L’Europa è impegnata a massimizzare gli sforzi per assumere la leadership mondiale nel mercato dei semiconduttori. Tuttavia le conseguenze della guerra tra Mosca e Kiev minacciano di sconvolgere pure queste ambizioni. La sovranità tecnologica europea non ancora conseguita, è già a rischio.
IL PIANO EUROPEO PER LA PRODUZIONE DEI SEMICONDUTTORI
La competizione internazionale per l’innovazione tecnologica vedrà vincere il Paese che saprà produrre più semiconduttori. Il fabbisogno infatti nel giro di pochi anni aumenterà esponenzialmente. Attualmente si stima che il mercato globale dei semiconduttori oggi rappresenti più di 500 miliardi di euro, una cifra che dovrebbe raddoppiare entro il 2030. L’Europa al momento produce solo il 9% dei chip distribuiti sul mercato globale. Ma con l’European Chips Act si è posta l’ambizioso obiettivo di raddoppiare questa quota entro il 2030. Il dispositivo europeo comprende un pacchetto di misure specifiche che puntano a portare l’Ue in una condizione di sovranità tecnologica. Misure che comprendono investimenti nella ricerca e nella creazione di partnership internazionali. Il piano serve dunque a iniziare un percorso di autonomia in un settore in cui il 50% del mercato è rappresentato dal gigante taiwanese Tsmc. Segue il colosso coreano Samsung.
La DIPENDENZA EUROPEA DA MOSCA
Per la fabbricazione dei chip elettronici ci sono tre materiali che secondo i produttori non solo sono fondamentali, ma anche insostituibili. Parliamo del neon (gas raro), del C4F6 (composto chimico) e del palladio (metallo). La produzione mondiale di neon è quasi per la metà nelle mani di Ucraina e Russia ma non solo. Mosca è anche uno dei maggiori produttori di palladio al mondo: fornisce infatti il 37% dell’offerta globale, al secondo posto dopo il Sud Africa (40%). A questo punto, le conseguenze della guerra dipenderanno dalla disponibilità da parte di ogni produttore di chip di fonti di approvvigionamento alternative a quelle rappresentate da Russia e Ucraina.
DALLA PANDEMIA ALLA GUERRA, LA LUNGA CRISI DEI SEMICONDUTTORI
La prima «frattura» nella catena di approvvigionamento di semiconduttori si è avuta con la pandemia. A causa delle restrizioni infatti è aumentata la domanda di device elettronici, e consequenzialmente, anche quella dei semiconduttori. Lo squilibro di mercato però continua a crescere anche nell’era post-Covid tanto che l’offerta produttiva dei principali gruppi mondiali non è ancora sufficiente a coprire il fabbisogno. A questa situazione di incertezza si aggiunge ora quella legata al conflitto che con molte probabilità determinerà un mantenimento delle scorte di materie prime per un lasso di tempo sicuramente più esteso.
Marianna D’Alessio
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