venerdì, 26 Aprile 2024

Pechino, le olimpiadi senza neve per rispondere alla crisi

DiRedazione

4 Febbraio 2022 ,
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Business e sport giocano da protagonisti allo stadio Nido d’Uccello di Pechino per la XXIV edizione dei Giochi Olimpici Invernali. Un appuntamento con la storia per la capitale cinese, che diventa la prima città a ospitare sia la rassegna a cinque cerchi estivi sia la sua versione invernale.

Ma la Cina, che 14 anni fa si presentava metaforicamente al mondo occidentale con lo spettacolo di luci ideato da Zhang Yimou per la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi del 2008, oggi deve fare i conti con diversi problemi: dal Covid, all’inquinamento, alla crisi economica, passando per l’assenza della neve.

NO SNOW, NO PROBLEM

L’assenza di neve naturale era in realtà altamente prevedibile; mentre in Europa si sta assegnando la Coppa del Mondo di Sci sulle Alpi – queste davvero innevate – vedere i canaloni bianchi artificiali incastrati nel paesaggio verde e marrone di Yanqing, contea che riceve solo 5 centimetri di neve all’anno, fa un certo effetto.

POLITICA E GIOCHI O GIOCHI POLITICI?

Eppure sono già dieci anni che Pechino è stata scelta come sede per questi Giochi Invernali, superando la – chiamiamola così – concorrenza della kazaka Almaty, e approfittando del forfait di Oslo. Alla prima votazione il CIO si era già espresso. Una decisione presa anche sull’onda del successo delle Olimpiadi Estive del 2008, ma che ben fotografa quali siano i criteri per l’assegnazione: più politici che sportivi, più economici che simbolici.

Del resto a Pechino accanto a Xi Jinping ci sarà Vladimir Putin, non in rappresentanza della Russia, ancora squalificata dalla sentenza WADA, ma del Comitato Olimpico Russo. Poco importa chi rappresenta, più importante la scelta di rinsaldare, con la sua presenza, l’asse russo-cinese, in un momento delicatissimo soprattutto sul fronte ucraino.

Xi Jinping ha assicurato che i Giochi d Pechino “saranno un grande successo”, ma oltre a queste incognite, rimane la questione inquinamento atmosferico: nel 2008 vennero imposti blocchi al traffico privato, non è detto che l’iniziativa non possa ripresentarsi, anche per non vanificare quelle che sono state definite dagli stessi organizzatori come “le prime Olimpiadi Carbon Neutral”. Una promessa che, se dovesse essere mantenuta, aiuterebbe anche l’immagine della Cina oltre la Grande Muraglia, visto che si tradurrebbe, secondo le stime di risparmio energetico calcolate sugli impianti e sui trasporti, in una riduzione di anidride carbonica pari all’emissione annuale di 3900 automobili.

I CINQUE CERCHI PER SUPERARE COVID-19 E CRISI ECONOMICA

On the other hand, la questione principale è rappresentata dal Covid-19, che paralizza la vita pubblica del Dragone da ormai due anni e Omicron continua a far paura: non ci sarà pubblico straniero e i cinesi potranno presenziare solo su invito, visto che non sono stati venduti biglietti. Tra i suggerimenti del governo peraltro c’è quello di limitarsi ad applaudire, senza cantare o urlare. La pandemia però non è un ostacolo solo per i tifosi e per gli atleti, sottoposti a continui controlli e praticamente reclusi in una bolla da cui non potranno mai uscire, il cosiddetto Cerchio Olimpico, ma anche per l’economia locale: la stagione sciistica è durata molto meno del previsto a causa delle nuove restrizioni imposte dal Governo, e non è stato studiato un pacchetto d’aiuti per arginare le perdite. E, si sa, le Olimpiadi sono fonte di debito, citofonare Grecia per informazioni.

SPORTWEAR CINESE IN CRESCITA COSTANTE

Eppure c’è un sotto-settore di consumo interno che cresce in maniera vertiginosa, proprio in concomitanza con l’apertura dei Giochi, ed è quello dello Sportwear: un raro caso di crescita elevata, grande dimensione del mercato interno – nel 2020 quello cinese aveva superato per la prima volta quello interno statunitense, 6,1 trilioni di dollari contro 5,6 – e rapido consolidamento, con molti brand nazionali che sono ormai concreti competitor di quelli internazionali. Secondo le stime Euromonitor questa crescita non si fermerà e supererà gli USA del 18% entro il 2025 e del 30% entro il 2030.

Ma perché l’abbigliamento sportivo cresce così tanto? Innanzitutto bisogna capire che già dal periodo pre pandemia, la Cina stava investendo – e continua a farlo – in un percorso strategico finalizzato a migliorare lo stile di vita della popolazione, con un’auspicabile ricaduta positiva sia in termini di salute pubblica sia in termini di contenimento della spesa sanitaria.

Inoltre, il tasso composto di crescita annuale, il CAGR, del settore ha toccato il 14% negli ultimi cinque anni, superiore a quella di tutti gli altri sotto-settori cinesi e anche allo sportwear a stelle e strisce che ha fatto registrare crescite a singole cifre (dati Euromonitor & company data).

L’abbigliamento sportivo quindi rappresenta un unicum che può essere spiegato, in un periodo non facile per il Paese, che attraversa una fase complessa, caratterizzata da riforme radicali che hanno generato forti impatti economici su alcuni settori e un generale rallentamento dell’economia nella seconda parte del 2021, con una sorta di riaffermazione dell’“orgoglio nazionale” per i prodotti interni.

Se quelle del 2008 erano state le Olimpiadi dell’ingresso ufficiale nel mondo occidentale, quelli di Pechino 2022 potrebbero essere i Giochi della consacrazione del Paese più popoloso al mondo. E più osservato al mondo.

Alessio Incerti

Twitter: @aleince7

Credits: Pixabay