giovedì, 25 Aprile 2024

Allarme carenza di Microchip: la situazione globale

Sommario
Semiconduttori

Il settore dei semiconduttori, già alle prese con una crisi nell’approvvigionamento, fatica a tenere il passo della domanda post-pandemica. La carenza di chip frena la produzione di quasi tutte le principali case automobilistiche, spingendo aziende come General Motors a chiudere interi stabilimenti.

«La spinta all’aumento della produzione è così forte che sta causando problemi nella catena di approvvigionamento ovunque, anche senza considerare l’impatto della guerra in Ucraina», dice Lita Shon-Roy, CEO di TechCet.

IL CONFLITTO IN UCRAINA AUMENTA L’INCERTEZZA

Il perdurare del conflitto e l’impossibilità di prevederne la fine, crea una situazione d’incertezza. Una crisi prolungata peggiora la carenza di microchip e i settori fortemente dipendenti da essi subiscono un pesante impatto. Tra i più colpiti il settore automobilistico, perché deve fare i conti anche con l’impatto delle materie prime sul settore delle batterie.

A seguito dell’invasione russa, sono soprattutto palladio e neon che preoccupano i produttori e gli acquirenti. Infatti, dalla Russia proviene oltre il 40% delle forniture mondiali di palladio, e l’Ucraina produce il 70% di quelle di neon.

Odessa è la sede di Cryoin, società con un ruolo primario nella produzione globale di gas neon. Rifornisce aziende in Europa, Cina, Taiwan e Giappone, ma la maggior parte di questo gas viene spedito negli Stati Uniti.

La direttrice dello sviluppo aziendale Larissa Bondarenko dichiara: «abbiamo deciso che i dipendenti debbano rimanere a casa, fino a quando la situazione non si sarà calmata, per fare in modo che tutti siano al sicuro». Il blocco della produzione di quest’azienda potrebbe causare un effetto domino a livello mondiale.

CONSEGUENZE SU U.S.A. ED EUROPA

Gli U.S.A. importano un importante fetta del proprio fabbisogno di semiconduttori da Russia e Ucraina; quindi, l’attuale conflitto contribuisce ad inasprire una situazione già critica. Rispetto all’aprile scorso, Intel ha perso oltre il 27%.

Intanto il Vecchio Continente approva l’European Chips Act. Piano d’investimento relativo alla produzione di semiconduttori, che prevede finanziamenti complessivi per 43 miliardi di euro. Lo scopo è quello di ridurre le proprie dipendenze dalle forniture estere. L’Europa ambisce a raddoppiare la quota di mercato mondiale dei chip, passando dall’attuale 9% al 20% nel 2030.

GLI EFFETTI DELLA STRATEGIA CINESE

L’Ucraina è solo uno dei molti colli di bottiglia nel settore globale dei semiconduttori. La Cina si accaparra circa il 35% del mercato dei chip, arrivando ad un volume di affari pari a 192,5 miliardi di dollari.

Nel breve termine il Paese asiatico è totalmente dipendente dalle importazioni nel settore dei semiconduttori, perché non ha la capacità produttiva per affrontare i processi più avanzati di fabbricazione di chip. Complici anche le sanzioni imposte nel settembre 2020 dal Dipartimento del Commercio statunitense.

Secondo il presidente della taiwanese Tsmc, Mark Liu, «la Cina può produrre grandi quantitativi di chip, ma non con la tecnologia più aggiornata. Sono cinque anni indietro rispetto ai nostri standard».

Questo costringe la Cina a comprarli all’esterno, con conseguente incremento della domanda ed aumento dei prezzi.

Marco Castrataro

LinkedIn @MarcoCastrataro

Twitter @CastrataroMarco

Foto:

Laureato in Economia, Diritto e Finanza d’impresa presso l’Insubria di Varese, dopo un'esperienza come consulente creditizio ed un anno trascorso a Londra, decido di dedicarmi totalmente alla mia passione: rendere la finanza semplice ed accessibile a tutti. Per Il Bollettino, oltre a gestire la rubrica “l’esperto risponde”, scrivo di finanza, crypto, energia e sostenibilità. [email protected]