giovedì, 28 Marzo 2024

Titoli cinesi sull’ottovolante: dopo il burrascoso 2021, i possibili scenari per il 2022

azioni cinesi

Prospettive vincenti per la Cina che, nel 2022, potrebbe sovraperformare gli altri mercati. E prospettive interessanti per gli investitori che potrebbero cogliere l’opportunità di azioni cinesi scontate. Vanno però considerati alcuni eventi, sia interni sia esterni al mercato, che hanno portato alla situazione attuale e le cui evoluzioni sono poco prevedibili.

Per il mercato azionario cinese, l’anno che si è da poco concluso è stato decisamente sopra le righe, sia in positivo sia in negativo. A inizio 2021, sull’onda dell’entusiasmo dei promettenti dati sulla ripresa dalla pandemia, il numero di società cinesi che si sono quotate negli Stati Uniti ha segnato un nuovo record. Secondo i dati Refinitiv, 34 IPO nella prima metà dell’anno. Poi, qualcosa nel mercato è cambiato, complici il persistere dell’emergenza sanitaria e normative più stringenti. Così, le azioni cinesi sono passate da beni desiderabili a buchi neri per gli investitori. Alibaba, attualmente la più grande società cinese quotata negli USA, ha perso il 52%, Didi Global Inc il 64%, Pinduoduo il 73%. E molti altri titoli sono scesi di oltre il 90%.

IL CASO DIDI, LA SEC E LA “PROSPERITÀ COMUNE”

Il primo luglio 2021, Didi Global, la risposta cinese a Uber, debutta al NYSE senza clamore mediatico. La quotazione silenziosa di un colosso da 400 miliardi di dollari di capitalizzazione spaventa il mercato (il Nasdaq cinese quel giorno perde il 2,5%), e non solo. Il giorno dopo, l’Ufficio cinese per la revisione della sicurezza informatica annuncia una Cybersecurity Review per Didi Global. E nei giorni successivi inasprisce le normative di compliance per le società cinesi quotate all’estero. Nel mese di luglio il Golden Dragon China perde complessivamente il 22%.

Oltreoceano, il 2 dicembre l’organismo regolatore dei mercati finanziari USA, la SEC, adotta l’Holding Foreign Companies Accountable Act, un insieme di norme che, a partire dal 2022, in pratica obbliga le società straniere ad aprire i loro libri contabili al controllo USA, pena l’esclusione dal mercato statunitense dopo 3 anni. Il 3 dicembre Didi Global annuncia il delisting da New York e il prossimo ingresso a Hong Kong.

Sul fronte interno, vanno considerate le politiche vincolanti messe in atto dal presidente Xi Jinping per raggiungere l’obiettivo di “prosperità comune”: riduzione del debito e delle disparità di reddito. Secondo gli analisti, ci potrà essere un aggiustamento delle normative ma la direzione non sarà invertita, perché il cambiamento dei driver economici è una priorità del governo cinese.

IL FUTURO DELLE AZIONI CINESI

Il rischio di delisting dal mercato USA potrebbe portare le aziende cinesi a considerare di spostarsi a Hong Kong, favorite dalla graduale liberalizzazione delle regole di quotazione. E molti titoli stanno già giocando d’anticipo. Se da un lato questo potrebbe mettere sotto pressione il mercato di Hong Kong, dall’altro potrebbe rafforzare la sua posizione come centro finanziario asiatico. I titoli cinesi potrebbero anche scegliere il ritorno alle A-shares nazionali. Oltre ad offrire agli investitori vantaggi in termini di diversificazione, le azioni riquotate otterrebbero un premio di valutazione più elevato, innescando un ciclo positivo che, in futuro, potrebbe portare altri titoli al ritorno in patria.

Sara Zolanetta

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Laureata in Scienze ambientali all’Università di Milano Bicocca, ho frequentato un master in Comunicazione scientifica e quello in Giornalismo della Scuola “Walter Tobagi/Ifg”. Dal 2011 sono giornalista professionista. Ho lavorato come freelance e autrice televisiva per media nazionali e internazionali. Nel 2013 mi sono trasferita in Israele come corrispondente per testate italiane. Dal 2019 insegno Linguaggio audiovisivo e Videogiornalismo alla Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” di Milano. Per il Bollettino mi occupo della redazione web e dei canali social. 📧 [email protected]