La Federal Reserve ha preparato il terreno per un rialzo dei tassi ufficiali sul dollaro. La decisione arriverà in occasione del raggiungimento della massima occupazione nel mercato del lavoro – che è in miglioramento.
Per la BCE invece l’attuale fase espansiva di politica monetaria è ancora necessaria “affinché l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% nel medio periodo”. Pertanto i tassi a breve sull’euro dovrebbero restare invariati ancora per un po’. Negli USA sono invece pronti a scattare in avanti e aumentare ulteriormente il differenziale a favore del dollaro. Ieri Goldman Sachs ha rafforzato questo scenario portando da tre a quattro la sua previsione sugli incrementi dei tassi della Fed nel 2022. Sembrano quindi esserci le condizioni affinché il dollaro si confermi protagonista anche quest’anno.
LA FORZA DEL DOLLARO E IL RUOLO DEL DIFFERENZIALE DEI TASSI
Un sondaggio condotto la scorsa settimana da Reuters tra 49 strategist del foreign exchange rivela che il sentiment è, seppur indirettamente, favorevole a un’estensione del trend favorevole al dollaro: vediamo perché. Il 64% degli strategist ritiene infatti che nei prossimi tre mesi l’elemento determinante per comprendere la direzione delle principali valute sarà il differenziale dei tassi. La percentuale di coloro che sostengono questa ipotesi è in netto rialzo rispetto al sondaggio di inizio dicembre, quando era del 41%.
Spiegare il differenziale dei tassi è abbastanza semplice. Poniamo che il tasso di interesse a tre mesi sulla valuta A sia al 2%, mentre il tasso di interesse sulla valuta B sia all’1%. È verosimile attendersi che chi detiene la valuta B la cambi con la valuta A per investire a tre mesi ricavando l’1% in più. Questi movimenti determinano un apprezzamento della valuta A nei confronti della valuta B. Al momento attuale l’euribor a 3 mesi è pari a circa -0,57% – il tasso è negativo – mentre il libor a 3 mesi sul dollaro si attesta a circa 0,24%. Osserviamo quindi un differenziale molto alto a favore del dollaro, circostanza che aumenta l’attrattività del biglietto verde nei confronti della moneta unica.
LA FED PRONTA A DARE BATTAGLIA ALL’INFLAZIONE
Il differenziale di tasso dollaro-euro, stando alle previsioni degli economisti e all’impostazione delle banche centrali, sembra quindi destinato ad aumentare, prospettando una ulteriore rivalutazione della divisa americana. A novembre l’inflazione negli USA era al 6,8%, nell’eurozona al 4,9%: la Federal Reserve è, da questo punto di vista, maggiormente sotto pressione rispetto alla BCE. Il comunicato emesso al termine dell’ultima riunione del FOMC – il comitato operativo della banca centrale americana – contiene alcune importanti novità: sono scomparsi il riferimento alla transitorietà dell’elevata inflazione attuale e all’obiettivo temporaneo di inflazione superiore al target di lungo termine del 2%. Esistono quindi le condizioni per un’estensione del rally del dollaro, valuta uscita vincente dal 2021 post-pandemia. Il dollar index ha chiuso l’anno scorso con un progresso del 6,34%. Contro l’euro ha guadagnato il 6,92%, l’11,47% contro lo yen, l’1,07% contro la sterlina, il 3,06% contro il franco svizzero. Il trend di rafforzamento del biglietto verde è evidente dopo il picco di volatilità del marzo 2020 e la flessione accusata nella seconda metà dell’anno. ©
Simone Ferradini
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