Partecipare attivamente al cambiamento in atto. È questo l’obiettivo che guida oggi il settore finanziaro, sull’onda delle esigenze emerse con la pandemia. Più attenzione alla sostenibilità e alle reali necessità quotidiane, non solo nei gesti personali ma anche nella scelta degli investimenti futuri. «Sono mesi molto importanti per il nostro Paese e per l’Europa. Ci sono tante risorse finanziarie da allocare per accompagnare altrettanti processi industriali che si stanno riorganizzando per avere, nel tempo, uno sviluppo economico più sostenibile», dice Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni. «L’industria del risparmio gestito in questo ha una grande responsabilità: veicolare il risparmio privato verso l’economia reale e sostenere queste transizioni».
E sui mercati finanziari?
«L’attuale posizionamento delle banche centrali sembra sia indirizzato a ottenere una crescita dell’inflazione a livelli più vicini alla normalità, più alti della media degli ultimi anni».
Quindi che cosa si rischia?
«Un’erosione di tutti quei capitali lasciati fermi in strumenti come conti corrente o depositi che non offrono alcuna prospettiva di rendimento. Con attenzione al profilo di rischio di ognuno, investire la liquidità in eccesso rispetto a quella detenuta per comprensibili scopi prudenziali significa guardare al proprio futuro e rendere raggiungibili quegli obiettivi di vita che comportano una spesa economica. Per farlo la soluzione migliore è affidarsi al supporto professionale delle società del risparmio gestito e dei consulenti finanziari».
E in base ai dati che avete oggi in mano, sarà un 2022 cauto o di ripresa?
«Non è nostra consuetudine fare previsioni ma l’auspicio di tutti è che nel 2022 l’economia continui a crescere. Esistono delle incognite con cui la ripresa dovrà fare i conti, tra cui i rischi legati alla diffusione delle varianti del Covid-19 e un’inflazione superiore a quella attesa dagli operatori finanziari».
I conti degli italiani sono cresciuti durante la pandemia, mantenere i risparmi in banca non genera alcun rendimento ma, malgrado la maggior liquidità, a frenare gli investimenti è la paura e la poca conoscenza in ambito finanziario. La diffidenza verso il mercato è causata dalla complessità del sistema o dall’incompetenza degli investitori?
«Le cause della diffidenza possono essere molte ma in sostanza è ciò che non si conosce e che non si sa come affrontare che crea paura e diffidenza. Inoltre, sappiamo che la risonanza degli eventi negativi è più ampia di quella delle esperienze positive, che pure rappresentano la stragrande maggioranza dei casi. La complessità del sistema è indubbia ma in parte non è eliminabile proprio perché è una conseguenza dell’elevato numero di opportunità che rappresentano anche una ricchezza per gli investitori. Bisogna ricordare il grande lavoro che autorità e associazioni di categoria stanno facendo da tempo per mettere in condizione gli investitori di comprendere sempre più facilmente i diversi prodotti e avere le informazioni essenziali per utilizzarli nel modo corretto. Senza dubbio, infine, è fondamentale lavorare per una maggiore diffusione dell’educazione finanziaria. Un compito, che l’industria del risparmio gestito e in particolare Assogestioni ha sempre sentito, con grande senso istituzionale, come un dovere. Per questo motivo le iniziative che schieriamo in materia di educazione, trasparenza e accesso a strumenti di formazione sono una delle nostre principali direttrici di sviluppo».
«Investendo bene, rispettando una logica di diversificazione, noi finanziamo anche l’economia e le attività produttive; queste generano nuova ricchezza che, nel giusto orizzonte temporale, ci viene restituita come rendimento»: parole sue. In pratica investire è come alimentare una grande industria…
«Un elemento importante di sviluppo dell’industria del risparmio gestito è legato al ruolo di ponte tra il risparmio privato e l’economia reale. Oggi assistiamo a uno sviluppo accelerato di tecnologie e di trasformazione rilevanti in diversi settori dovuto anche al rispetto di ambiziosi target ambientali. Essere a fianco e a supporto dei protagonisti di questi cambiamenti porta un beneficio ai nostri risparmiatori e alla crescita delle imprese. Lo facciamo grazie a strumenti come i Pir, i Piani Individuali di Risparmio, e con i Pir Alternativi che per costruzione hanno un orizzonte temporale ancora più adatto a questa tipologia di investimenti. Il tema del finanziamento verso l’economia reale, sia a livello di imprese sia per quanto concerne le infrastrutture, assume ancor più significato nell’ottica della ripresa economica post Covid-19. Mettere al lavoro la liquidità in eccesso sarà infatti fondamentale, sia per non perdere potere di acquisto sia per sostenere le misure di supporto all’economia messe in atto dal Governo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Anche per trasferire questo concetto il ruolo dei consulenti, affiancati dalle società di gestione del risparmio, è fondamentale».
La Cina è al primo posto nelle preferenze dei gestori. Ma questi guardano anche ad altre aree, come Russia e Cile, produttori di materie prime, e ad Angola, Vietnam ed Egitto. Di contro molti Paesi emergenti sono anche quelli più a rischio “sostenibilità”: spinti dall’onda del Covid-19 oggi però gli investimenti “green” sono i più apprezzati, come gestire questa situazione?
«La sostenibilità è uno dei temi portanti di questa edizione del Salone del Risparmio, rappresenta forse la più grande sfida che ha di fronte la società globale e il risparmio gestito è chiamato a farsi acceleratore del cambiamento. Con il progressivo aumento della sensibilità e dell’attenzione degli investitori su questo tema, è naturale domandarsi come ci si assicura che un prodotto finanziario – descritto come sostenibile – lo sia effettivamente. L’Unione europea è intervenuta con l’obiettivo di fare chiarezza e guidare questo percorso introducendo il Regolamento SFDR. Gli investitori avranno così a disposizione informazioni più fruibili e confrontabili sulle opportunità di investimento, che tengano conto degli impatti sull’ambiente e sulla società. Inoltre, la Commissione europea ha disegnato una specifica tassonomia, ovvero criteri condivisi che identificano le attività economiche ecosostenibili, rispettose dell’ambiente e del clima. In questo modo i prodotti finanziari sono più trasparenti e tutto ciò aiuta a orientare i risparmi verso le aziende virtuose.
Tra gli obiettivi sui quali Assogestioni sembra puntare c’è il dialogo in tema di governance tra investitori e società: come procede questa mission?
«L’esperienza fatta nel corso degli ultimi anni e la stessa evoluzione della normativa hanno spinto Assogestioni a riflettere sulle modalità di fare engagement con gli emittenti. Questo lavoro, ha portato alla stesura del framework dell’Italian Shareholder Director Exchange (I-SDX), presentato a fine luglio. Un lavoro che va nella direzione di rafforzare il dialogo continuativo tra società e investitori, definendo un insieme di principi per supportare investitori ed emittenti nell’organizzazione pratica di incontri previsti dalla normativa SRD2. Riteniamo che il coinvolgimento degli investitori nel governo societario degli emittenti sia un valore fondamentale da preservare. Ma soprattutto vogliamo che sia prevista l’interazione diretta con tutti gli amministratori, perché ciò favorisce un innalzamento della qualità della governance societaria». ©