediamo alla politica certezze, di metterci in condizione di poter immaginare e progettare un futuro. Vogliamo lavorare a strategie condivise per la ripartenza, se ci vengono tolte le risorse per poterlo fare ci viene tolto l’ossigeno».
«In questo periodo si sono persi innumerevoli posti di lavoro, difficilmente quantificabili anche da un punto di vista qualitativo», spiega Massimo Speroni, Presidente Federazione Italiana Barman. «Molti operatori con esperienza pluriennale, si sono trovati costretti loro malgrado a trovare impieghi alternativi per poter continuare a percepire un reddito. Non solo è diventato difficile trovare personale stagionale, ma anche l’aspetto qualitativo ha subito un duro colpo».

Che cosa rischia di perdere dal punto di vista qualitativo la vostra professione?

«Il nostro lavoro è fatto di esperienza, conoscenze, competenze e l’improvvisazione degli addetti diventa un problema, anche in termini di salute. La somministrazione alcolica rappresenta infatti un potenziale rischio e pertanto Federazione Italiana Barman vorrebbe l’istituzione di un Patentino Nazionale che attesti le competenze degli addetti alla somministrazione, con una paga sindacale congrua a tali competenze riconosciute. Proprio per questo Federazione Italiana Barman sta già svolgendo azione formativa all’interno delle scuole alberghiere, corsi di formazione qualificanti e campagne di sensibilizzazione sul bere consapevole».

I ristori vi hanno aiutato?

«Purtroppo sono stati in gran parte insufficienti ad arginare le perdite economiche sostenute dalle attività del settore, che comunque hanno dovuto continuare a sostenere i costi fissi che influiscono in larga misura sul bilancio delle nostre aziende. Il nostro mondo si è sempre sostenuto con idee, sviluppo, innovazioni e attenzione alle nuove tendenze ed una politica di puro sostegno, per altro inefficace e inadeguata ha portato allo sgretolamento dell’intero sistema già in crisi.
Come se non bastasse gli affitti in certe aree, specialmente quelle turistiche, rappresentano gran parte dei costi fissi che le nostre aziende si trovano a dover fronteggiare e gran parte dei proprietari invece di andare incontro a tali problematiche hanno preteso tutto ciò che gli spettava da contratto, sperando in alcuni casi di avere la motivazione per poter procedere a una disdetta, per poter ricontrattare con nuovi investitori, magari multinazionali, nuove condizioni più vantaggiose. Tutto questo a discapito di attività individuali o piccole realtà storiche a carattere familiare. Si è disintegrato così un sistema basato sulla passione e l’amore per il proprio lavoro in molti casi creato e portato avanti da generazioni e generazioni».

Senza gli aiuti necessari molte strutture rischiano di non poter riaprire…

«Questo rappresenterebbe una perdita non solo economica ma anche di una potenziale mancanza di aggregazione nel tessuto sociale, di cura del territorio e di punti di incontro fondamentali nello strato sociale del nostro Paese. Le Regioni sono state colpite duramente in modo trasversale, ma mentre nelle aree turistiche la ripresa sarà più rapida, in quelle rurali si rischia che non vi sia affatto. Sicuramente ci aspettiamo momenti ancora difficili e non riteniamo che tutto questo sia definitivamente finito, ma la nostra predisposizione professionale ci porta a pensare positivo, organizzare nuove soluzioni, studiare modifiche. Un miglioramento qualitativo degli addetti, anche attraverso corsi professionali e professionalizzanti rappresenti un punto di partenza per il futuro, in modo da poter svolgere servizi qualitativamente migliori e più attrattivi. Si può ripartire solo dalla qualità».       © M.M

IN BORSA: GLI ALCOLICI VOLANO, BENE ANCHE COCA COLA

Da Gennaio 2021 con l’avvento dei vaccini che hanno portato a graduali riaperture e aumenti dei consumi si nota come l’andamento dei titoli di Beverage sia in costante salita come evidenziato dal più generico FTSE ITALIA ALL SHARE FOOD & BEVERAGE INDEX (FTITLMS4510) che mostra un aumento del valore del titolo in Borsa Italiana di 28.000 € fino a raggiungere i 128.000 € di massimo presente negli ultimi 6 mesi. Dallo scoppio della pandemia si osserva una crescita dell’82,86% partendo da un minimo di 70.000€ riuscendo a raggiungere il valore massimo pre-COVID-19 ad Agosto 2020, pareggiando il valore di 90.000€ ottenuto ad Aprile 2019.      
Andando nel dettaglio si differenziano i comportamenti dei titoli di alcolici e analcolici: Coca Cola HBC quotata a LSE come CCH mostra performance stabili nell’ultimo mese, mentre in un orizzonte temporale più ampio si vede come negli ultimi 365 giorni la crescita sia stata decisa con un punto di partenza di 1983,5 dollari fino alle oltre 2600 del Luglio 2021. Il gruppo Campari (CPR) quotato a Milano registra una performance altalenante nell’ultimo mese con una relativa costanza e un range finale positivo al di sotto del valore di 0,80 €, ovvero 7,023 punti percentuali. A 6 mesi il titolo è in ascesa con una partenza a 8,678€ di Gennaio 2021 fino agli odierni 11,32€.
Il secondo produttore di Vodka in Europa Stock Spirits Group PLC (STCK a Londra) mostra una decrescita negli ultimi 3 mesi, ma con uno sguardo all’ultimo anno si vede come ci sia stata una crescita costante a partire da Novembre 2020 per poi stabilizzarsi dopo Gennaio 2021. In generale si segnala l’aumento del consumo di bevande a basso contenuto alcolico dallo scoppio della pandemia e si stima un aumento del valore del mercato entro il 2024 del 400%. ©

Matteo Vittorio Martinasso