sabato, 20 Aprile 2024

Games: da Tomb Raider a Super Mario, ecco chi è il fondo arabo che investe nei giochi e perché

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Videogiochi e Arabia Saudita: un binomio cui non siamo abituati ma che presto potrebbe diventare un nuovo polo del gaming mondiale. Public Investments Fund (PIF), uno dei più grandi fondi sovrani del mondo con un patrimonio stimato di oltre 620 miliardi di dollari, è entrato nel gruppo svedese Embracer, acquisendo una quota dell’8,1%, dal valore di un miliardo di dollari. Lo ha fatto tramite Savvy Gaming Group (SGG), lanciato a gennaio dal PIF, con l’obiettivo di guidare l’innovazione in settori strategici come intrattenimento, tempo libero e sport almeno fino al 2025.

Tradizionalmente, quando si pensa ai videogames, l’istinto ci porta oltreoceano, ai colossi di Stati Uniti e Canada su tutti, oppure in Estremo Oriente, in Giappone. Ora il più grande Stato arabo entra prepotentemente in gioco. Il motivo? L’Arabia vuole affrancarsi sempre più dal petrolio e per farlo sta guardando a diversi settori, transizione ecologica e turismo su tutti, ma anche il mondo videoludico, compreso quello degli e-sports, ha attirato l’attenzione dei fondi governativi.

IL RUOLO DEL PIF

«Savvy Gaming Group si è impegnato a investire pesantemente nel settore dei giochi e degli e-sport e a rafforzare materialmente la comunità globale dei giochi», ha detto l’amministratore delegato di SSG, Brian Ward. «Questo investimento in Embracer Group è un punto di partenza per un impegno a lungo termine per l’azienda. Il team di Embracer ha costruito un ecosistema davvero unico ed è leader nel settore: ci aspettiamo che continuerà a generare un enorme valore per la comunità videoludica nei prossimi anni».

STRATEGIA A LUNGO TERMINE

La partecipazione in Embracer, azienda svedese che ha consolidato il suo nome negli anni tramite la creazione di diversi giochi di successo, tra cui Tomb Raider, si inserisce quindi in una strategia più ad ampio spettro e prosegue su quella strada già tracciata qualche mese fa con l’acquisto da parte del PIF di una quota, 5,01%, di Nintendo, l’iconico gruppo giapponese di videogiochi. Secondo ciò che emerge dal Ministero delle Finanze giapponese, il Fondo avrebbe acquistato 6,5 milioni di azioni del creatore di Mario e Donkey Kong, per un valore di oltre due miliardi e mezzo di dollari. PIF ha anche acquisito partecipazioni in Nexon, Koei Tecmo e Capcom, la società creatrice, tra gli altri, della saga videoludica di Street Fighter.

Ma non si ferma qui. Oltre al Giappone, il principe ereditario Mohammed bin Salman guarda anche agli Stati Uniti, dove ha acquisito, per 3,3 miliardi di dollari, quote di Activision Blizzard, la società che ha dato vita a Call of Duty. Sul fronte e-sport, ha invece acquisito quote di FaceIt, che secondo gli analisti del Fondo, dovrebbe giocare un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi a medio e lungo temine.

Anche perché secondo il Boston Consulting Group, il consumo di giochi in Arabia Saudita, la più grande economia del mondo arabo, raggiungerà i 6,8 miliardi di dollari entro il 2030.

QUESTIONE DI IMMAGINE

Che l’Arabia Saudita sia impegnata nei videogiochi e negli e-sport è fuori discussione, così come lo è il fatto che voglia proporsi in ambito internazionale come un polo tecnologico in grado di attrarre nuovi talenti. Ma c’è anche un’altra questione sul piatto: l’Arabia è stata spesso criticata dall’Occidente per diversi motivi, carenza di diritti verso le donne e la comunità LGBT su tutti. E lo stesso principe Bin Salman è accusato di essere il mandante dell’assassinio di Jamal Kashoggi, giornalista del Washington Post.

Basteranno l’impegno sul fronte di transizione ecologica, turismo e ora del gaming per ripulirsi l’immagine agli occhi del mondo?

Alessio Incerti

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Twitter: @aleince7

Foto: Jazmin Tabuena via Canva.com