giovedì, 25 Aprile 2024

BUSINESS SCI IN CRESCITA DEL 10%: CANTARO, FISI: «RICAVI PER 30 MILIONI DI EURO, NON SUCCEDEVA DA 20 ANNI»

 

Tiene testa alla pandemia lo sci italiano. La FISI, la Federazione Italiana Sport Invernali, evita il collasso economico grazie allo sci agonistico. Che – eccezion fatta per il 2020, quando lo stop imposto dalla prima ondata di Covid-19 fermò anche le competizioni consegnandoci Federica Brignone campionessa mondiale nella classifica generale – è riuscito ad andare avanti, nonostante le problematiche sanitarie.

La parola d’ordine sembra essere positività. Non solo legata alla speranza di poter duplicare i recenti successi sportivi, con “valanga rosa” e “valanga azzurra” lanciatissime verso il vertice e desiderose di portare nuovamente in alto lo sci italiano. Ma anche quella di continuare ad arginare uno stress finanziario che per il momento sembra spaventare solo da lontano. 

«Se analizziamo i dati specifici della federazione, ci troviamo di fronte a segnali positivi», dice Christian Cantaro, responsabile area amministrativa FISI. «Abbiamo chiuso il bilancio con ricavi per 30 milioni di euro. Non succedeva da oltre 20 anni. Lo stress finanziario forte ha avuto ripercussioni maggiori sulle nostre società e cioè i club affiliati alla federazione, che hanno però beneficiato di forti contributi sia da parte nostra sia del governo». 

Di che cifre parliamo?

«Negli ultimi due anni, quelli contraddistinti dal Covid-19, abbiamo erogato quasi 3 milioni di euro di contributi e dimezzato le affiliazioni dei nostri soci, abbattendo la quota per una percentuale superiore al 50%. Tutto questo per dare una mano alle società, che sono quasi 1200, fornendo anche tutti i dispositivi di protezione personale». 

Un risultato storico che non vedeva la luce da oltre 20 anni. Come si spiega?

«Siamo partiti dal 2012, quando la Federazione ha dovuto ripianare perdite pregresse di quasi 5 milioni di euro con un business plan approvato insieme al Coni di 8 anni. Come Federazione siamo riusciti ad attuarlo nella metà del tempo. Ovvero in appena 4 anni, e abbiamo visto crescere i nostri ricavi dal 2012 a oggi in modo progressivo. Un risultato possibile anche grazie ai numerosi sponsor che appoggiano la FISI, che ormai hanno sempre più contratti pluriennali, il che ci permette di avere una solidità economico-finanziaria importante».

Quanto contano e pesano gli sponsor sul comparto dello sci italiano? 

«La Federazione ha ricavi per sponsorizzazioni pari a più del 40% sul fatturato totale. Questo permette alla FISI di non essere considerato come ente pubblico e di riuscire a fare l’attività enorme che fa a livello agonistico, soprattutto giovanile: abbiamo 16 discipline. Le sponsorizzazioni sono estremamente importanti: ne abbiamo monitorato negli anni l’utilità e i volumi. Parliamo sempre di aziende leader nel settore che aiutano i nostri atleti non solo a livello tecnico ma anche di immagine: un apporto fondamentale che ci ha garantito successo non solo per la parte gestionale ma soprattutto sportiva». 

Quanti tesserati si contano oggi in Italia?

«Abbiamo più di 77mila tesserati, quasi tutti appartenenti al mondo dell’agoinismo, e 1300 società. Numeri in crescita del 10% rispetto all’anno precedente, nonostante la pandemia e che puntiamo a migliorare. A tal proposito abbiamo migliorato il pacchetto assicurativo per i nostri tesserati: noi stiamo facendo di tutto per tutelare chi è affiliato alla Federazione, poiché la parte assicurativa è fondamentale. Magari cercando di mantenere l’equilibrio economico finanziario, altrettanto importante. Da quest’anno i nostri tesserati hanno una copertura a 360 gradi: frutto di un investimento importante da parte nostra e che speriamo dia altrettanti risultati numerici che per il momento sono in aumento. Anche se il picco per gli sport invernali è previsto tra dicembre e gennaio. Il tutto si inserisce, ovviamente, nel pieno rispetto dei protocolli anti Covid-19».

Cè una linea guida che seguite per scongiurare quelle che sono state le chiusure che hanno contraddistinto il 2020?

«Facciamo controlli massicci non solo per i nostri atleti ma anche per tutto lo staff tecnico e dirigenziale. Questo vuol dire che le categorie mansionate si sottopongono regolarmente agli screening del caso (tampone molecolare e antigenico) anche perché l’organizzazione delle maggiori competizioni alle quali partecipiamo prevedono una rigida tabella di marcia per quanto riguarda il monitoraggio, non ultime le vaccinazioni. Tutto ciò che viene organizzato sotto l’egida della Federazione ha un controllo sanitario importante, ragion per cui anche nel 2020 le gare di Coppa del Mondo di sci si sono svolte senza particolari problemi, a parte la presenza del pubblico». 

A livello agonistico qual è l’obiettivo dell’Italia (maschile e femminile) nello sci alpino, che ha maggior seguito rispetto alle altre discipline? La vittoria di Federica Brignone in Coppa del Mondo generale è risultato duplicabile?

«Io ritengo di sì: lavoriamo tutti i giorni per questo anche se si può sempre migliorare. Abbiamo da diversi anni alcune problematiche, ma rimaniamo ugualmente ad alto livello. La speranza è sempre quella di far meglio dell’anno precedente: moltissimi giovani stanno crescendo, basti guardare agli ultimi risultati di Coppa Europa. Anche se la stagione non si è aperta nel migliore dei modo, soprattutto nello Slalom femminile, ma siamo veramente fiduciosi che si possa fare meglio. E questi anni lo dimostrano». 

Se c’è un gap a livello di risultati sportivi rispetto ad Austria e Svizzera, che magari annoverano come sport nazionale lo sci, come può essere colmato?

«A oggi non si percepisce gap nonostante la Federazione si rivolga a tantissime discipline: dallo sci alpino allo ski roll. Abbiamo i migliori atleti e i nostri tecnici sono fantastici: sono queste le ragioni che mi spingono a pensare che possiamo giocarcela con gli altri». 

A poposito di tecnici: come state gestendo la querelle con Federica Brignone che invoca un allenatore personale, ma a cui imponete lo stesso tecnico della squadra italiana femminile? Ci sono malumori che magari potrebbero inficiare le prestazioni sportive?

«La situazione è sotto controllo: in tutte le grandi famiglie ci sono “questioni” che poi vengono risolte. La Federazione lavora a stretto contatto con Federica come ha sempre fatto». 

Obiettivi futuri: dopo la Coppa del Mondo c’è Pechino 2022…

«Tappa importante: puntiamo a migliorarci rispetto all’ultima Olimpiade».

… e in termini numerici come lo traduciamo?

«Non lo traduciamo… non è questione di scaramanzia: l’Italia dello sci è un grande gruppo e sono sicuro che i nostri atleti faranno del loro meglio per portare in alto lo sci italiano».                             

Luca Maddalena                    ©