giovedì, 25 Aprile 2024

LEGGE SULLA CONCORRENZA, I BALNEARI AL RIPARO (PER ORA)

Il settore balneare tira un sospiro di sollievo, ma non è detta l’ultima parola. Il disegno di legge sulla concorrenza presentato al consiglio dei ministri non tratta il tema delle concessioni balneari. «Esprimiamo soddisfazione per essere riusciti a fare comprendere al Governo, attraverso i parlamentari che si sono sempre occupati della questione, che mettere in discussione la proroga delle concessioni al 2033 in questo momento sarebbe stato un errore gravissimo soprattutto in termini di prospettive per una ripresa economica del Paese e del Turismo in particolare» dice Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari Italia-Confindustria. L’iter della questione però non è ancora terminato, visto che nei prossimi giorni dovrà arrivare il pronunciamento del consiglio di stato che confermi il termine al 2033. E anche se a questo punto un pronunciamento favorevole è quello che ci si aspetta, difficilmente la faccenda finirà qui. Negli scorsi mesi sono state diverse le voci che si sono levate a chiedere una revisione della legge 145 del 2018, che aveva assegnato il termine ora messo in discussione. In testa a tutti, il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Roberto Rustichelli, che ha sottolineato «l’impenetrabilità del settore balneare all’applicazione dei principi della libera concorrenza». Tanto più che esiste una normativa europea, la cosiddetta “direttiva Bolkestein”, varata dall’omonimo commissario nel 2006, che imporrebbe la libera circolazione dei servizi: nel caso in questione, questo significherebbe che allo scadere delle concessioni esse dovrebbero essere rimesse a gara a livello europeo, senza un regime che permetta agli attuali concessionari di rinnovare in via preferenziale. La via applicata finora dall’Italia, consistente in sostanza nella proroga delle concessioni, ha causato una risposta da parte dell’Unione, che adesso chiede delle sanzioni per aver disapplicato la norma. Contro queste posizioni si schierano compatte le associazioni di settore: «l’esecutivo – sostiene ancora Licordari- oggi deve proseguire la trattativa con Bruxelles partendo dalla perfetta risposta data alla richiesta europea di messa in mora dell’Italia. Le argomentazioni per risolverla ci sono: siamo locatari di un bene e non di un servizio». Spinosa insomma la situazione, che va a gravare su uno dei settori già colpiti più fortemente dalla pandemia, rimasto finora in una pesante incertezza. «Rappresentiamo 30.000 imprese che stanno contribuendo a fare ripartire il settore economico del turismo favorendo occupazione e indotto. Ci auguriamo che quanto avvenuto oggi sia il primo passo per andare nella direzione giusta» conclude l’associazione. Quello che però è preoccupante è la decisione di rinviare ancora una volta la ricerca di una soluzione, in una condizione in cui ogni ritardo ci può costare caro.                                       ©

Marco Battistone

Twitter @M_Battistone

Linkedin @marco-battistone

Studente, da sempre appassionato di temi finanziari, approdo a Il Bollettino all’inizio del 2021. Attualmente mi occupo di banche ed esteri, nonché di una rubrica video settimanale in cui tratto temi finanziari in formato "pop".