Le pressioni del rialzo dei costi si fanno sentire in tutta la catena di approvvigionamento, alimentando l’inflazione. L’Office for National Statistics (ONS) spiega che su base annua i prezzi al consumo in UK a dicembre hanno segnato una crescita del 5,4%, contro il 5,1%% di novembre: il tasso più alto dagli inizi degli anni’90. Secondo gli economisti è dovuto al rialzo dei prezzi e ai costi energetici più elevati, situazione aggravata dalla continua interruzione della catena di approvvigionamento.
I TASSI D’INTERESSE AUMENTANO
A causa dell’attuale livello di inflazione, Yael Selfin, capo economista di KPMG UK, quest’anno prevede tre aumenti dei tassi di interesse, che «rappresenterebbero un passaggio verso una politica monetaria significativamente più restrittiva».
Paul Dales, capo economista del Regno Unito presso Capital Economics, ritiene che l’inflazione aumenterà fino a quasi il 7% ad aprile quando Ofgem, l’autorità di regolamentazione dell’energia, aumenterà il suo tetto massimo predefinito per le tariffe energetiche. Se confermato, sarebbe più di tre volte l’obiettivo della BoE del 2%, che secondo Dales giustificherebbe quattro aumenti dei tassi bancari quest’anno dell’1,25%.
L’INFLUENZA DEI COSTI ENERGETICI
La maggior parte dei paesi avanzati, come il Regno Unito, sta registrando un’inflazione elevata, che riflette l’aumento dei costi energetici globali. A dicembre, l’inflazione è aumentata al ritmo più veloce dal 1982 negli Stati Uniti ed è stata la più forte dalla creazione dell’euro. Nel Regno Unito, l’indice dei prezzi al consumo dell’energia è aumentato di un tasso annuo del 26% a novembre; contribuendo per 1,5 punti percentuali al tasso annuo complessivo. Facendo inoltre, aumentare le bollette domestiche e i costi di trasporto.
LA DOMANDA SUPERA L’OFFERTA
«L’offerta di beni è stata ampiamente superata dalla domanda, con interruzioni dell’offerta che si sono aggiunte alla scarsità dei beni»; ha affermato Paul Mortimer-Lee, vicedirettore di Niesr. «Il risultato è un aumento dei prezzi delle merci». Questo è particolarmente vero per le auto usate; il cui prezzo è aumentato di oltre il 27% annuo a novembre, fornendo il suo maggiore contributo all’inflazione.
LA VARIANTE OMICRON PEGGIORA LA SITUAZIONE
Andrew Goodwin, economista di Oxford Economics, ha avvertito che l’interruzione causata dalla variante Omicron «ritarderà la rotazione della spesa dei consumatori dai beni ai servizi»; provocando «un’ulteriore pressione al rialzo sui prezzi dei beni globali nei primi mesi di quest’anno». I prezzi sono in aumento anche per i generi alimentari che, insieme ai prezzi dell’energia, hanno colpito più duramente le famiglie più povere. Poiché questi articoli rappresentano una quota maggiore della loro spesa. A fine 2021 il tasso annuo dei prezzi dei generi alimentari è più che raddoppiato, attestandosi attualmente al 2,5 per cento.
Ma anche per il settore dei servizi, dove la domanda è stata limitata dalle misure di distanziamento sociale, l’inflazione è salita al 3,3 per cento.
RITORNO ALLA “NORMALITÀ” A FINE DEL 2022
Londra sta registrando l’aumento più rapido dei prezzi e l’Irlanda del Nord il più basso. La Banca d’Inghilterra prevede che l’inflazione diminuirà “abbastanza rapidamente” dalla seconda metà del 2022; e continuerà a scendere nel 2023, quando l’affievolimento della pandemia permetterà una ristabilizzazione della catena di approvvigionamento.
Le previsioni di inflazione sono state continuamente riviste al rialzo durante lo scorso anno. Inoltre, alcuni esperti ritengono che la crescita dei prezzi potrebbe rimanere elevata più a lungo del previsto.©
Marco Castrataro
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