giovedì, 28 Marzo 2024

Acqua, business da 3 mld che fa i conti con la plastic tax

Il mercato dell’acqua minerale resiste alla crisi e punta ad un futuro green. L’industria delle acque minerali in Italia è ben diffusa su tutto il territorio nazionale, tra sorgenti e stabilimenti per l’imbottigliamento. Da noi operano oltre 80 aziende – fonte Acquitalia di Beverfoood.com – che gestiscono circa 140 stabilimenti di produzione di acque minerali, che imbottigliano oltre 250 marche diverse. Nella top 10 delle realtà produttive – che assorbe il 70% del totale – i primi due gruppi costituiscono da soli ben un terzo della produzione  e sono: Nestlè, proprietario di Sanpellegrino, e San Benedetto, cui fanno capo Nepi, San Benedetto, Guizza e diversi altri marchi. L’Italia costituisce il nono mercato al mondo e il terzo per l’esportazione, contando su prezzi dell’acqua al litro tra i più bassi. «L’Industria delle acque minerali imbottiglia circa 15 miliardi di litri all’anno e di questi circa 1,6 miliardi vengono esportati in tutto il mondo. Il giro d’affari dei produttori è di 2,900 miliardi di euro», spiega Ettore Fortuna, vicepresidente Mineracqua, la Federazione Italiana delle Industrie delle Acqua Minerali Naturali, delle Acque di Sorgente e delle Bevande Analcooliche. «La pandemia ha sicuramente influenzato anche il nostro settore soprattutto per i consumi “fuori casa” e, in particolare, è stata penalizzata la confezione da mezzo litro (quello più venduto nei bar, ndr.). Il canale famiglia ha invece retto bene mentre, per contro, il canale Horeca, quello dell’industria alberghiera, è ripartito da un -90% dopo il lockdown. Possiamo dire che il 2021 ha visto un ulteriore consolidamento del canale retail e un discreto recupero dell’Horeca. Ma è difficile fare una previsione in questa fase per il 2022, considerati i forti rialzi delle materie prime e dell’energia…».

Entriamo nel dettaglio

«Come abbiamo denunciato recentemente, l’aumento delle materie prime, dell’energia e dei trasporti (sia su gomma sia i noli), se non ci sarà un’inversione di tendenza a breve, penalizzerà fortemente i conti economici delle imprese nel prossimo anno. In particolare, la bolletta energetica è quasi quadruplicata. Oltre agli aumenti suddetti le imprese subiscono anche la “rarefazione” nella consegna delle materie prime e la discontinuità nei servizi di trasporto su gomma per la mancanza di autisti».

La quota di esportazione complessiva costituisce quasi il 33% del fatturato totale – 1,3 miliardi, contro i 2,5 miliardi del mercato domestico – quali sono i Paesi che prediligono le nostre acque?

«L’acqua minerale italiana per le sue qualità di purezza originaria e varietà di minerali presenti è particolarmente apprezzata all’estero, di fatto in tutti i continenti. Le nostre acque minerali, infatti, provengono da sostrati geologici diversi: dolomitici, granitici, vulcanici. L’acqua minerale italiana è oramai fermamente inserita tra i prodotti Made in Italy ed è per questo che è riconosciuta e apprezzata nel mondo, Europa compresa».

Rinviare la tassa sulla plastica al 2023 permette di tirare un sospiro di sollievo al settore?

«Il rinvio della tassa sulla plastica e anche sullo zucchero per le nostre imprese che producono bevande è certamente un sospiro di sollievo, perché nella situazione sopra descritta sarebbe stata un’ulteriore “batosta” per le imprese. Auspichiamo che il Governo accolga le considerazioni che gli abbiamo fatto pervenire in un documento ad hoc per evitare di colpire la plastica che noi utilizziamo».

Le bottiglie in PET in Italia costituiscono l’82% del mercato. L’Italia è ancora distante dalla Germania, dove il tasso di riciclo è del 95% (contro il nostro 46%) ed esiste un buon sistema di vuoto a rendere. In Danimarca è invece obbligatorio l’uso delle bottiglie in vetro: tutto ciò potrebbe comportare importanti risparmi energetici e ambientali…

«Il PET rappresenta un esempio di economia circolare: da bottiglia a bottiglia. In altre parole, da una bottiglia post-consumo, opportunamente riciclata, se ne produce un’altra e questo a tempo indeterminato. Altri beni che vengono prodotti dal Pet di bottiglie post-consumo, come il pile, utilizzato dall’industria tessile-sintetica, hanno una sola vita perché, al termine del loro utilizzo, vanno nell’inceneritore. Questo fenomeno, che tecnicamente chiamiamo downcycling, non appartiene alle nostre bottiglie».

Perché il comparto delle acque minerali può essere considerato uno dei più sostenibili dell’industria in generale?

«La nostra industria sta lavorando da più di dieci anni sulla sostenibilità. Ne è conferma la circostanza che negli ultimi dieci anni, a fronte di una crescita di consumi di circa il 30%, la quantità di plastica che immettiamo sul mercato è rimasta invariata grazie alla riduzione del peso delle bottiglie. Questa riduzione, con la conseguente immissione sul mercato di minor quantità di plastica, stimata nell’ordine del 35-40%, si è potuta realizzare grazie a massicci investimenti in tecnologia avanzata e in eco-design. Ci tengo a sottolineare questo aspetto e cioè l’attenzione che poniamo sulla sostenibilità, perché ci stiamo lavorando da più di dieci anni, da quando il tema non era ancora all’ordine del giorno mentre oggi assistiamo sempre più spesso a fenomeni di “green-washing”: molti si ammantano di sostenibilità ma solo per fini di comunicazione o marketing».

Come cambieranno il mercato gli obiettivi della Direttiva europea dell’utilizzo di PET riciclato al 25% entro il 2025 e il dispositivo del tappo attaccato dal 2024?

»Gli obblighi della Direttiva Europea di utilizzare Pet riciclato al 25% entro il 2025 e al 30% entro il 2030 ci appaiono molto ambiziosi dal momento che il nostro problema è quello di rientrare in possesso delle bottiglie post consumo da avviare al riciclo. Oggi, infatti, la larga parte del Pet riciclato proveniente dalle nostre bottiglie, va a favore dell’industria tessile-sintetica e dell’automobile. Su questo dovremo lavorare ed è una delle prossime sfide che ci attendono. Sul tappo attaccato non abbiamo problemi tecnologici, tant’è che sono già sul mercato bottiglie con tappo attaccato. Il problema che abbiamo è quello della normativa tecnica concernente la forza Newton che gli Enti di certificazione europei devono normare: se questa forza sarà quella che gli Enti preposti hanno in animo di stabilire, si verificherebbe un paradosso: dovremo aggiungere plastica! Infatti, le nostre bottiglie sono le più leggere in Europa e la forza Newton necessaria sarebbe di almeno 7/8 punti inferiore a quella che gli Enti di certificazione vorrebbero fissare».

Che previsioni si sente di fare per l’anno appena iniziato?

«È difficile se non impossibile far previsioni per l’anno appena iniziato  dal momento che non è possibile prevedere l’andamento dei costi delle materie prime, dell’inflazione e non è ancora chiaro che si tratti di una “bolla”, anche speculativa, ma è certo che il 2022 ci sembra piuttosto compromesso sotto il profilo dei ricavi».                                 ©