venerdì, 26 Aprile 2024

Viaggi: Il turismo dei rifugi regge il colpo della variante Omicron


Le prenotazioni dei rifugi resistono alla variante Omicron. La stagione invernale 2021/2022 soffre l’aumento dei contagi e le prospettive per le settimane bianche non sono allettanti.
«La diffusione della variante Omicron al momento non sta causando particolari disdette alle prenotazioni, la maggiore problematica è l’applicazione delle normative Italiane ai turisti stranieri che spesso, non essendo sottoposti nei propri Paesi di provenienza a simili regolamentazioni, incappano in diverse problematiche come per esempio vaccini non regolamentati in Italia e, dunque, non validi oppure l’esecuzione di tamponi ogni 48 ore», spiega Antonio Montani, vicepresidente CAI. «Spesso il turista straniero fatica nel comprendere che la norma non è relativa al singolo rifugista o a una specifica area ma all’intero sistema Nazionale, pertanto gli operatori vengono sottoposti anche a critiche di cui non hanno alcuna responsabilità».
Molti Paesi sconsigliano l’Italia come meta turistica. Quanto influirà questo sul vostro settore?
«Credo che in questo momento l’Italia sia uno dei Paesi con una situazione pandemica migliore e che possa permettere ai turisti di muoversi in sicurezza grazie alle precauzioni precedentemente prese».
Quali regole sono tenute a seguire le persone che scelgono una vacanza nei rifugi?
«Le stesse di una vacanza in hotel. Il Club Alpino Italiano non può ovviamente entrare nel merito delle regolamentazioni ma ritiene che non si potesse in alcun modo prescindere dall’applicazione delle stesse. L’applicazione di tali regole in quota può essere molto più difficoltoso ma per la salvaguardia della salute di tutti è necessario il più assoluto rispetto delle stesse. Posso dire che non ci troviamo di fronte all’applicazione sconsiderata come potrebbero essere casi oggettivi quali applicazioni di regole architettoniche di interni non applicabili in un rifugio, ma regole di sicurezza sicuramente complesse ma adattabili».
In che modo lo Stato ha aiutato il vostro settore e che cosa avrebbe dovuto fare che non è stato fatto?
«Riteniamo che tutte le manovre attualmente attuate nei confronti del nostro settore abbiano generato beneficio e speriamo che si continui a pensare alla montagna nelle dovute sedi poiché rappresenta un settore molto importante per il turismo italiano. I fondi previsti dal PNRR possono essere certamente considerati un valido aiuto per il nostro settore».
La transizione ecologica potrebbe essere di aiuto a sviluppare ulteriormente il turismo della montagna?
«Potrebbe favorire il nostro settore, ma la distribuzione di fondi deve essere fatta con coscienza, pensando a uno sviluppo sostenibile della montagna limitando quindi l’impatto di strutture architettoniche quali impianti di risalita. È necessario pensare al bene delle nostre aree interne costruendo un ventaglio turistico differenziato. Sarà necessario partire da un assioma fondamentale: la manutenzione, non solo delle infrastrutture della rete sentieristica stessa, primo grande patrimonio turistico delle aree interne che potrà generare in futuro notevole sviluppo».
Che previsioni si sente di fare per l’anno appena iniziato?
«Le notizie che arrivano in questi giorni parlano di tutt’altro che un momento di ripresa e destano molte preoccupazioni per le aree interne che vivono di solo turismo». ©